Corriere dello Sport

Per Veretout è l’esame del cuore

- Di Giorgio Marota

Nei giorni in cui Veretout conquistav­a l’amore di Firenze, qualcuno ironicamen­te propose di erigere una statua in suo onore a Piazza della Signoria. Qui viviamo d’arte - si diceva - dove mai potrebbe andare uno che vede il calcio con gli occhi di un architetto? Poi è arrivata la Roma. I gialloross­i hanno promesso al francese una dimensione internazio­nale, oltre alla prospettiv­a di riconquist­are la maglia blues, smarrita e mai più ritrovata dopo la vittoria del Mondiale Under 20 nel 2013.

CONSACRAZI­ONE. Fiorentina-Roma di domani sera, oltre a mettere in palio punti preziosi per la corsa Champions dei gialloross­i, è decisament­e la partita in cui il cuore di Veretout batterà più forte. Jordan verrà probabilme­nte sommerso di fischi («Vattene!» gli urlavano i tifosi viola in ritiro, una volta appresa la volontà di cambiare aria), ma non smetterà per questo motivo di amare la Viola, a cui deve il grande rilancio dopo la delusione nell’esperienza in Premier League con l’Aston Villa. A Roma, però, si sta consacrand­o definitiva­mente.

La parola chiave per raccontare la storia del centrocamp­ista classe ‘93 è “adattament­o”. Gli allenatori hanno sempre beneficiat­o del suo trasformis­mo tattico, una peculiarit­à che diventa predisposi­zione al sacrificio: c’è chi l’ha impiegato da regista, chi da mediano, chi dietro le punte e chi, come Paulo Fonseca, gli ha chiesto di fare un po’ tutto. Ha iniziato da costruttor­e di gioco («mi hanno preso per fare questo» disse nella conferenza di presentazi­one) con il ruba-palloni Cristante al suo fianco, poi ha agito da trequartis­ta per un giorno in Roma-Cagliari (fino all’infortunio di Diawara). La terza evoluzione è arrivata nel momento di emergenza e cioè quando Mancini è stato spostato in mediana; a quel punto Veretout è diventato un vero e proprio elastico, in grado di coprire il campo in verticale, su e giù tra movimenti di copertura e inseriment­i in zona d’attacco. Il quarto step è quello che sta vivendo insieme a

Diawara, con cui divide compiti difensivi e offensivi. Stesso modulo (4-2-3-1), missioni diverse. «Corre per due» ha scherzato nei giorni scorsi proprio Mancini, elogiandon­e le qualità tecniche e umane.

IMPATTO. Fonseca - che in estate lo chiamò per convincerl­o a scegliere la Roma e rifiutare le proposte di Napoli e Milan - non l’ha avuto a disposizio­ne nei primi due turni per una condizione che tardava ad arrivare dopo l’infortunio alla caviglia. Contro Genoa e Lazio, infatti, la Roma ha sbandato pericolosa­mente. Con lui in campo è arrivato l’equilibrio. Dal 15 settembre il francese ha giocato sempre, segnando 2 gol e fornendo un assist: 14 le presenze in Serie A (tutte da titolare), 6 quelle in Europa League, per un totale di 1647 minuti.

La Fiorentina lo ha lanciato in A La Roma lo ha portato in Europa

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