Schick, tesoro o rimpianto?
ROMA - Bastava attendere. Il tempo di masticare le nozioni base di tedesco ma soprattutto di ritrovare una dignitosa condizione atletica: dal 30 novembre in poi la Bundesliga si è accorta di Patrik Schick. Con tre gol e un assist nelle ultime quattro partite, oltre a un rigore provocato in Champions, ha contribuito a trattenere il Lipsia in testa alla classifica. La Roma ne è contenta: se il suo livello di prestazioni sale, sarà più facile che il signor Red Bull decida di riscattarlo a fine stagione. Ma se Schick straborda con il suo talento, la cifra pattuita a inizio settembre per la cessione definitiva rischia di trasformarsi in rimpianto.
ON FIRE. Martedì sera l’ultima perla, a Dortmund contro il Borussia: entrato al posto di Poulsen, si è fiondato su una palla vagante in area e ha scaricato in porta il sinistro del 3-3, poi festeggiato vigorosamente sotto lo spicchio del settore ospiti. Il risultato è stato molto importante per il Lipsia, che adesso ha 3 punti di vantaggio sul Mönchengladbach e 4 sullo stesso Dortmund, che in estate aveva pensato proprio a Schick per rinforzare l’attacco.
RINASCITA. Ma è possibile che l’attaccante spento e sfiduciato visto nei due anni alla Roma sia diventato così incisivo dopo poche settimane in Germania? La risposta è affermativa e dipende da un paio di fattori: il primo e più importante è senza dubbio psicologico. In una piazza abituata a dare etichette come Roma, il giovane Patrick si era attorcigliato dentro alle proprie ansie senza saper reagire, tanto più con un concorrente del livello di Dzeko al quale era impossibile togliere il posto. Il secondo motivo però è tattico: Schick si trova meglio se può giocare da seconda punta, o comunque con un altro attaccante centrale al fianco. Non centravanti unico, non ala destra. A Lipsia ha scoperto che la vicinanza di un cobra come Timo Werner (18 gol in 16 partite di Bundesliga, 23 in 24 stagionali) riesce a valorizzarne la qualità senza lasciarlo in isolamento. Il 4-4-2 di Nagelsmann è un modulo sicuramente più adatto alle sue caratteristiche.
QUI TRIGORIA. A Roma intanto vedono il lato positivo: se i tedeschi, che già hanno investito 4 milioni per il prestito, vogliono acquistarlo, dovranno pagare altri 29 milioni, compreso il bonus che viene contabilizzato in caso di qualificazione (ora probabile) alla prossima Champions. Schick per la Roma era una causa persa. Se ne era accorto anche Fonseca dopo i primi allenamenti a Trigoria: era un giocatore senza più speranza negli occhi. Per questo la società, dopo aver pagato 38 milioni alla Sampdoria (non tutti si sono realizzati) per controllarne il cartellino, ha provato a rivitalizzarlo in una squadra ambiziosa. Se rimpianto sarà, verrà archiviato alla voce dei mali necessari. Ma quei 29 milioni aiuteranno il bilancio a respirare, contenendo l’esigenza di vendere giocatori entro il 30 giugno.