Dries, una leggenda da Principato
E ora che gli occhi sono pieni di un altro capolavoro, non rimane che aspettare il «giorno del giudizio», attendere che la stella illumini ancora questo macrocosmo e poi, perdendosi tra i frammenti della memoria, scovare l’istante in cui la Storia «fascerà» Mertens. Centoventi gol, spalmati in sette anni, in una galleria ch’è colma d’abbaglianti opere d’arte che sfilano di nuovo in quella parabola capace di schiudere all’immensità: centoventi gol, con la ricercata naturalezza di un artista, un uomo che ha vissuto due volte, e la seconda gliela ha cucita addosso Sarri, senza negarsi nulla.
MAREK, ECCOMI. Cagliari è la sua isola del tesoro e lo diventa (statisticamente) l’11 dicembre del 2016, quando lo scugnizzo si straccia di dosso ogni apparente inibizione, sistema una tripletta come un arcobaleno e comincia a scalare la storia del Napoli, quella che «ruberà» con quel sorriso accattivante con cui qualche fese fa ha avvisato Marek Hamsik nel cuore di quella città inevitabilmente divisa a metà, appena quattro mesi fa: «Vedrai che ti prenderò». Un gol è un dettaglio marginale che va incastrato in quest’estasi che si trasforma in tormento, perché quando arriverà giugno e quel contratto scadrà, Napoli potrà ondeggiare nella malinconia per un addio che rientra (rientrerebbe) nelle dinamiche economiche d’uno svincolato a costo zero al quale il Monaco offre quindici milioni per due anni (cinque per farlo firmare, altri dieci per gustarselo) e al quale De Laurentiis, ostinatamente intenzionato a tener con sé, ha offerto nove milioni secchi e la possibilità di restare a Palazzo Donn’Anna, facendone una scelta di vita, inevitabilmente di cuore.
E IL PROSSIMO? Però ormai ci siamo, c’è solo da provare a immaginare cosa s’inventerà per agganciare il «capitano» e come invece tenterà di abbellirsi per l’incoronazione, che sta (ovviamente) a due prodezze dal suo destro incantevole. Mertens è pallonetti alla Maradona (al Torino, al San Paolo; alla Lazio, all’Olimpico), è conversioni per innamorati del calcio, è la sublimazione del centravanti in chiave antica e anche moderna, è quel genio che Gattuso incatenerebbe a sé, per sempre, in una squadra da costruire intorno a veroniche e graziosi merletti. Mertens è in due anime, la prima, nel suo triennio da esterno (e spesso alternativo a Insigne) contiene «appena» 34 gol; poi, quando va a riempire l’area della sua presenza, una fisicità tecnica ch’è ricca di eleganza, di uno stile personale che diviene sciccheria allo stato pure, aggiunge queste 86 reti che lo introducono nell’eternità.
Il Monaco gli offre quindici milioni per due anni DeLa, invece, nove