Corriere dello Sport

Fognini, altra maratona Berrettini e Sinner fuori

Vittoria in cinque set per Fabio Delusione per Matteo e il baby

- di Stefano Semeraro

Jake LaMotta e Sugar Ray Robinson, ma nella stessa persona. Sangue sulle nocche (per i cazzotti dati alla racchetta, non all’avversario) e polvere magica sulle corde. Il corpo che urla, l’anima che gode. E alla fine le vene grosse sul collo, le mani a coppa sulle orecchie. Il labiale a sferzare la torcida australe, guidata da Lleyton Hewitt, che smania sulle tribune: «Come dite? Non vi sento…».

DIECI SET. Il Fogna, delirio ed estasi, è ancora nel torneo. Ha già giocato dieci set, sette ore e 43 minuti passati in campo, ma non molla. Dopo i centimetri da pivot dello yankee Opelka, rimontato da due set sotto, ha rispedito a casa anche il testostero­ne del local hero Jordan Thompson, camminata e baffo eretto da pornostar, che si era illuso di averlo messo al tappeto. Sinner e Berrettini, l’Italia che avanza, hanno fatto check out. Fognini il maratoneta resiste.

«Il primo set l’ho vinto ma l’ho giocato malino - racconta - nel secondo sembravo Federer. Mi riusciva tutto, il guaio è che ho iniziato a pensare troppo. A inizio del terzo ho giocato un game stupido, e ho temuto che la partita mi sfuggisse. Thompson ha iniziato a fare dei numeri che vanno oltre la sua classifica (n.66, ndr) perché io avevo dolori ovunque. Credo di aver avuto 75 matchpoint. Poi per fortuna ho giocato un grande tie-break». Sintesi perfetta. Due set sopra, due sotto, un giro all’inferno prima della redenzione. Aggiungete­ci due matchpoint sprecati sul 6-5 del quinto, un warning per un gancio destro alla racchetta, il bacio spedito in punta di dita con un sorriso alla Clark Gable a chi aveva deciso di chiamargli un fallo di piede dopo quattro ore di gioco. E il rovescio lungolinea da brivido caldo con cui Fabio ha fatto partire i titoli di coda. Un centimetro prima di fnire la carica e scivolare giù dal ring. «Ma è stata una bella battaglia: meglio così che vincere in tre set facili, no?», smozzica sgherro, il cuore che ancora gli balla in gola e lo sghignazzo che urge, al microfono dell’intervista­tore.

SENSAZIONI. «Ero preoccupat­o ammette - perché avevo davvero male a piedi, al tendine destro, alla caviglia destra. Credo di aver avuto anche un calo di zuccheri. Mi sentivo spappolato. In testa mi è passato di tutto».

La morale? «Il tennis è uno sport stronzo. E io forse sto diventando vecchio». Prima della pensione c’è però c’è ancora una consegna da fare, una promessa da mantenere. In tutti gli Slam ha rimontato almeno una volta da due set sotto, in tutti gli Slam ha vinto almeno tre match al quinto set. Le statistich­e però sono zucchero filato, vanno bene a fine pasto o per scacciare la noia, ora servirebbe la ciccia vera. Un risultato da mettere in cornice e mostrare a Federico e Farah, i suoi due figli, quando saranno grandi. Flavia Pennetta, moglie e mamma, uno Slam in famiglia lo ha già portato.

OBIETTIVO. Ora tocca a papà Fabio, che nei major non è mai andato oltre i quarti, prendersi un giorno di gloria. Berrettini e Sinner l’anno scorso hanno spostato al margine dell’inquadratu­ra la sua vittoria a Montecarlo, l’ingresso nella top-10. Fabio non è uno che rosica con gli amici. Con Matteo, da quest’anno compagno di circolo all’Aniene, a Tokyo punta a giocare il doppio olimpico. Adesso però è il momento di pensare a se stesso. Il sentiero che porta lontano, nello Slam che più di tutti assomiglia a una Via Crucis - ogni turno una sofferenza - passa per un terzo turno con Guido Pella. Caviglia e anagrafe permettend­o. Il bilanco dei precedenti è 2-1 per il gaucho, ma l’ultimo se l’è preso in Davis il Fogna. «Altri cinque set? Okay, li gioco. Ma solo se mi dite che vinco.… Lui è un mancino che corre molto e gioca meglio con il rovescio, adesso però non voglio pensarci. Vediamo come mi sveglio e a che ora. Ho tanto di quel tennis nelle gambe che quasi quasi invece di venire qui mi faccio un giro in città».

Magari lo fa davvero.

Fabio vince ancora in cinque set contro l’australian­o Thompson Ora c’è l’argentino Pella nel terzo turno

«Piede, tendini caviglia: mi fa male tutto. Rigioco 5 set se so di vincere»

«Ho tanto di quel tennis nelle gambe che forse vado a fare un giro in città»

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ANSA Gioia e delusione a fine match

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