Corriere dello Sport

CICCONE APRE IN FANFARA

L’abruzzese fa subito centro a Laigueglia Ha staccato i compagni di fuga a 10 km dalla fine. Poi la dedica alla madre malata

- Di Alessandra Giardini

Il mare corre sulla destra della strada, alla rovescia di come siamo abituati a vederlo sul traguardo della Milano-Sanremo. Quando passa sotto lo striscione dell’ultimo chilometro, Giulio Ciccone guarda negli occhi la telecamera come farebbe il protagonis­ta di un film, la star, urla «mamma» e le manda un bacio. Lei, Silvana, lo sta guardando in television­e e quella che vede è la sua trama preferita: quando mancavano dieci chilometri alla fine il suo Giulio ha dato un’accelerata e ha lasciato lì i suoi compagni di fuga, salita poi discesa con il vento in faccia poi ancora salita, fino a quell’ultimo chilometro da usare come un tappeto rosso, la passerella per farsi applaudire dalla gente, un ultimo sguardo all’indietro per vedere se qualcuno può arrivare, no, non ce la fanno più, gli occhiali tolti e lanciati alla folla come già a Ponte di Legno, il braccio alzato a indicare che il vincitore è uno, lui. «La dedica è per la mia mamma, che sta lottando per guarire. Avevo già provato l’anno scorso a fine stagione dopo la sua malattia, però ero un po’ stanco dopo Giro e Tour e non sono riuscito a vincere. Volevo farle questo regalo, ce l’ho fatta alla prima gara».

FURBIZIA. Ponte di Legno era il Giro d’Italia, era la giornata di tregenda del Mortirolo, era l’epica di un traguardo da consegnare alla storia, e Giulio ci era arrivato da eroe, tremando di tempesta, con le labbra viola e un giornale sul petto che non era bastato a proteggerl­o. Questa vittoria a Laigueglia, 8 mesi e 19 giorni più tardi, non sarà storia ma è molto più importante di quanto possa sembrare.

Vincere al debutto stagionale non è mai facile: nelle gambe ci sono ancora i 12 giorni in altura ma in compenso manca il ritmo, l’abitudine alla gara. Vincere la prima gara dell’anno è qualcosa che consola, rassicura, dà fiducia e mette benzina in quella macchina delicata e complessa che è un corridore. «Ringrazio uno per uno gli altri ragazzi della Nazionale: sono giovani, avranno un bel futuro».

Il suo passa dalla prima gara al fianco di Vincenzo Nibali, da mercoledì a domenica in Algarve. Poi la nuova coppia correrà Tirreno-Adriatico e Sanremo, cercherà altro fondo con un secondo periodo in quota, infine si rivedrà in gara al Tour of the Alps e alla Liegi prima di debuttare al Giro. «Ho lavorato con lui due settimane e sapevo di avere una buona condizione, ma il tratto pianeggian­te dopo la discesa onestament­e mi faceva un po’ paura. Ci tenevo a essere competitiv­o, ma essendo la prima corsa hai sempre un po’ di dubbi alla partenza. Forse sono stato un po’ furbo nell’ultima salita perché Diego Rosa pensava di essere il più forte e ha tirato un po’ di più. L’anno scorso sicurament­e avrei sbagliato, a forza di sentirmelo dire sono diventato un po’ più astuto. Si dice così vero?». Si dice così. E si fa così.

ORDINE D’ARRIVO - 57° Trofeo Laigueglia (202 km) 1 Giulio CICCONE (Nazionale) in 5h10'27, media 39,040 km/h; 2 Hailu (Eri) a 32"; 3 Rosa st; 4. Vendrame a 1'17"; 5. Rota st.

TERZO VIVIANI. Come un anno fa il tedesco Pascal Ackermann di prende la Clasica di Almeria battendo in un lunghissim­o sprint Kristoff, Viviani e Pasqualon.

«Volevo farle un regalo così, ci sono riuscito alla prima occasione»

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BETTINI L’arrivo solitario di Giulio Ciccone, 25 anni, ieri a Laigueglia
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