Corriere dello Sport

Dalle maratone al tennis-show Il divin Fognini “spella” Pella

Pallonetti, lob controtemp­i «E al momento del calo sono rimasto calmo»

- Di Stefano Semeraro

Il Fognini “2020 edition” non è Paganini: ama ripetersi. Magari variando lo spartito. Dopo i cinque atti drammatici contro Opelka e Thompson nelle prime due repliche a Melbourne, ecco i tre set leggeri e virtuosist­ici contro uno sconcertat­o Guido Pella, pieni di acuti e di invenzioni. Una esibizione di Beltennis, invece che di Belcanto, durata “appena” due ore e dodici minuti. Per il tenore Fognini trattasi del terzo ottavo di finale raggiunto a Melbourne dopo quelli del 2014 e del 2018. Stavolta sulla strada che porta ai quarti - un traguardo che Fabio nello Slam ha raggiunto solo nel 2011 a Parigi, senza peraltro poter onorare il contratto per colpa di un infortunio - è in agguato l’infido Tennys Sandgren, numero 100 Atp (ma è una classifica bugiarda come un baritono), che invece da quelle parti nei quarti è già arrivato due anni fa, e che qualche giorno fa al secondo turno ha pugnalato le speranze di Matteo Berrettini. «Attenti, Federer e Nadal, posso battere chiunque», ha intonato con voce di sfida il biondo del Tennessee, e Fabio, che virtualmen­te è già risalito al numero 11 e che con un’altra vittoria potrebbe forse rientrare fra i primi 10, non sottovalut­a certo l’impegno.

«Se guardiamo la classifica, il favorito sono io, ma lui è un ottimo giocatore, molto pericoloso. Ha già battuto Matteo, e anche a me ha lasciato un brutto ricordo (sconfitta l’anno scorso in tre set a Wimbledon; ndr). Quindi direi che è un match alla pari».

GRANDI COLPI. La grinta e le botte di Tennys - il nome non c’entra nulla con il tennis, credeteci o no - contro i tempi rubati del maestro Fogna, che ieri ha letteralme­nte ubriacato (spellato?) il povero Guido a colpi di pallonetti. Pella, n.25 del mondo, contro Fabio l’aveva spuntata due volte, rimediando una sconfitta lontana (qualificaz­ioni di Buenos Aires 2010) e una faticatiss­ima in Davis nel 2017. Stavolta ha lottato nel primo set, e ha approfitta­to di un passaggio a vuoto di Fabio a metà del terzo. Ma non è mai riuscito a prendere in mano il match, e appena metteva il naso nei pressi della rete, voilà una candelina gentile, un lob arricciato di effetto, un controtemp­o calibrato sulla riga di fondo. Musica, oltre che tennis. Per fortuna non lunga come un’opera wagneriana.

«E’ vero, l’unica cosa che mi sono ripetuto all’inizio del terzo set è stata: Fabio, per favore, stai concentrat­o per 30-40 minuti. Poi se è bravo lui magari ci divertiamo ancora. Ho servito i primi due set in maniera incredibil­e, nel terzo è arrivato il calo, sul 5-3 sono stato bravo a rimanere calmo e a pensare solo a quello che dovevo fare». Un Fognini che dopo la seconda paternità sembra piacevolme­nte più sereno fuori campo, e capace di incanalare nella maniera giusta i momenti di nervosismo durante i match. Recuperare dopo le quasi 8 ore dei primi due turni non è stato facile («Sono andato a letto alle 4 di mattina e svegliato alle 10, non mi sono allenato un granchè»), l’obiettivo quarti, fallito nelle altre due occasioni contro Djokovic e Berdych, stavolta è alla portata. «Fatemi godere ancora un giorno. Poi penso all’americano» A come orchestrar­e una sinfonia da Slam.

Ora trova Sandgren il giustizier­e di Berrettini. E vede di nuovo la Top 10

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GETTY Fabio Fognini, 32 anni, sorride discutendo con un giudice di linea

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