Corriere dello Sport

CE LI HA ADDOSSO

La galoppata di otto vittorie consecutiv­e fa della Lazio il terzo incomodo, tra Inter e bianconeri, per uno scudetto sempre più contendibi­le E l’attesa della Supercoppa si carica di suspense

- di Alberto Polverosi

Sul campionato spira un vento nuovo

La speranza dei non juventini si è avverata, almeno in questo girone d’andata. Non è un campionato come gli ultimi otto.

La speranza dei non juventini si è avverata, almeno in questo girone d’andata. Non è un campionato come gli ultimi otto. Tre squadre divise da 3 punti, dai 39 di Juve e Inter, ai 36 della Lazio, non è una novità assoluta, ma il timore, in continua crescita, di assistere a un campionato monocolore (o bicolore, bianco e nero) per adesso lo possiamo accantonar­e. Merito (o demerito, dipende dai punti di vista) della Juve che un anno fa dominava la classifica con 46 punti e quest’anno è sempre al comando ma non da sola e, rispetto al campionato scorso, con 7 punti in meno, esattament­e i 7 punti in più dell’Inter, sua compagna di viaggio al comando della Serie A. Ma se la Juve, nella sua storia secolare, non ha fatto altro che seminare scudetti, e se l’Inter si è finalmente riappropri­ata di un ruolo da protagonis­ta, ciò che colpisce adesso è la freschezza, la forza, la sfrontatez­za e l’autorevole­zza della Lazio, una novità per la posizione che occupa, ma non per il calcio che gioca da un po’ di tempo a questa parte, né per la natura profondame­nte tecnica del suo centrocamp­o.

COME IL MILAN DEI NUMERI 10. Pensando alla Lazio di Inzaghi viene in mente il Milan di Ancelotti, quello dei numeri 10. Non per il modulo, non per lo sviluppo della manovra, ma per il principio che sta alla base della costruzion­e. La qualità. Quel Milan giocava con Pirlo regista, Seedorf mezz’ala, Kakà e Rui Costa dietro a un attaccante. C’era un solo mediano, Gattuso. Se pensiamo ai centrocamp­isti della Lazio, Luis Alberto è un 10 puro, Correa può esserlo benissimo, Milinkovic anche e se un giorno, per caso, Inzaghi facesse avanzare di 20-30 metri Lucas Leiva potrebbe diventarlo pure lui. In questo discorso, il numero 10 sta a significar­e non tanto il ruolo di trequartis­ta ma l’elevata tecnica dei giocatori. La Juve ti conquista quando la palla passa fra i piedi di Dybala,

dell’Inter puoi ammirare la statura e la forza fisica di tutta la squadra, ma della Lazio resti abbagliato, quando gioca tutta insieme come è capitato proprio contro la Juve, da quell’insieme di primi violini.

LA DIFFERENZA. L’affidabili­tà della Juve è data dalla presenza di soli campioni (o quasi) in ogni ruolo, dal terzino destro alla prima punta. Se si pensa che Sarri, pur facendo giocare un buon centrocamp­ista come Bernardesc­hi (749') quasi quanto un fenomeno come Dybala (891') è comunque in testa al campionato, significa che le risorse bianconere sono immense. E’ quanto manca sia a Conte che a Inzaghi. La Juve non dà spettacolo, l’Inter gioca ancora peggio, ma se Sarri sta ancora cercando un modo per trascinare la squadra sulla sua via, Conte sta procedendo in un’altra direzione. Un po’ è la sua natura, si vince di forza, tutti insieme, mettendo sotto l’avversario con la corsa, il fisico e l’applicazio­ne, ma un po’ è colpa anche di una serie di infortuni che gli hanno tolto gli unici due centrocamp­isti di ottimo livello tecnico, Barella e Sensi. Non solo. Non va sottovalut­ata l’assenza di Sanchez, un tipo di attaccante che renderebbe più divertente la parte finale dell’azione. Se i gol non certifican­o in modo definitivo la qualità del gioco, di sicuro la illustrano bene: la Lazio ha il miglior attacco del campionato, 38 gol, come l’Atalanta, 6 in più dell’Inter di Lautaro e Lukaku, 9 in più della Juve di Higuain, Dybala e Ronaldo. Parere personale: la

Lazio ha il miglior centrocamp­o della Serie A, esterni esclusi.

QUANTO DURERA’ L’INCERTEZZA. Negli anni in cui il campionato sembrava più vivo, l’incertezza si scioglieva fra febbraio e marzo, in coincidenz­a con la ripresa delle Coppe. Ogni volta si diceva che la Juve, sempre più orienta

Sette punti in meno per la Juve e sette in più per l’Inter: così nasce il co-primato

Questa Lazio ricorda il Milan di Ancelotti dei numeri 10, tutta qualità in mezzo

ta sulla Champions, avrebbe disperso un po’ di energie e invece accadeva sempre l’esatto contrario, anche quando arrivava in finale. La Juve attinge forza dagli obiettivi che insegue. Ce l’ha nel sangue. L’Inter dà l’impression­e di aver già raggiunto il massimo delle sue possibilit­à, per vincere ha bisogno di tenere il ritmo altissimo, ha bisogno di intensità, se molla anche di poco rischia di prendere gol come è successo a Firenze, in contropied­e e in pieno recupero. Sullo spessore della squadra può incidere il mercato di gennaio, quando le richieste di Conte si faranno pressanti. Ma il vero quesito, su quanto possa reggere l’incertezza in alta classifica, è legato alla Lazio. La Coppa avrebbe costretto Inzaghi a intensific­are la rotazione, non potendo schierare eventualme­nte una squadra B di ottimo livello in certe gare europee avrebbe impiegato anche i “titolaroni”. Così invece non ci sono dubbi: Leiva, Luis Alberto,

Milinkovic, Correa e Immobile giocherann­o una gara ogni 7 giorni, potranno allenarsi regolarmen­te e recuperare. E’ chiaro che è sempre meglio giocare in Coppa, ma in questo caso la Lazio può coltivare una speranza in più, può concentrar­si meglio su un unico traguardo, può gestire e programmar­e.

Da otto anni a questa parte la Juve vince il campionato perché è la più forte, non la più bella. Ha tentato il Napoli di Sarri a prendersi lo scudetto col bel gioco e non c’è riuscito. Adesso può provarci la Lazio.

L’incertezza resta legata soprattutt­o alla tenuta laziale: che può resistere

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Balice Bonsignore Guadagno Patania Pedullà e Rindone 2-9
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ANSA GETTY Romelu Lukaku, 26 anni, Cristiano Ronaldo, 34 anni, Ciro Immobile, 29 anni, tre volti delle tre squadre in corsa per lo scudetto: Inter, Juve e Lazio

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