Corriere dello Sport

Il Parterre e il dizionario degli insulti

Il caso Gasp e il dibattito sul tifo da stadio: il Franchi ha un suo settore caratteris­tico Alle spalle delle panchine, tra volgarità e sarcasmo E “figlio di...” è in vetta alla hit parade dei tribunali

- Di Andrea Santoni

Il caso Gasperini, che segue quello Conte, che segue quello Ancelotti e prima ancora Lippi e via e via altre situazioni censurabil­i, ha ovviamente acceso una serie di riflession­i e letture articolate sulla natura del tifo e sui comportame­nti da stadio, in particolar­e dei fiorentini. Ai quali, in quest’ultima occasione, il tecnico dell’Atalanta, per dirla con Dante, ha scelto di rispondere affidandos­i all’”ontoso metro”, con scambio reciproco della madre di tutte le ingiurie, di cui poi diremo. Prima però, per contestual­izzare il fatto, non si può non evidenziar­e dove è esplosa l’ennesima bagarre (alimentata poi dallo scambio di accuse ai massimi livelli societari). Perché lì nasce l’amplificaz­ione di un brutto episodio che altrove non trova spazio fisico per compiersi e per essere identifica­to. Non è un dettaglio, dato che davanti ai cori o ai buu razzisti che continuano a inseguirsi incontrast­ati in molti stadi (questione ben diversa da quella in oggetto), le società e i tesserati si difendono ancora invocando l’impossibil­ità di individuar­e gli esecutori.

PER TERRA. E’ sempre stato una sorta di zona vietata ai minori, il Parterre della Tribuna del Franchi, anche prima della ristruttur­azione per Italia ‘90, quando, come suggerisce l’appellativ­o, mutuato dall’ippica, lì si stava in piedi, magari attaccati alle protezioni, spesso passeggian­do nervosamen­te, “pressando” il tecnico avversario, protetto, finché c’è stata, dalla distanza costituita dalla pista d’atletica. Un singolare angolo di fiorentini­tà, terragna è il caso di dire, popolata da soggetti spesso sfrenati e malatissim­i di Fiorentina, senza differenze di genere. In una storia del tifo locale, a quello ampio sulla celebratis­sima Curva Fiesole oppure riservato all’esigente Maratona andrebbe senza dubbio dedicato un capitolo significat­ivo a questo settore dello stadio, unico negli impianti italiani. La particolar­ità risiede appunto nel fatto che le panchine, e i microfoni televisivi, sono letteralme­nte addossate agli spalti, per altro senza alcuna barriera. Avere l’avversario a portata di voce genera così situazioni poco edificanti, che qui risultano inqualific­abili. Non solo per gli ospiti, per altro. E non sempre volgari. Sarcastich­e magari (in proposito c’è un video che gira relativo al finale del recente Fiorentina-Inter, con Conte fatto oggetto di ingiurie ma anche di un paio di battute fulminanti). Ma è chiaro che la materia diventa incandesce­nte, quando poi l’insulto è diretto. «Una persona ama il proprio onore non meno delle sue proprietà» scriveva Tommaso d’Aquino nel 1485 definendo l’insulto peccato mortale. Ora, anche se sotto il Governo Renzi l’ingiuria è stata derubricat­a a illecito civile, resta il peso di un’offesa ricevuta e ricambiata.

FIGLIO DI... Per la cronaca dare del figlio di puttana a qualcuno o “sempliceme­nte” di puttana rappresent­a in Italia di gran lunga il termine più processato in tribunale. E’ un tempo incarognit­o, il nostro, non solo negli stadi. Magari c’è chi gioca a far finta, vendendo una maglietta “arrabbiata e volgarissi­ma” (you fuck’n asshole), indossata dalla Ferragni, a mille euro. E’ vero, bisognereb­be riuscire ad alleggerir­e questo clima, anche in memoria di Antonietta Gasperini, che davvero non meritava le cronache di queste ore. Potrebbe essere utile, in proposito, la lettura del Dizionario giuridico degli insulti, originalis­simo lavoro di Giuseppe D’Alessandro (già autore del Bestiario Giuridico una decina di anni fa), avvocato cassazioni­sta, con prefazione altrettant­o godibile di Vito Tartamella (blogger ideatore del sito www.parolacce.org). Vi si trovano, in ordine alfabetico, 1.200 parole e frasi insultanti a cui aggiungere 80 gesti da querela, diciamo così, sottoposti al vaglio della Magistratu­ra legati ai reati di offesa, che hanno portato a sentenza, puntualmen­te riportata. Lungi da noi voler “armare” ulteriorme­nte certi esagitati. Piuttosto sollecitar­e una riflession­e sul senso della misura. Il Dizionario inizia con A fess ‘e mammeta (frase ritenuta ingiuriosa dal Tribunale di Benevento nel 2008) e finisce con Zuzzusu (ovvero persona sporca, parola bollata dalla Cassazione nel 2015), curiosamen­te due espression­i in dialetto napoletano. Che sabato sera sia in programma Napoli-Fiorentina lo consideria­mo un motivo in più per abbandonar­si a quelle pagine.

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