Corriere dello Sport

Ma la difesa non è ancora sicura

- P.gua.

– Conta poco che il gol di Vlahovic sia arrivato solo nei minuti di recupero. Anzi, da questo punto di vista, è forse anche di peggio. Sta di fatto che, anche contro la Fiorentina, la porta di Handanovic è stata violata. E la situazione comincia ad essere preoccupan­te. Basti pensare che, nelle prime 5 giornate di campionato, i “clean-sheet” erano stati ben 4: solo il Cagliari, infatti, aveva perforato la retroguard­ia nerazzurra. Da lì in poi, invece, ovvero negli 11 turni successivi, Skriniar e soci sono rimasti blindati solo con Torino e Roma. In Champions, addirittur­a, in 6 gare, lo 0 nella casella dei gol subìti è uscito soltanto nel match casalingo con il Borussia Dortmund. Beh, si tratta, evidenteme­nte, di numeri non da Conte. Nel senso che, tra Juventus, Nazionale e, almeno nella prima stagione al Chelsea, il tecnico leccese era sempre riuscito a costruire una difesa solida (sempre la più ermetica in serie A), che poi gli consentiva di giocare con la linea alta e con un atteggiame­nto sempre aggressivo.

SIMILITUDI­NI ED ECCEZIONI. Ebbene, le prime uscite sulla panchina nerazzurra sono andate proprio in questa direzione, ma l’”onda” si è esaurita in fretta. E, a questo punto, si deve parlare di un difetto da correggere. Peraltro, le reti incassate sono state spesso simili. O meglio sono arrivate in situazioni tattiche simili. Vale a dire con la difesa schierata, quindi non in contropied­e o su una ripartenza. Ultimi esempi con il Barcellona, sia sullo 0-1 sia sull’1-2. Al Franchi, domenica sera, l’eccezione: Inter troppo alta, nonostante il vantaggio nel punteggio, e una serie di errori e di scelte errate – l’ultima delle quali di Skriniar -, che hanno permesso a Vlahovic di scappare verso Handanovic, per poi inventarsi una clamorosa conclusion­e di sinistro.

SISTEMA E STANCHEZZA. Resta il dubbio che, almeno in parte, alcuni nerazzurri fatichino a “digerire” la difesa a 3. Non è il caso, evidenteme­nte, di De Vrij, visto che, da leader del reparto, se la cavava già alla grande nella Lazio. Discorso diverso, invece, per Godin e Skriniar, con il primo che, a 34 da compiere (il 18 febbraio), viene da un’intera carriera da centrale di una retroguard­ia a 4 e con il secondo costretto ad agire a sinistra, dove ha perso certi riferiment­i e sicurezze. Già nelle scorse settimane Conte aveva ammesso di dover intervenir­e per correggere la rotta. I risultati del lavoro supplement­are, però, non sono stati quelli sperati. E una delle ragioni è da attribuire pure alla stanchezza e, quindi, alla poca lucidità. Skriniar, ad esempio, non ha perso nemmeno un minuto in questa stagione: sempre in campo da titolare e mai sostituito. Mentre Brozovic, ovvero il centrocamp­ista più arretrato, ha saltato in tutto 20’. Chissà che la sosta per le feste non dia una mano anche a rendere la porta di Handanovic di nuovo blindata.

È un’anomalia per Conte, che ha sempre blindato la sua retroguard­ia

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GETTY IMAGES Diego Godin, lo sceriffo uruguaiano, con Stefan De Vrij

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