Ex studente di medicina parla tre lingue
no e che i giovani sono lesti a cogliere le occasioni».
A proposito di occasioni, lei in Coppa Italia col Monza e in campionato con l’Inter è riuscito a subentrare e a cambiare il destino dei match. Qual è il segreto? «Seguire con attenzione ogni passaggio del match, perché la chiave di lettura può arrivare anche da lì, dal vedere quanto e come gli avversari accorciano gli spazi, quali sono gli spazi più vuoti da aggredire e individuare i nervi scoperti. I cambi servono anche per questo, lo ha dimostrato prima di me anche Fati».
Intanto, la prima sfida tra attaccanti, quella contro Lukaku l’ha vinta lei.
«No. Direi piuttosto che Lukaku e tutti gli altri nerazzurri si sono ritrovati di fronte la nostra corazzata difensiva. Vi garantisco che anche quando me li ritrovo contro in allenamento non è mai facile superare Pezzella, Milenkovic e Caceres. Più Dragowski (di lì a poco il portiere polacco entrerà nella hall del centro sportivo e i due, a distanza, si pungeranno con risate reciproche, ndr)»
Venerdì arriva la Roma: come vi sentite dopo il pari di domenica, più tranquilli?
«No, assolutamente. Tranquillità e rilassamento non fanno parte del nostro dna. Siamo attenti, carichi e concentrati. Lavoreremo per ottenere un buon risultato e arriviamo alla sfida con un punto in più in classifica».
Con Edin Dzeko sarà un po’ una sfida… dei Balcani.
«E’ stato anche capocannoniere, chapeau. Ma Fiorentina-Roma non sarà mai una sfida tra me e lui. Per me l’unica cosa che conta è sempre il gruppo, la squadra è la cosa più importante in assoluto».
Si sussurra di un interesse della Fiorentina per Florenzi: potrebbe fare comodo?
«Io so solo che è il capitano della Roma. Per me è un avversario, per di più molto pericoloso. Di tutto il resto non mi curo».
La squadra di Fonseca ha grande qualità in ogni reparto. Condivide?
«La rosa è composta da giocatori di livello, ma noi non abbiamo paura di nessuno. Con la grinta e la voglia di domenica scorsa potremo riuscire a fare un nuovo risultato. Sarà una bella sfida»
Tra campionato e Coppa ha già segnato 5 gol. Dove vuole arrivare questa stagione?
«Un obiettivo me lo sono dato, ma vorrei tenerlo per me. Sì, lavoro per giocare il più possibile. E per portare in alto la Fiorentina».
Più o meno in zona decimo posto?
«Io spero che alla fine possa essere più su».
Pedro sembra avere caratteristiche diverse dalle sue. Vi integrate bene?
«E’ un attaccante forte. Sì, siamo diversi. E’ un giocatore che può trovare spazio. Se possiamo giocare insieme? Sì, ma queste sono scelte che competono all’allenatore».
FIRENZE - Oltre ai gol, c'è di più. Dusan Vlahovic, classe 2000, è un ragazzo a cui piace applicarsi in tutto. La sua curiosità e la voglia di imparare, lo hanno portato ben presto a parlare tre lingue. E così oltre al serbo, conosce bene l'inglese ma anche l'italiano. Per la nostra lingua non ha preso lezioni o frequentato corsi, ma è un autodidatta visto che lo ha imparato conversando e facendo pratica con i suoi compagni di spogliatoio. E a Dusan piaceva anche studiare prima di dedicarsi soltanto al calcio. Nel suo Paese infatti si è diplomato e poi si è iscritto alla facoltà di Medicina, ma ha dovuto abbandonare dopo il primo anno, visto che molti corsi richiedono l'obbligo di frequenza, e lui non poteva certo andare a lezione, saltando gli allenamenti. E così il "dottor Vlahovic" si è dedicato ventiquattro ore su ventiquattro al suo amato calcio.
IN TV. In questi giorni poi Vlahovic ha fatto una sbornia di gol in televisione. Quali ha visto? Il suo contro l'Inter, continuamente e a ripetizione. Per centinaia di volte senza stancarsi mai perché l'attaccante è stato talmente felice di aver realizzato il primo gol al Franchi, così bello e così importante, che l'evento meritava una celebrazione particolare. Così come ha guardato spesso e con attenzione la fotografia in cui festeggia quella rete, abbracciando Vincenzo Montella. Infine un'ultima curiosità: al momento non è ancora fidanzato, ma presto arriverà anche l'amore. Oltre quello per il pallone naturalmente.
«Ibra è il mio idolo, poi Lewandowski Ma Van Basten era il massimo»
«La Roma? Possiamo battere tutti. E non ho paura di sfidare Dzeko»