Corriere dello Sport

Roma-Lazio paura di volare (e di cadere)

La madre di tutte le sfide all’Olimpico negli umori di due popoli in bilico tra gloria e timori Un derby tra l’innominabi­le obiettivo scudetto la paura di scivolare e la primazia cittadina

- di Andrea Santoni

Tutti i sogni felici si assomiglia­no fra loro, ogni incubo spaventa a suo modo. Funziona, a pensarci bene, questa ambiziosa parafrasi letteraria, confeziona­ta giusto perché in ballo c’è la madre di tutte le partite, qui nella Capitale.

Tutti i sogni felici si assomiglia­no fra loro, ogni incubo spaventa a suo modo. Funziona, a pensarci bene, questa ambiziosa parafrasi letteraria, confeziona­ta giusto perché in ballo c’è la madre di tutte le partite, qui nella Capitale. Chiudere gli occhi e “vedere” vicino lo scudetto, inseguito da 20 anni, è sensazione che potrebbe accomunare, anche se adesso appartiene solo ai laziali. La paura dell’illusione o il terrore dello smacco in questo caso possono tingersi di colori diversi, è proprio il caso di dire. Quel che è sicuro è che l’ormai prossimo derby contiene in sé uno strano miscuglio di sensazioni, dentro la pancia dei due popoli in opposizion­e: la salivazion­e febbrile di chi pregusta un trionfo che potrebbe valere tantissimo ma tace, con le mani in tasca...; l’adagio sempre valido, a prescinder­e dalle posizioni di partenza “Non succede, ma se succede...”. Con ovviamente le rituali schermagli­e tra chi spera nella legge dello sfavorito e chi confida nell’eccezione che confermi la regola. Per entrambe, comunque, l’odore della iattura come variabile sgradita. In casa Lazio, al culmine di una serie da favola, si è insidiata, proprio a tiro di derby, un’ombra legata alla “sindrome del casqué”, che ha come manifesto il rigore derapato di Immobile, supercanno­niere in stato di grazia che pure non è bastato ad evitare l’uscita dalla coppa Italia. Stessa sorte toccata alla Roma, per altro: qui la sensazione è che la squadra di Fonseca stia subendo la “zavorra della ruota frenata”: nonostante lo sforzo profuso per inseguire e risalire il gruppo, ai gialloross­i sta mancando via via la spinta decisiva di qualche asso. In questo caso il nome simbolo è quello di Zaniolo. La desolante serie di infortuni romanisti è molto più di un dato statistico. Figuriamoc­i dentro una partita come questa. Che, così carica di aspettativ­e e tensioni, potrebbe confermars­i particolar­mente accesa. Non è un caso che dal 2000 ad oggi, indicano i dati statistici comparati, nessuana partita dei cinque maggiori campionati europei, ha visto così tanti espulsi: 24! Eppure non è il “sangue” che inseguono i tifosi: meglio, molto meglio, una vittoria da grande.

INPALIO. Arrivato acerbo all’andata, il derby di domani all’Olimpico sarà una sfida della maturità che metterà di fronte due squadre già ben oltre l’età dell’innocenza in questa stagione a cavallo tra due decenni, e che adesso si chiedono reciprocam­ente un ulteriore salto in alto. Da posizioni nobili, certo, ma con una sostanzial­e differenza. Roma e Lazio hanno fatto la loro strada dal match dello scorso 1 settembre, finito in parità. Solo che alla seconda resa dei conti arrivano da posizioni inattese, se non impreviste. La squadra di Inzaghi, forte negli uomini, nelle idee e nei risultati, vola come neppure l’aquila Olimpia. Bisogna tornare a sette anni fa (2ª di ritorno), con Petkovic in panchina, per ritrovare i biancocele­sti in odore di scudetto, secondi a -3 dalla Juve (di Conte) a metà torneo. Quella stagione si concluse poi col trionfo nel derby di coppa Italia del 26 maggio 2013. Vero che più di recente (2015), il derby arrivato a fine campionato valeva il secondo posto (ma con la Juve prima lontana una ventina di punti). ll fatto significat­ivo, che segna l’umore di questo Lazio-Roma, risiede nella primazia cittadina laziale. Nell’ottennio bianconero infatti, tranne che la prima stagione (Lazio 3ª, Roma 6ª), sono sempre stati i gialloross­i a precedere alla fine i rivali. Se da una parte ci sono state le coppe diversamen­te tricolori a dare lustro alla bacheca di Lotito, è un fatto che le numerose partecipaz­ioni alla Champions da parte dei romanisti a fronte del lungo digiuno biancocele­ste sono state la parte migliore dell’essere a fianco della Roma. In questo caso la lunga volata all’Europa che conta davvero vede la Lazio benissimo piazzata, con legittime ambizioni ulteriori, che passano anche dal 12° successo di fila, mentre sull’altro fronte, non basta guardare davanti per trovare ulteriori stimoli ma serve avere due occhi anche alle spalle, anche alla luce di limiti complessiv­i fin qui decisivi. Dualità che si risolve solo vincendo e avvicinand­osi alla Lazio. A proposito di sguardi, quello di Dan Friedkin, patron in pectore della Roma, dovrà rimandare l’approccio live al suo primo derby ad altri tempi definiti. Felici o infelici? Dipenderà sempre da un sogno chiamato derby.

Nell’Ottennio Juve i biancocele­sti quasi sempre dietro i gialloross­i: ma ora...

La sfida arriva dopo la simultanea uscita dalla coppa Italia un’ombra sul match

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ANSA Il tifo gialloross­o in curva Sud nel derby d’andata...
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LAPRESSE E quello dei tifosi biancocele­sti in curva Nord

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