Fifa e procuratori sul tetto che scotta
Giro d’affari da 653 milioni di dollari. Un solo agente può rappresentare tre parti in causa
Quando l’estate scorsa una piccola pattuglia di tifosi della Juventus è entrata nella storia del calcio, intonando per la prima volta cori d’amore per un procuratore, come se fosse stato un trequartista, il mondo degli agenti ha capito che era arrivato il momento buono per andare alla guerra. Per questo oggi Mino Raiola si spinge a dire che «i tifosi sono con noi», mentre sfida insieme ad altri potenti signori del mercato - Jorge Mendes e Jonathan Barnett - il regolamento restrittivo che la Fifa si prepara a introdurre: stop alle rappresentanze multiple, tetto massimo alle commissioni pari al 10% del trasferimento per il club che vende, al 3% per chi compra, un altro 3% a carico del giocatore. Con chi dovrebbe stare la folla: con chi le pilota fin dentro il garage il più desiderato fra i difensori o con chi vorrebbe restringere le ampie zone grigie dentro le quali oggi si tiene il calciomercato?
DEREGULATION. Nel solo ambito dei trasferimenti internazionali 2019, agenti e mediatori hanno guadagnato una cifra vicina ai 654 milioni di dollari. È un numero triplicato in cinque anni. Se si aggiungono anche le commissioni degli acquisti a carattere nazionale, l’incasso sfiora il miliardo. Il confronto con cinque anni fa non è casuale. Dal 2015 l’attività si svolge nel più totale regime di deregulation. Non esistono più licenze e non esistono vincoli di mandato. Nell’ambito di una stessa trattativa, un solo super agente può rappresentare il club che compra, il club che vende e il calciatore. È diventata celebre la versione di Football Leaks secondo cui Raiola avrebbe incassato 49 milioni portando Pogba dalla Juventus allo United, quattro anni dopo averlo portato dallo United alla Juventus. La tratta pare sia di nuovo calda. Più parti rappresenti e più guadagni. Si moltiplicano i compensi, e solo nei romantici anche i dubbi etici. È come se in un’aula di tribunale uno stesso avvocato si occupasse dell’accusa, della difesa e delle parti lese. Il giudice non serve più. La giustizia è lui. Chi garantisce cosa?
I PATTI. Nella cena di lunedì scorso a Londra, i più potenti agenti del calcio si sono promessi sostegno reciproco contro la FIFA nel nome della libertà di impresa. Club, Leghe e Federazioni dovrebbero stare dalla parte della FIFA, ma con i procuratori ci devono lavorare. I duelli sul mercato non esistono. Esistono interessi che prima o poi convergono. Se non ora, la prossima volta. Nessuno sfida nessuno. I parametri zero? Non esistono più. C’è solo una diversa rotta per i milioni. Il costo del cartellino è passato dalle casse del club che vende alle tasche dell’agente e dei mediatori. Sotto forma di commissioni. La clausola di risoluzione? Il giocatore sceglierà magicamente di giocare per il club che avrà offerto la fetta più grande della torta al suo procuratore. Tanto al prossimo giugno c’è tempo per andare altrove, per un altro giro in cui guadagneranno tutti: chi gioca firmando un contratto più ricco, chi lo rappresenta grazie alla percentuale, chi vende con la plusvalenza.
I RUOLI. La giungla e il vecchio West si erano dati un canone più trasparente. Nel mercato i ruoli sono spesso liquidi. Si sovrappongono. I conflitti di interessi sono in realtà matrimoni di interessi. Ora che è ufficialmente vietato possedere quote di cartellini (le terze parti), ci sono agenti che cominciano ad averne nelle proprietà dei club. Come dire che potrebbero comprarsi da soli i loro stessi giocatori. Molte trattative sono capolavori di creatività, così sospette da far venire il dubbio che il calcio italiano possa finire sotto inchiesta stasera o al massimo domani, e che continui a esistere per motivi di ordine pubblico. Il mercato somiglia a una gigantesca recita in cui ognuno finge di credere che le regole siano rispettate. I giornali stanno scrivendo in modo sempre più aperto di plusvalenze fittizie, gonfiate, anche a margine di scambi improbabili. Non succede niente. C’è sempre un incarico nuovo da qualche parte per qualcuno, una consulenza, un’area scouting, un vice direttore sportivo, un coordinatore tecnico delle giovanili, tanto sono confusi i ruoli. L’importante è che tenga l’equilibrio, che non spunti uno scontento preso dalla tentazione di candidarsi a diventare il primo pentito. Uno che parla e spegne la luce alla giostra.
La deregulation voluta da Blatter e le nuove esigenze del calcio globale