Corriere dello Sport

SÌ, QUESTA NAZIONALE È NEL FUTURO. TROPPO

Durissima lezione a Cardiff per l’Italia dell’esordiente c.t. Smith (0-42) Solide le fasi statiche, i giovani promettono, ma attualment­e non siamo all’altezza del Torneo

- Di Francesco Volpe

Uomini contro ragazzi, vecchi bucanieri con una benda sull’occhio contro giovani mozzi muniti di straccio e secchio. Non c’era partita sulla carta, non c’è stata sull’erba del Millennium: 42 a 0 per il Galles, cinque mete. Il rugby è uno sport brutale: chi è più forte vince. Il Sei Nazioni lo è ancora di più: non c’è pietà, si gioca con il XV migliore (772 caps i gallesi; 443 gli azzurri...), per vincere, fare il bonus e, se capita, annichilir­e l’avversario. Tra i campioni in carica, quarti all’ultima Coppa del Mondo, e l’Italia che Franco Smith s’è dovuto inventare in meno di due mesi di studio e di due settimane di raduno, c’è un oceano. Batosta prometteva­no i pronostici e batosta è stata. Non inganni il 21-0 dopo quasi un’ora, che poteva essere 21-10 con un’Italia meno sterile e sciupona. Alyn-Wyn Jones e compagni hanno giocato in quarta marcia (mai in quinta) per una ventina di minuti (14-0), in terza per il resto della gara, per poi accelerare il giusto nel finale, quando serviva la quarta meta del bonus. Poi gli azzurri si sono fatti la quinta da soli ed è calato il sipario. «E’ una dura lezione, ma ci sono anche cose positive» dice Franco Smith. Che altro dovrebbe dire?

CANTIERE. Sarà un lungo Sei Nazioni, almeno per noi. L’Italia attuale non è all’altezza, come non lo era quella di O’Shea. E’ chiusa in una gabbia dorata che frutta decine di milioni di euro l’anno, e non può uscirne neanche se volesse. Come ha sottolinea­to ieri alla BBC Michael Cheika, ex c.t. dell’Australia, «fuori dal Torneo vincerebbe a mani basse con qualsiasi altra squadra europea». La Russia in estate ne ha presi 85... Questa Nazionale perlomeno ha giovani proiettati sul futuro, ma quel futuro è tanto, forse troppo lontano: c’è tutto il tempo per bruciarli. Una testa di mischia con due ‘98 (esordienti) e due ‘97, ha fatto tribolarei­l Galles in chiusa e s’è ben battuta fuori. Polledri ieri ha dovuto portare la croce: resta un fenomeno. Minozzi là dietro è sprecato, ma all’ala è un incubo per tutti. E pian piano arriverann­o altri U.20 di qualità, mentre entro fine anno verosimilm­ente naturalizz­eremo Faiva e Ioane, tallonator­e e ala del Treviso. (niente di scandaloso: ieri il Galles ha fatto esordire un kiwi, McNicholl, e un inglese, Tompkins). Insomma, l’Italia è un cantiere.

Il compito di Smith, visibilmen­te deluso in tribuna dopo l’ultima meta (ma si può contrattac­care dai propri 22 sullo 0-35 e in pieno recupero?), sarà quello di trarre il meglio da ciò che ha, far crescere i giovani ed evitare errori come quello di Minozzi estremo (fuori dal gioco) e Sarto all’ala. Quest’ultimo non giocava a questi livelli da oltre due anni e ha sulla coscienza (è rimasto troppo stretto in difesa) le prime due mete di Adams, miglior marcatore dei Mondiali e autore di una tripletta. Può far poco invece il c.t. su due mancanze ormai croniche della nostra Nazionale: un cacciatore di palloni nei punti d’incontro (Tipuric e Wainwright ci hanno spiegato come si fa) e un centro capace di svellere la prima ridotta (in attesa di Mori, 19 anni). Interessan­te la tattica della doppia apertura, che consente di inserire la verve e la qualità di Canna accanto a due mediani un po’ monocorde come Braley e Allan: il n.10 delle Zebre è stato tra i migliori azzurri, anche in difesa.

STERILI. Sulla partita poco da dire. C’è stata per mezzora, durante la quale il peggiore è stato di gran lunga l’arbitro Pearce (sei calci a uno per il Galles). L’Italia ha avuto più di quel che sperava dalle fasi statiche, ma ha attaccato in modo velleitari­o, senza poggiare su un efficace avanzament­o, passandosi la palla in orizzontal­e a difesa schierata. All’intervallo, le statistich­e reciterann­o: Galles nei 22 avversari per il 27% del tempo, Italia per il 5%... Così segnare è dura. E infatti, tolte un paio di penaltouch­e e una mischia a 5 metri, il taccuino non registra occasioni azzurre.

I rossi accendono il Millennium, sempre molto infiammabi­le al 18’ su azione da prima fase (imperdonab­ile) e al 30’ su un classico “numero” di Biggar per Adams (assist sotto le gambe). La ripresa, gettato alle ortiche qualche minuto sotto i pali avversari, è stato un cupio dissolvi azzurro.

Mancano chili per l’attacco ed esperti nella caccia all’ovale Tre mete di Adams

«Abbiamo fatto errori, ma questa era la prima partita assieme. In Italia ci sono tanti giocatori interessan­ti»

Franco Smith, 47 anni nuovo c.t. azzurro

«L’Italia non può uscire dal Sei Nazioni: con tutte le altre nazionali europee vincerebbe a mani basse»

Michael Cheika, 52 anni ex c.t. dell’Australia

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GETTY IMAGES L’ala gallese Josh Adams, 24 anni, segna la sua terza meta personale, la quinta per i suoi, ieri al Millennium contro l’Italia
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