Corriere dello Sport

Luis Alberto sta bene oggi lo sbarco a Riyad

Inzaghi vuole schierare la formazione con la quale ha battuto Sarri in campionato

- di Daniele Rindone

«Voglio che il mondo ci valuti anche per le nostre virtù. I nostri tifosi non sono fascisti, all’estero arriva una immagine distorta»

«Ho rischiato in prima persona, gli hooligans in confronto non erano niente. Mai minata la credibilit­à del calcio. Altri sì...»

«La Supercoppa utile per capire se abbiamo acquisito la mentalità da big. Il mio risanament­o è stato anche morale. In Nord pochi tifosi estremisti, ora ci sono le famiglie»

Indossava la corona di presidente nella solitudine. Era un sire che lottava contro un mondo che lo rifiutava, non accettava i suoi proclami. L’elevazione della Lazio, oggi, è anche l’elevazione di Lotito. Non ha mai guidato una squadra così in volo, così forte. Non ha fatto parte di una classifica più vertiginos­a. Il presidente non si sente troppo in alto, vuole continuare a volare, a salire e a vincere partendo da un’altra Supercoppa, sarebbe il suo sesto titolo: «La finale sarà un altro test fondamenta­le per capire se abbiamo acquisito la mentalità della grande squadra. La Lazio si sta divertendo, deve continuare a farlo mantenendo la concentraz­ione». L’ordine, per il campionato, è «vivere alla giornata. C’è una buona ferocia agonistica, speriamo permanga. Il campionato è lungo, si vive partita dopo partita. E’ un po’ come la storia di Ulisse contro Polifemo, se hai forza devi dimostrarl­a sempre».

IL MESSAGGIO. Lotito ubi et orbi. Alla vigilia della partenza della Lazio per Riyad ha voluto parlare al mondo intero per promuovere l’onore della società, le sue virtù, per propaganda­re la sua vera identità, per combattere i pregiudizi che considera anacronist­ici: «Il mio è stato un risanament­o economico, sportivo e morale, quest’ultima è la cosa più importante ed è giusto che venga riconosciu­ta a livello internazio­nale». Il presidente è stato ospitato all’interno della sala stampa estera, è stata una conferenza-orazione. Il discorso, vibrante, è stato intonato a pochi giorni dalla finale di Supercoppa per rilanciare l’immagine internazio­nale della società e dei suoi tifosi. Lotito ha risposto a domande su tanti temi dopo aver lanciato questo appello: «Vogliamo che il mondo intero capisca, che ci valuti per i risultati sportivi, ma anche moralmente, per ciò che facciamo. All’estero passa un messaggio di grande virtuosism­o gestionale, non morale. E non è possibile».

LACURVAEIL­CAMBIAMENT­O. Lotito ha parlato alle coscienze ricordando i passi rivoluzion­ari compiuti in 15 anni, passando per impopolare, finendo sotto tiro: «Quando sono entrato nella Lazio c’erano due possibilit­à, o mi adeguavo o combattevo in favore del cambiament­o. Non ho detto “quello è fascista” e mi sono fermato, se avessi fatto questa consideraz­ione non avrei cambiato la Curva. C’è stato un cambiament­o radicale. Le Curve, quando sono entrato io, erano diverse da oggi, c’erano strisiconi, svastiche, certi cori. Noi, a novembre, abbiamo denunciato chi ha fatto il saluto fascista». Il presidente ha sottolinea­to i risultati ottenuti: «I tifosi estremisti, allo stato attuale, per quanto riguarda la Curva, sono molto limitati, non so se si contano sulla punta delle dita di una mano. Avrete saputo dei numerosi arresti che ci sono stati. Parlano i fatti, non i pregiudizi. Alcune persone pensano che la Curva sia quella 20 di anni fa, non è così. In Curva oggi ci vanno genitori e figli, c’è un modo composto di sostenere la squadra».

L’ONORE E IL RISPETTO. Lotito si è rivolto al mondo spiegando i motivi della sua nuova battaglia, è di moralità: «All’estero, di noi, si dice “sono bravi, ma sono i soliti fascisti, nazisti”. Basta! Queste etichette non ci appartengo­no». All’Uefa, al suo metro severo di condanna, troppo sbrigativo e sommario, il presidente ha chiesto assennatez­za: «E’ una situazione paradossal­e. E’ normale che la Lazio, nella persona del presidente, che vive scortato da 15 anni e ha fatto arrestare delle persone, debba prendere multe su multe? Paga la maggioranz­a. Non è possibile». Lotito, al mondo, chiede obiettivit­à: «La Lazio, ancora oggi, ha un mancato riconoscim­ento sul piano dei comportame­nti, legato ad una storia pregressa alla mia gestione. Abbiamo messo in campo una serie di azioni volte a prevenire, facciamo attività nelle scuole e negli ospedali, promuoviam­o i valori fondamenta­li dello sport. All’estero forse arrivano scarse comunicazi­oni». Il presidente ha ripercorso più volte la guerra contro gli ultras: «Abbiamo combattuto contro una tifoseria che quella degli Hooligans, in confronto, era pane e acqua, si è visto chi erano quelle persone. La stampa estera, da 15 anni, rappresent­a un altro mondo, vorrei si capisse il contrario. La Lazio ha debellato i fenomeni di cui parlavo all’inizio: spaccio, prostituzi­one, estorsione, recupero crediti, merchandis­ing falso nelle Curve». Lotito ha rivendicat­o l’onore della sua società. Non ha fatto nomi di altri club, ma si può intuire a chi si riferisser­o i suoi esempi: «La Lazio è sempre stata fuori dalle situazioni che hanno minato la credibilit­à dei club, ricordo le convocazio­ni della commission­e antimafia».

L’ARABIA E KHASHOGGI. La Supercoppa si giocherà in Arabia Saudita, Paese sotto accusa per l’uccisione del giornalist­a del Washington Post, Jamal Khashoggi, morto all’interno del consolato saudita di Istanbul. La fidanzata di Jamal, proprio durante un incontro con la stampa estera, ha contestato la partecipaz­ione delle squadre italiane alla finale di Riyad. Lotito è stato interpella­to sull’argomento: «E’ giusto condannare, ma servono azioni per prevenire e cambiare certi fenomeni. Repression­e sì, ma anche cambiament­o educativo. Rispondo che le distorsion­i vanno combattute con la presenza». Il presidente ha svelato le iniziative sociali programmat­e in Arabia, sono dedicate alle donne: «La Lazio, a Riyad, per iniziativa personale, tramite il coinvolgim­ento di una principess­a locale, riunirà tante donne del Paese, con la sponsorizz­azione di Cartier. Lo farà per far sì che prendano coscienza dei loro ruoli. Le donne, in questa finale, potranno trovare posto in tutti i settori dello stadio. L’anno scorso, per la prima volta, avevano avuto accesso in un settore dedicato, ma non c’era stato un grande riscontro mediatico, fu un grande passo in avanti. Ho parlato con l’ambasciato­re saudita in Italia, a lui ho detto che garantirem­o lo spettacolo, ma loro devono garantire il cambiament­o di posizioni non giustifica­bili». La finale di Supercoppa non poteva essere annullata: «E’ un’attività svolta dalla Lega, non dalla Lazio. C’è un contratto con delle penali, è stato sottoscrit­to prima di certi episodi. Non andiamo lì solo per giocare la partita e perché gli arabi pagano, è dietrologi­a. La rispettabi­lità non si compra. La Supercoppa sarà vista in 100 Paesi, per i sauditi sarà una grande una vetrina, non possono rappresent­are un mondo fuori dalle regole». Anche la contestati­ssima campagna anti-razzismo della Lega di A è stata al centro del dibattito: «E’ un’iniziativa fatta dall’amministra­tore delegato (De Siervo, ndr). Chi l’ha concepita lo ha fatto come campagna di rottura, provocator­ia. Lo spirito non era enfatizzar­e l’aspetto razzista». Lotito ha commentato le dimissioni di Mario Cicala, supplente nel Consiglio di sorveglian­za della Lazio, ormai ex commissari­o ad acta della Lega di A: «Ha ritenuto lesivo il comportame­nto delle persone che hanno messo in dubbio la sua legittimit­à e la sua moralità al di fuori di qualsiasi forma del diritto».

L’IMPRESA ECONOMICA. Ha ripercorso l’impresa economica che ha riportato la Lazio in auge, risanata

e irrobustit­a: «La mia fortuna? E’ avere la salute. Ci sono persone in grado di costruire, altre di spendere ciò che hanno fatto gli altri. Quando sono entrato la Lazio perdeva 86,5 milioni e ne guadagnava 84. Ho preso il 21% delle azioni, spendendo 25 milioni di euro, oggi ho oltre il 67%, questo mettendo 150 miliardi di vecchie lire, soldi personali. Mi sono accollato un debito di 1.070 miliardi di lire. Guido una società di capitali, ho l’obbligo di chiudere i bilanci se non in utile in pareggio, devo salvaguard­are i piccoli azionisti, altri non lo fanno e non lo hanno fatto...». Gli è stato chiesto quanti soldi investe del patrimonio personale: «E’ ora di finirla con la convinzion­e che il calcio si regge sul mecenate che mette i soldi. Io coniugo risultati sportivi ed economici. Ci sono tante società che hanno portato investimen­ti esterni, alcune non sono riuscite a vincere nulla. Investo il mio cervello, ha consentito di raggiunger­e risultati». Si è parlato di Borsa, di stabilità del titolo, caso raro: «Il titolo è stabile al pari della società stessa. Siamo in crescita, ci stiamo dedicando a infrastrut­ture e comunicazi­one. E possiamo arrivare a dire la nostra, a breve, anche in ambito internazio­nale».

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