Corriere dello Sport

VLAHOVIC: SEGNO E RIDO TRA IBRA E VAN BASTEN

Nella Fiorentina è il giocatore del momento Il suo gol ha frenato l’Inter e scacciato la crisi «Quando ho battuto Handanovic non sapevo nemmeno come festeggiar­e, mi è venuto da ridere Una sensazione incredibil­e, ne voglio vivere altre»

- Di Alessandro Rialti

Quell’incredibil­e gol. Segnato a uno dei migliori portieri al mondo, che ha costretto l’Inter al pari e a dover condivider­e la testa della classifica. Un gol bellissimo, poi l’incredulit­à. E una domanda per quel ragazzino serbo: «E ora come festeggio? Mi tolgo la maglia... corro da Montella e lo sollevo verso il cielo?». La notte magica di Vlahovic, una notte da... Ibrahimovi­c, il suo idolo. Una notte per far rialzare in piedi la sua Fiorentina. E ora un po’ di tempo dentro il Centro sportivo «Davide Astori» a raccontarc­i in esclusiva propri sogni. Un "classe 2000" che non ha dubbi: «Possiamo giocarcela con chiunque, anche venerdì, contro la Roma». Senza paura. E poi, assicura, sarà battaglia per la Coppa. L’Atalanta è avvertita.

Dusan Vlahovic, che momento per lei è stato, quel minuto 92 della gara contro l’Inter? «Speciale. E’ bellissimo fare gol, ma non ha prezzo riuscirci in quel modo, contro quella squadra che fino a quel momento era in vetta alla classifica. E’ stata una rete pesante, di quelle che valgono tanto».

Le è venuto più da ridere o da piangere di gioia?

«Da ridere, è stato formidabil­e».

Dove è nata quell’esultanza? «Con grande onestà il mio primo istinto era stato quello di togliermi la maglia, si è pure visto che stavo per farlo. Ma poi ho pensato alle conseguenz­e (sarebbe arrivato un giallo inutile, ndr). Allora mi è tornato in mente quello che avevo visto fare a Memphis Depay, l’esterno sinistro olandese del Lione. E allora ho preso spunto da lui, non è che in quei momenti hai più di tanto tempo per pensare (sorride, ndr)».

Lei sa che con quel gol ha, probabilme­nte, tirato un po’ su dal ”braciere” delle polemiche Vincenzo Montella? «Onestament­e non sto a sentire quello che si dice, io penso solo che quando una squadra non vince, sulla graticola ci finiscono tutti, non solo l’allenatore. E’ tutto il gruppo a doversi mettere in discussion­e. Montella mi ha sempre sostenuto, è stato spontaneo, per me, correre verso di lui».

Da dove nasce questo legame stretto con il tecnico? «Mi è stato sempre molto vicino. Quando è arrivato a Firenze, la passata stagione, io ho ricomincia­to ad essere aggregato con continuità alla prima squadra (tra gennaio e marzo è stato in pianta stabile con la Under 19, ndr). Ho percepito fin da subito un gran sostegno, per questo posso solo ringraziar­e sia lui che il suo staff. Così come non dimentico gli altri che hanno contribuit­o a farmi arrivare qui dove sono oggi».

A chi si riferisce?

«A Bigica, il tecnico della Primavera, che mi ha accolto fin da subito (pure durante gli stage fatti da febbraio 2018 a giugno, quando poi è stato tesserato, ndr), un allenatore straordina­rio oltre che una persona eccezional­e, ma anche a tutti gli uomini del suo team».

Con la Primavera ha vinto la Coppa Italia di categoria. Adesso, c’è da dare l’assalto al tabellone per provare a prendersi la finale con i grandi.

«L’emozione provata nel sollevare quel trofeo è stata qualcosa di pazzesco. Sarebbe bello vincere, anche per il nostro presidente Commisso. Lo ha detto chiarament­e, punta ai titoli. Ci aspetta l’Atalanta e già in campionato abbiamo dimostrato di poter dare filo da torcere a tutti, anche ad una squadra ben attrezzata come loro».

Lei è l’ennesimo giovane figlio del vivaio viola. E’ felice a Firenze? «Io punto a crescere qui, non voglio mollare. La mia missione è dare gioia a questa gente, perché qui mi hanno accolto fin da subito come un re».

Lei intanto dove sta cercando di migliorare?

«Posso crescere tantissimo, non ho ancora vent’anni. Il mio piede preferito è il sinistro, voglio affinarlo sempre di più, ma cercando una progressio­ne anche nei tiri di destro. E poi, voglio riuscire a sfruttare di più la fase aerea, provando a farmi un po’ più cecchino in area ma di testa».

In effetti, fin qui, con questo fondamenta­le abbiamo visto qualcosa in primavera e basta.

«Al Partizan ho segnato di testa i miei primi tre gol (uno in campionato e due in Coppa di Serbia, ndr), poi sì, ho fatto vedere qualcosa nel settore giovanile e mi sono fermato. E’ da qui che voglio ricomincia­re».

Vlahovic non permette a Dusan di accontenta­rsi mai. Giusto? «Io voglio diventare forte. E se

«L’abbraccio a Montella? Mi è stato sempre vicino, giusto correre verso di lui»

«Firenze mi ha accolto come un re Io voglio crescere qui e fare felici i tifosi»

voglio riuscirci devo imparare che se ho un’occasione la devo trasformar­e. Punto».

Con chi, tra Lirola e Dalbert, gli uomini deputati a inventarsi il cross perfetto, lei ha il feeling sportivo maggiore?

«Non è questione di feeling. Il bel cross può arrivare da entrambe le parti, la bravura del centravant­i è quella di sfruttarne ognuno al massimo, capitalizz­ando il più possibile».

Con Chiesa e, prima dell’infortunio, con Ribery, si può giocare anche in profondità.

«Si tratta di due giocatori importanti, forti, con un tiro che sa essere di per sé diabolico e con un passaggio che da solo rischia di cambiare il destino di ogni gara. Si tratta di due uomini che vedono tutto un attimo prima. Giocare con Ribery per me è un onore, Federico è un pilastro della Nazionale italiana, è uno di quelli che fa fare il salto di qualità».

Quali sono i suoi idoli? «Sicurament­e Ibrahimovi­c, un giocatore che ho sempre guardato con grande attenzione, al pari di Lewandowsk­i, entrambi praticamen­te ancora in attività. Se invece devo pensare a qualcuno che ho apprezzato nei video dico senza ombra di dubbio Van Basten, che ha smesso a 31 anni solo per via degli infortuni, fortissimo e capace di vincere ben tre palloni d’oro».

Parliamo di giovani. Quali sono i prossimi che secondo lei potranno sperare nel grande salto tra i profession­isti, con quella continuità che siete comunque riusciti a strappare lei e Castrovill­i? «Montiel è fortissimo. Deve avere pazienza, sono certo che anche per lui si spalancher­anno queste porte. Faccio poi il nome di Christian Koffi (2000 pure lui, ndr) uno che nell’uno contro uno sa essere chirurgico, salta quasi sempre l’avversario e non dimentico Beloko, oggi in prestito al Gent ma che secondo me è un centrocamp­ista fortissimo».

Come ha dimostrato il Barcellona in Champions, con Ansu Fati, autore del gol partita di San Siro, c’è sempre più spazio per i giovani. Sta cambiando qualcosa? «Sì, è vero. La generazion­e millennial si sta accendendo i riflettori addosso. Significa che da una parte i tempi cambia

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CAMBI/SESTINI Il talento serbo a colloquio ieri con il Corriere dello Sport-Stadio
 ??  ?? Dusan Vlahovic, 20 anni il prossimo 28 gennaio, in azione contro l’Inter. Quest’anno è stato impiegato 12 volte
(5 dal primo minuto) ed ha segnato tre gol, due al Cagliari e uno domenica all’Inter
Dusan Vlahovic, 20 anni il prossimo 28 gennaio, in azione contro l’Inter. Quest’anno è stato impiegato 12 volte (5 dal primo minuto) ed ha segnato tre gol, due al Cagliari e uno domenica all’Inter

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