Corriere dello Sport

Dries, una leggenda da Principato

- Di Antonio Giordano

E ora che gli occhi sono pieni di un altro capolavoro, non rimane che aspettare il «giorno del giudizio», attendere che la stella illumini ancora questo macrocosmo e poi, perdendosi tra i frammenti della memoria, scovare l’istante in cui la Storia «fascerà» Mertens. Centoventi gol, spalmati in sette anni, in una galleria ch’è colma d’abbagliant­i opere d’arte che sfilano di nuovo in quella parabola capace di schiudere all’immensità: centoventi gol, con la ricercata naturalezz­a di un artista, un uomo che ha vissuto due volte, e la seconda gliela ha cucita addosso Sarri, senza negarsi nulla.

MAREK, ECCOMI. Cagliari è la sua isola del tesoro e lo diventa (statistica­mente) l’11 dicembre del 2016, quando lo scugnizzo si straccia di dosso ogni apparente inibizione, sistema una tripletta come un arcobaleno e comincia a scalare la storia del Napoli, quella che «ruberà» con quel sorriso accattivan­te con cui qualche fese fa ha avvisato Marek Hamsik nel cuore di quella città inevitabil­mente divisa a metà, appena quattro mesi fa: «Vedrai che ti prenderò». Un gol è un dettaglio marginale che va incastrato in quest’estasi che si trasforma in tormento, perché quando arriverà giugno e quel contratto scadrà, Napoli potrà ondeggiare nella malinconia per un addio che rientra (rientrereb­be) nelle dinamiche economiche d’uno svincolato a costo zero al quale il Monaco offre quindici milioni per due anni (cinque per farlo firmare, altri dieci per gustarselo) e al quale De Laurentiis, ostinatame­nte intenziona­to a tener con sé, ha offerto nove milioni secchi e la possibilit­à di restare a Palazzo Donn’Anna, facendone una scelta di vita, inevitabil­mente di cuore.

E IL PROSSIMO? Però ormai ci siamo, c’è solo da provare a immaginare cosa s’inventerà per agganciare il «capitano» e come invece tenterà di abbellirsi per l’incoronazi­one, che sta (ovviamente) a due prodezze dal suo destro incantevol­e. Mertens è pallonetti alla Maradona (al Torino, al San Paolo; alla Lazio, all’Olimpico), è conversion­i per innamorati del calcio, è la sublimazio­ne del centravant­i in chiave antica e anche moderna, è quel genio che Gattuso incatenere­bbe a sé, per sempre, in una squadra da costruire intorno a veroniche e graziosi merletti. Mertens è in due anime, la prima, nel suo triennio da esterno (e spesso alternativ­o a Insigne) contiene «appena» 34 gol; poi, quando va a riempire l’area della sua presenza, una fisicità tecnica ch’è ricca di eleganza, di uno stile personale che diviene sciccheria allo stato pure, aggiunge queste 86 reti che lo introducon­o nell’eternità.

Il Monaco gli offre quindici milioni per due anni DeLa, invece, nove

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Mertens festeggiat­o da Zielinski

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