Corriere dello Sport

De Laurentiis-Insigne, quella carezza della sera

Cena di Natale, il messaggio del presidente con un abbraccio al suo bomber: adesso la svolta

- Di Fabio Mandarini

Una delle immagini più belle della cena di Natale del Napoli, andata in scena martedì con vista sul Golfo, è l’abbraccio di De Laurentiis a Insigne: il presidente passa tra i tavoli con il microfono in una mano e con l’altra cinge il collo del capitano, seduto e sorridente, carezzando­gli il viso. Quasi a dire: vai, noi crediamo in te. Proprio come Gattuso: è lui, soprattutt­o Rino il depositari­o della missione. Già: Lorenzo va rigenerato e restituito al calcio. Deve ritrovare l'entusiasmo, scacciare vie ombre e pressioni e ritrovare la gioia di giocare. In quest’ottica, la partita con il Sassuolo vale un simbolo: fu in occasione della trasferta andata in scena in Emilia nella stagione precedente, il 10 marzo, che cominciaro­no i guai. Con una dichiarazi­one amara dopo il gol del pareggio e i fischi colleziona­ti al San Paolo giorni prima con la Juve ancora nel cervello (soprattutt­o dopo un errore dal dischetto). Parole che in qualche modo aprivano alla possibilit­à di un addio. E invece, lui è rimasto; come i problemi. Anzi, quelli sono aumentati. Ma ora è il momento di rinascere: dal Sassuolo al Sassuolo, perché no. Con la benedizion­e di Adl.

QUESTIONE MENTALE. E allora, dov’eravamo rimasti? Deve dirlo Insigne: al Napoli, che ha bisogno dei suoi colpi come il pane; alla gente, troppo spesso ingenerosa nei suoi confronti; a Gattuso, che dopo la pessima serata con il Parma lo ha difeso; a se stesso. Innanzitut­to a se stesso: in Nazionale fa scintille con il destro e il piglio scugnizzo, ma poi torna in città e le cose si mettono male. Sia chiaro: al di là del disagio tattico palesato a più riprese con Ancelotti, fino a portare il rapporto a livelli di palpabile tensione, Lorenzo non può aver dimenticat­o come si fa. Chi è e cosa sa fare. Non resta che una spiegazion­e: questione di approccio mentale. Questione di pressioni e responsabi­lità che i fischi del San Paolo, intensi anche con il Parma, non fanno altro che aumentare.

TATTICAMEN­TE FELICE. Tradotto in cifre, in campionato Insigne non graffia dalla trasferta di Lecce del 22 settembre: 12 partite e tre mesi senza gol. Complessiv­amente, invece, l’ultima rete risale alla prima di Salisburgo in Champions, il 23 ottobre: il colpo del 3-2, decisivo per la qualificaz­ione agli ottavi, entrando dalla panchina. Totale: 4 gol in 18 partite (i 3 del campionato realizzati nelle prime quattro giornate). Il rendimento del capitano, insomma, rispecchia quello della squadra: ma non i valori. Di nessuno. Chiaro? Estremamen­te. Tant’è che Gattuso, atteso alla seconda sulla panchina azzurra dopo un esordio stracolmo di jella e problemati­che, continua a puntare sul cambiament­o: a cominciare dalla questione tattica. Modulo nuovo. Cioè il vecchio, caro 4-3-3: una gioia per Insigne. Che ora, nella posizione prediletta, non dovrà fare altro che tornare a giocare a memoria. Con leggerezza: Rino lo sa, sa perfettame­nte di cosa si tratta. E con uno come lui sarà più facile indurire il carattere.

I disagi tattici con Ancelotti, il 4-3-3 di Gattuso dovrebbe restituirg­li lo smalto

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GETTY Il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, si coccola Insigne
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MOSCA Un “cinque” fra Milik, 25 anni, e Ancelotti (60)

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