Tra Maniaco e love story Ma sempre con serietà
Non inganni il soprannome: da 15 anni Andrea lavora duro. Ha fatto vincere Ducati dopo sei anni di digiuno
Non ingannino The Maniac, il soprannome, le love story che hanno riempito le cronache rosa o l'aria da pilota dei ruggenti anni 70 e 80, genio e sregolatezza e senza peli sulla lingua. Andrea Iannone ha sempre affrontato con serietà il mestiere di pilota, sin dagli inizi, con i sacrifici di chi non è nato nella terra dei motori - Vasto, in provincia di Chieti, non è la Romagna - e di chi è nel Circus da 15 anni, sette dei quali in MotoGP.
Certo, tra i piloti della classe regina, è davvero complicato trovare qualcuno paragonabile a Iannone, capace di farsi conoscere dal grande pubblico per il fidanzamento con Belen Rodriguez. Una storia durata quasi due anni, iniziata nel giorno più alto di Iannone nel Motomondiale, il GP d'Austria del 2016, quando Andrea riportò al successo la Ducati dopo sei anni di digiuno, e ottenne la sua unica vittoria nella classe regina. La coppia Rodriguez-Iannone ha trovato la propria sublimazione nell'era social: innumerevoli i post, selfie e video, come quando il pilota restò chiuso fuori dal proprio SUV a un distributore di benzina, e per rientrarvi ruppe il finestrino a martellate, pubblicando le immagini. Dopo la rottura con Belen, Iannone ha dato vita a un'ulteriore relazione sotto i riflettori con Giulia De Lellis, modella e influencer.
SENZA MEZZE MISURE. Andrea non ha mai avuto mezze misure, nelle dichiarazioni come nei duelli in pista. In alcuni casi, però, talento e coraggio hanno portato all'eccesso: nel 2009, in 125 a Misano, attaccò all'ultima curva Pol Espargaro - oggi suo avversario in MotoGP - ed entrambi finirono a terra. Nella via di fuga, la reazione (con il tentativo di rifilare una testata all'avversario) mostrò il lato più fumantino di Iannone, multato di 5000 dollari.
È costato probabilmente di più lo strike del GP d'Argentina 2016, quando all'ultima curva attaccò l'allora compagno di team in Ducati, Andrea Dovizioso, ed entrambi finirono a terra. In quel momento Iannone - più giovane e talentuoso, ma anche incline a esagerare e cadere - perse il vantaggio nei confronti del forlivese in sede di rinnovo del contratto, e a fine stagione cedette la moto a Jorge Lorenzo. Non confermato dalla Suzuki a fine 2018, sull'altare di un team votato al ringiovanimento, Andrea ha accettato la scommessa dell'Aprilia senza disdegnare uno sguardo al futuro, visto che negli ultimi mesi è diventato manager di un altro talento con l'etichetta di “bad boy” come Romano Fenati. Dopo un 2019 lontano dal vertice, caratterizzato anche dall'incendio nei test di Valencia e dalla reazione al rientro ai box («Siete matti, così mi ammazzo!»), il 2020 avrebbe dovuto rappresentare il riscatto per l'abruzzese e per la Casa veneta, pronta a mettere in pista una moto completamente nuova. Ma il futuro ora diventa un'incognita.