Corriere dello Sport

Mihajlovic: Sto vincendo la battaglia

- Di Giorgio Burreddu

«Ho fatto tredici chemiotera­pie in cinque giorni, ma già dopo il terzo avevano annientato tutto. Il primo ciclo è stato il più pesante, mi sono venuti anche degli attacchi di panico che non avevo mai avuto perché ero chiuso in una stanza con l’aria filtrata: non potevo uscire e stavo impazzendo. Volevo spaccare la finestra con una sedia, poi mia moglie e alcuni infermieri mi hanno fermato, mi hanno fatto una puntura e mi sono calmato». Di sé, di quel che ha vissuto, Sinisa Mihajlovic torna a parlare «come un uomo normale con pregi e difetti: non penso di essere un eroe». Lo vedrete oggi (ore 16) su Canale5 a Verissimo. Sinisa lo ha intervista­to Silvia Toffanin con la solita delicatezz­a, il tatto di una donna curiosa, mai invadente, che ha fatto riemergere dentro Sinisa emozioni e dolori della sua malattia.

FAMIGLIA E CALCIO. Ci sarà anche un messaggio di Ibrahimovi­c: «Avanti amico e fratello! Siamo tutti contenti che sei tornato in panchina. Sapevo che eri il più forte di tutti. Ti aspettiamo in campo ma non crearmi troppe difficoltà quando giocherò contro la tua squadra». Sinisa sorride, i due si erano sentiti qualche settimana fa anche per valutare un arrivo di Zlatan a Bologna, poi la cosa era finita lì. «Ibra è come un fratello, da giocatori ci siamo anche scontrati, poi dopo siamo diventati amici. Mi è dispiaciut­o che non sia venuto qui ma capisco la scelta del Milan, anche se da noi si sarebbe divertito di più. Sono felice che sia in Italia di nuovo». Il calcio, la malattia, i racconti sul padre, la sua famiglia: Sinisa parla di tutto. «E’ stato il Natale più bello della mia vita, con tutta la mia famiglia vicino. C’era anche la mia mamma. Grazie a lei ho recuperato un po’ di chili».

TEMPO. Sono passati quasi ottanta giorni dal trapianto di midollo, i medici del Sant’Orsola avevano spiegato che i primi cento sono i più delicati. Ma Sinisa è forte, dopo trenta era già a fare allenament­o e adesso gestisce la sua vita come meglio può. «Per adesso la sto vincendo - ha detto Sinisa -, anche se devo fare attenzione. Sta andando tutto bene, non sto più prendendo il cortisone e questo è importante. Sono passati 78 giorni dal trapianto di midollo osseo e i primi 100 giorni sono i più critici. Dopo è tutto in discesa, bisogna avere pazienza ancora per una ventina di giorni ma superarli bene sarebbe già un bel traguardo. Sono molto contento, non ci sono state complicazi­oni gravi e va benissimo così». Ha ripreso ad allenarsi, «perché dopo quattro mesi senza fare niente e prendendo diciassett­e pastiglie al giorno mi sono un po’ gonfiato».

«La malattia? Ora va meglio». Il messaggio di Ibra: «Non crearmi difficoltà col Bologna»

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Sinisa Mihajlovic sorridente accanto a Silvia Toffanin

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