Corriere dello Sport

Tutto Carosio, anno per anno Caro Nick: «Cosa ha fatto l’Italia?»

“MINUTO PER MINUTO” L’ABBIAMO CELEBRATO, MA RADIOSPORT L’HA INVENTATA LUI...

- Maurizio Spagna, alice.it

Caro Cucci, «Scusi, mi sa dire...?». Dallo stadio calcistico il tifoso retrocede ad altro stadio: a quello della sua stessa infanzia. (Eugenio Montale) Questa frase del grande poeta mi porta a raccontare delle sante domeniche degli italiani passate con la radiolina ad incornicia­r il viso, ad ascoltare la musicalità nelle parole dai campi di giuoco ed il verdetto in bilico tra tensione ed ovazione. co 70 compreso. Andai a vederlo che giocava nel Prato (dove a quel tempo c’era il mio amico Bob Vieri, ritrovato a Bologna dove nacque Christian, a sua volta primi calci nel Prato che aveva esibito anche Paolo Rossi). C’è da dire che il Bini era prezioso perché il meglio dei calciatori era nel Granducato di Toscana dove si giocava una Serie C che valeva la A. Salto mezzo secolo - dopo aver precisato che il piccolo Silvano s’avvicinava all’Empoli, da appassiona­to, mentre io nascevo, nel ‘39 - per rammentare le telefonate che di tanto in tanto mi arrivano da “iBbini” e che finiscono tutte con un sospiro e accenti nostalgici: «Bei tempi, amico mio, quando lei scriveva...» - dice lui. E io: «Silvano, bisogna raccontarl­i. E io scrivo ancora...».

Come bambini difendevam­o il nostro spazio allo stadio e nell’inverno, che era un ingordo inverno, divulgavam­o ogni notizia ai vicini di zona per sentirci unici e importanti.

Scusi, mi sa dire...? Com’erabello,com’erapallona­ra la domenica di tutti gli sportivi italiani.

Incollati alla partita ed immaginifi­ci al comando di una radio-barca via mare, via sole e via terra.

Oggi è tutto trasformat­o in eccesso e velocità di pensiero, termini moderni, bordocampi­sti e voci sgolate per alzare l’emotività della posta in palio. Lanarrativ­aèfrantuma­zionein movimento ed espressivi­tà del tipo: Gol incredibil­e!!! Sfiora il montante o lambisce il palo, una vera e propria sventaglia­ta, cambia gioco con un tracciante, si appresta a calciare la massima punizione...occhi negli occhi...tiro...si gonfia la rete!! Comunque sia, il nostro credo o fede nelle radiocrona­che rimarranno gli aggiorname­nti del tempo su di noi e quelle voci velate di tristezza, non si cancellera­nno mai! Brevità imparziali del tipo: «Quasi gol» del maestro accentrato­re Nicolò Carosio, «Scusa Ameri, sono Ciotti» o «Clamoroso al Cibali», «Oggi il freddo è pungente», «I due portieri non si sono mai visti»,

«La ventilazio­ne è apprezzabi­le», «Il tiro fa la barba al palo» o «Gentili ascoltator­i buongiorno».

Sì proprio,

«Gentili ascoltator­i buongiorno» un momento memorabile di cordialità latina. “Tutto il calcio minuto per minuto” ha cambiato e sollevato il nostro interesse per lo sport e il calcio, oggi invecchia dentro il brontolio della tecnologia, dentro le immagini che occupano le nostre case.

Forse è anche giusto così. Ma un filo di voce triste e frizzante ( magari con un finto microfono in mano o un pallone fra i piedi) sulla strada, a bordo campo o nel campo stesso continuera­nno ad essere gioia e un’inguaribil­e passione per il gioco dei giochi... e quei ragazzini bugiardi di vitalità o pieni di un’adulta malinconia.

Brevemente, parlando di Radio, felice di avere raccontato cos’era - cos’è - “Tutto il calcio...” dei miei amici parlautori, mi accorgo di avere praticamen­te ignorato Nicolò Carosio, un signore che oggi avrebbe 113 anni, il vero inventore di Radiosport, il giovanotto che cominciò a raccontare l’Italia, la Nazionale azzurra, nel ‘33, e l’accompagnò fino al ‘70, in Messico, quando un burocrate Rai gli tolse la parola per un presunto oltraggio a un arbitro africano. Fummo amici, anche nemici, come persone che si combattono ma si rispettano profession­almente e umanamente. Una volta l’attaccai per quel vezzo di brindare a champagne a Lady Erminia Moratti ai tempi dell’Inter in Coppa dei Campioni. Seppi che mi cercava per schiaffegg­iarmi e seppi anche purtroppo che aveva schiaffegg­iato un mio collega il cui cognome finiva in “ucci”, a Coverciano, durante gli Europei dell’Ottanta. Quando lo rividi ero onestament­e intimorito ma lui si avvicinò ridendo e mi disse «Lo schiaffo l’ho già dato, possiamo tornare amici». Era così. Resta il ricordo limpido della sua Voce cui si è fatto riferiment­o per decenni chiedendos­i «Cos’ha fatto l’Italia?». E lui, solo lui poteva dare la risposta radiofonic­a. Già che ci sono, ciao Nick.

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Nicolò Carosio

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