Il Parterre e il dizionario degli insulti
Il caso Gasp e il dibattito sul tifo da stadio: il Franchi ha un suo settore caratteristico Alle spalle delle panchine, tra volgarità e sarcasmo E “figlio di...” è in vetta alla hit parade dei tribunali
Il caso Gasperini, che segue quello Conte, che segue quello Ancelotti e prima ancora Lippi e via e via altre situazioni censurabili, ha ovviamente acceso una serie di riflessioni e letture articolate sulla natura del tifo e sui comportamenti da stadio, in particolare dei fiorentini. Ai quali, in quest’ultima occasione, il tecnico dell’Atalanta, per dirla con Dante, ha scelto di rispondere affidandosi all’”ontoso metro”, con scambio reciproco della madre di tutte le ingiurie, di cui poi diremo. Prima però, per contestualizzare il fatto, non si può non evidenziare dove è esplosa l’ennesima bagarre (alimentata poi dallo scambio di accuse ai massimi livelli societari). Perché lì nasce l’amplificazione di un brutto episodio che altrove non trova spazio fisico per compiersi e per essere identificato. Non è un dettaglio, dato che davanti ai cori o ai buu razzisti che continuano a inseguirsi incontrastati in molti stadi (questione ben diversa da quella in oggetto), le società e i tesserati si difendono ancora invocando l’impossibilità di individuare gli esecutori.
PER TERRA. E’ sempre stato una sorta di zona vietata ai minori, il Parterre della Tribuna del Franchi, anche prima della ristrutturazione per Italia ‘90, quando, come suggerisce l’appellativo, mutuato dall’ippica, lì si stava in piedi, magari attaccati alle protezioni, spesso passeggiando nervosamente, “pressando” il tecnico avversario, protetto, finché c’è stata, dalla distanza costituita dalla pista d’atletica. Un singolare angolo di fiorentinità, terragna è il caso di dire, popolata da soggetti spesso sfrenati e malatissimi di Fiorentina, senza differenze di genere. In una storia del tifo locale, a quello ampio sulla celebratissima Curva Fiesole oppure riservato all’esigente Maratona andrebbe senza dubbio dedicato un capitolo significativo a questo settore dello stadio, unico negli impianti italiani. La particolarità risiede appunto nel fatto che le panchine, e i microfoni televisivi, sono letteralmente addossate agli spalti, per altro senza alcuna barriera. Avere l’avversario a portata di voce genera così situazioni poco edificanti, che qui risultano inqualificabili. Non solo per gli ospiti, per altro. E non sempre volgari. Sarcastiche magari (in proposito c’è un video che gira relativo al finale del recente Fiorentina-Inter, con Conte fatto oggetto di ingiurie ma anche di un paio di battute fulminanti). Ma è chiaro che la materia diventa incandescente, quando poi l’insulto è diretto. «Una persona ama il proprio onore non meno delle sue proprietà» scriveva Tommaso d’Aquino nel 1485 definendo l’insulto peccato mortale. Ora, anche se sotto il Governo Renzi l’ingiuria è stata derubricata a illecito civile, resta il peso di un’offesa ricevuta e ricambiata.
FIGLIO DI... Per la cronaca dare del figlio di puttana a qualcuno o “semplicemente” di puttana rappresenta in Italia di gran lunga il termine più processato in tribunale. E’ un tempo incarognito, il nostro, non solo negli stadi. Magari c’è chi gioca a far finta, vendendo una maglietta “arrabbiata e volgarissima” (you fuck’n asshole), indossata dalla Ferragni, a mille euro. E’ vero, bisognerebbe riuscire ad alleggerire questo clima, anche in memoria di Antonietta Gasperini, che davvero non meritava le cronache di queste ore. Potrebbe essere utile, in proposito, la lettura del Dizionario giuridico degli insulti, originalissimo lavoro di Giuseppe D’Alessandro (già autore del Bestiario Giuridico una decina di anni fa), avvocato cassazionista, con prefazione altrettanto godibile di Vito Tartamella (blogger ideatore del sito www.parolacce.org). Vi si trovano, in ordine alfabetico, 1.200 parole e frasi insultanti a cui aggiungere 80 gesti da querela, diciamo così, sottoposti al vaglio della Magistratura legati ai reati di offesa, che hanno portato a sentenza, puntualmente riportata. Lungi da noi voler “armare” ulteriormente certi esagitati. Piuttosto sollecitare una riflessione sul senso della misura. Il Dizionario inizia con A fess ‘e mammeta (frase ritenuta ingiuriosa dal Tribunale di Benevento nel 2008) e finisce con Zuzzusu (ovvero persona sporca, parola bollata dalla Cassazione nel 2015), curiosamente due espressioni in dialetto napoletano. Che sabato sera sia in programma Napoli-Fiorentina lo consideriamo un motivo in più per abbandonarsi a quelle pagine.