Lui vero sardo come noi
Che fortuna essere nato nella città dove gioca Riva. La riflessione era presupposto, svolgimento, analisi e conclusione, che si alternavano nella mente di un ragazzino a quei tempi nella transizione fra scuole elementari e medie. Mezzo secolo fa. Cari amici della penisola, fatevene una ragione: chi non è sardo non potrà mai capire cosa significa Riva per ogni nativo, che sia residente o meno. Significa, al presente. Lui è stato sì il passato ma per noi è anche l’oggi e sarà il domani. Perché quello che ha dato resta, incancellabile, e si assapora ogni giorno.
Che fortuna essere nato nella città dove gioca Riva. E’ una consapevolezza calcistica precedente la consapevolezza identitaria sarda ma, forse meraviglierà, anche in questo passaggio Riva ha scavato una traccia, antesignana. Durante una delle non tantissime ma intense chiacchierate al telefono, si parlava di lavoro e condizione economica, ha scolpito indelebile una frase: «Noi sardi siamo penalizzati». Chissà se ricorderà di averla mai detta, ma per quell’ex ragazzino che ringraziava il cielo di averlo fatto nascere nella città dove giocava, è stata come una frustata di adrenalina. Lui, Gigi, che con assoluta naturalezza parlava di sé come un sardo.
Riva è uno dei pochissimi nati oltre mare che ai sardi e alla loro terra ha dedicato la vita. Tanti celebrano con ammirazione la sua rinuncia alle valanghe di soldi e di gloria che avrebbe incamerato ovunque. Noi nativi abbiniamo il gesto alle emozioni che trasmetteva, non soltanto scaraventando palloni nelle porte avversarie, ma anche ricordando come e quando (sempre) petto in fuori ovunque ringhiava davanti ai cori ostili contro la nostra gente: «Ci chiamavano banditi e pastori e io mi adiravo». Allora nessuno si sprecava a parlare di razzismo. Per qualsiasi sardo è soprattutto questo calarsi in noi che lo rende unico, Mito vivente. I giovani che non hanno conosciuto lo squadrone dello scudetto sono stati indottrinati dalle emozioni trasmesse dai genitori, dai nonni. Riva sarebbe rimasto Riva, per i sardi, in ogni caso. Da presidente onorario (lo è stato anche effettivo in una fase delicatissima della storia del sodalizio) appare come una correzione doverosa del presente. I presidenti passano, gli allenatori pure, i giocatori anche. Riva no. Riva non passerà mai. E’ il passato, il presente e sarà il futuro. Per ogni sardo.