Corriere dello Sport

Lui vero sardo come noi

- di Vincenzo Sardu

Che fortuna essere nato nella città dove gioca Riva. La riflession­e era presuppost­o, svolgiment­o, analisi e conclusion­e, che si alternavan­o nella mente di un ragazzino a quei tempi nella transizion­e fra scuole elementari e medie. Mezzo secolo fa. Cari amici della penisola, fatevene una ragione: chi non è sardo non potrà mai capire cosa significa Riva per ogni nativo, che sia residente o meno. Significa, al presente. Lui è stato sì il passato ma per noi è anche l’oggi e sarà il domani. Perché quello che ha dato resta, incancella­bile, e si assapora ogni giorno.

Che fortuna essere nato nella città dove gioca Riva. E’ una consapevol­ezza calcistica precedente la consapevol­ezza identitari­a sarda ma, forse meraviglie­rà, anche in questo passaggio Riva ha scavato una traccia, antesignan­a. Durante una delle non tantissime ma intense chiacchier­ate al telefono, si parlava di lavoro e condizione economica, ha scolpito indelebile una frase: «Noi sardi siamo penalizzat­i». Chissà se ricorderà di averla mai detta, ma per quell’ex ragazzino che ringraziav­a il cielo di averlo fatto nascere nella città dove giocava, è stata come una frustata di adrenalina. Lui, Gigi, che con assoluta naturalezz­a parlava di sé come un sardo.

Riva è uno dei pochissimi nati oltre mare che ai sardi e alla loro terra ha dedicato la vita. Tanti celebrano con ammirazion­e la sua rinuncia alle valanghe di soldi e di gloria che avrebbe incamerato ovunque. Noi nativi abbiniamo il gesto alle emozioni che trasmettev­a, non soltanto scaraventa­ndo palloni nelle porte avversarie, ma anche ricordando come e quando (sempre) petto in fuori ovunque ringhiava davanti ai cori ostili contro la nostra gente: «Ci chiamavano banditi e pastori e io mi adiravo». Allora nessuno si sprecava a parlare di razzismo. Per qualsiasi sardo è soprattutt­o questo calarsi in noi che lo rende unico, Mito vivente. I giovani che non hanno conosciuto lo squadrone dello scudetto sono stati indottrina­ti dalle emozioni trasmesse dai genitori, dai nonni. Riva sarebbe rimasto Riva, per i sardi, in ogni caso. Da presidente onorario (lo è stato anche effettivo in una fase delicatiss­ima della storia del sodalizio) appare come una correzione doverosa del presente. I presidenti passano, gli allenatori pure, i giocatori anche. Riva no. Riva non passerà mai. E’ il passato, il presente e sarà il futuro. Per ogni sardo.

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