La Wierer fa impazzire una valle compresa nonna Burgl, 86 anni
Nel 2019 la prima Coppa del Mondo adesso l’oro in Italia. Il dt Curtaz: «Come un successo olimpico»
Nella Valle d’Anterselva risuona l’Inno di Mameli. Non era mai successo nelle cinque edizioni iridate tenutesi in questa cattedrale del biathlon che un azzurro si mettesse al collo la medaglia del metallo più prezioso. È accaduto ieri sera, al termine di una giornata magica che ha visto la ragazzina di Rasun di Sotto diventare la nuova campionessa iridata dell’inseguimento.
E pensare che 13 anni fa, Dorothea Wierer aveva vissuto i Mondiali di casa da apripista, sognando un giorno di poter lottare in prima persona per l’oro. Ieri, nonostante una grande maggioranza tedesca, tutta la Südtirol Arena è andata in visibilio per lei. Che fosse una predestinata lo si era capito sin da juniores, quando ai Mondiali giovanili di Nove Mesto 2011 aveva centrato tutti e tre gli ori individuali e trascinato le compagne all’argento in staffetta.
BATOSTE PREZIOSE. «La maturazione è arrivata però quando è entrata in squadra A - precisa Fabrizio Curtaz, dt dal 2009 e fautore del miracolo italiano - Prendendo qualche batosta, ha capito che doveva allenarsi di più». D’altronde, già da piccina aveva seguito le orme famigliari e in casa tutti facevano biathlon e ieri (a par86 te mamma Irmgard impegnata a fare la nonna), nessuno ha voluto mancare: c’erano papà Alfred, le sorelle Magdalena e Caroline coi cappelli da funghetto e i fratelli Robert e Richard. Quest’ultimo, che è stato l’unico della famiglia a non fare mai biathlon, optando per l’officina da fabbro del nonno, ha però precisato: «La tifosa più scatenata è nonna Burgl di anni. Guarda tutte le gare alla tv e dopo la Medal Plaza festeggeremo a casa sua a Rasun di Sotto».
La piccola valle altoatesina diventerà un luogo di pellegrinaggio, grazie alla campionessa a cui meriterebbe di essere intitolata. Lo scorso anno, Doro ha ghermito la prima Coppa del Mondo della storia azzurra, quest’anno ha bissato l’oro mondiale dell’inverno passato, ma l’ha fatto in casa, una medaglia che ha un sapore speciale per lei e il movimento. «Vale come un oro olimpico, forse anche di più aggiunge Curtaz - Dopo Vancouver 2010 siamo ripartiti da zero e, nella crescita di questo gruppo abbiamo avuto bisogno di ogni singolo bronzo per arrivare a questo momento magico».
COME L’EFFETTO TOMBA. Doro è quello che Alberto Tomba è stato per lo sci alpino: grazie a lei in Italia è impazzata la biathlon-mania. Oltre alle medaglie (10 nelle grandi rassegne internazionali, 8 ai Mondiali e 2 alle Olimpiadi), la finanziera altoatesina ha contagiato tutti con la sua bellezza e la sua simpatia. Non si è mai vergognata della sua «r» moscia, non ha mai nascosto la passione per trucco e tacchi a spillo e non ha avuto esitazioni a dire di no quando le è stato chiesto se avesse voluto posare senza veli su Playboy russo. Una donna decisa, come conferma chi la conosce meglio di tutti. «Il primo passo quando ci siamo conosciuti l’ha fatto lei - rivela il marito Stefano - Quella Doro che mi ha fatto innamorare è maturata sia come atleta sia come donna. Ora è il faro del nostro biathlon, ma a volte non se ne rende neanche conto. Pensare che non si ricorda nemmeno i podi, ci penso io a farlo, oppure vado su Wikipedia a controllare...».