SANTA LAZIO!RINO
È la grande novità della lotta scudetto: ribalta con Immobile e Sergej il gol di Young, batte i nerazzurri nello spareggio dell’Olimpico e assedia a un punto la Signora che supera il Brescia con Dybala e Cuadrado
Balice, Bonsignore Ercole, Patania Pinna, Polverosi Ramazzotti e Rindone
Sventolano le bandiere, suonano i clacson, è una notte di festa e di gloria per i sessantamila dell’Olimpico, mai così pieno di amore. Il sogno, inatteso e non calcolato, si chiama scudetto. Inzaghi e la Lazio hanno piazzato il sorpasso, schienando anche Conte e balzando al secondo posto con un solo punto di ritardo dalla Juve. Un’altra rimonta, dopo il guizzo di Young a un sospiro dall’intervallo, ribaltando l’Inter con i due gol firmati nella ripresa da Immobile su rigore e da Milinkovic. Un successo limpido, figlio del gioco ma anche del cuore e della capacità di battersi su ogni pallone. E’ stato un combattimento lungo cento minuti e Inzaghi l’ha vinto sul terreno preferito da Conte, quello delle motivazioni feroci, senza dimenticare il gioco e le proprie qualità. Se la Lazio si è imposta sfruttando due fuoriclasse come Milinkovic e Luis Alberto, l’ex ct azzurro dovrebbe spiegare perché continua a rinunciare a un asso come Eriksen, sganciato solo nel finale, quando doveva rimontare. Anche Lautaro è rimasto sacrificato a lungo in marcatura su Leiva. A Conte bastava il pareggio e voleva colpire di rimessa, come è successo con Young ma non nel secondo tempo, quando è stato schiacciato dalla reazione prepotente della Lazio, senza mai ripartire. La svolta con l’ingresso di Lazzari e il trasloco di Marusic a sinistra, dove Jony aveva sofferto troppo la spinta di Candreva. La Lazio ha allungato l’imbattibilità a 19 giornate consecutive, un girone intero da prima della classe. Conte sinora aveva perso solo con la Juve: per lo scudetto ora dovrà rimontarne due con il rischio, tra due settimane all’Allianz, di ritrovarsi già fuori.
MOSSE. La partita a scacchi tra Inzaghi e Conte è iniziata con le manovre di disturbo. Caicedo in prima battuta e Immobile si dedicavano alla marcatura di Brozovic e lasciavano il giro palla, lento e incerto, a Godin, Skriniar e De Vrij, fischiatissimo dall’Olimpico. Oscurato il play croato, l’Inter faticava a salire. La Lazio, invece, usciva benissimo a sinistra. Lukaku guardava Acerbi, ma Radu era libero e Luis
Alberto si faceva trovare più arretrato del solito. Proprio in quel modo, cambiando gioco, è stato liberato Milinkovic al tiro. Il serbo ha preso la mira e ha sganciato un destro potentissimo dai 25 metri, respinto dalla traversa.
PESO. La Lazio aveva più palleggio e precisione nei passaggi (258 all’intervallo di cui l’88% riusciti), ma dopo una ventina di minuti si è cominciata a vedere la differenza di peso e di fisicità. Conte ha spostato il gioco su tutti i suoi pesi massimi, sistemati sul centro-destra. Mancava Lulic. Assenza pesantissima. Jony ha un buon piede sinistro, ma non la corsa per tenere tutta la fascia ed è entrato in difficoltà quando Candreva ha cominciato a martellarlo. Radu restava stoicamente aggrappato alle spalle di Lukaku. Vecino contrastava Luis Alberto, Barella incrociava Milinkovic. Tutto il primo tempo si è giocato su quella fascia. Sul versante opposto Marusic e Young non si sono mai visti sino all’azione del primo gol. Troppo forte il cross di Jony, Caicedo non lo ha intercettato e l’Inter è ripartita. Lo spagnolo, stanco e annebbiato, si è fermato senza rientrare. La Lazio era scoperta, spaccata in due. Young ha pescato Candreva e sulla sassata respinta di pugno da Strakosha è andato a segnare, anticipando Marusic.
DOPPIETTA. La Lazio ha avuto la forza di reagire e trovare il pari subito dopo l’intervallo grazie alla classe dei suoi tenori. Milinkovic si è inserito un’altra volta, Luis Alberto lo ha visto e scodellato un pallone su cui Padelli è uscito male, De
LAZIO
Vrij è franato addosso a Immobile. Inevitabile il rigore trasformato da Ciro. Quel gol ha trasformato e “liberato” i biancocelesti. Simone ha tenuto in campo Leiva e Luiz Felipe (ammoniti) e ha optato per il doppio cambio: fuori Jony per Lazzari e Caicedo per Correa, spostando Marusic. Ora la Lazio, trascinata dall’Olimpico, era dentro la partita con le idee, con la forza, il contrasto, il talento di cui dispone. Lazzari
ha conquistato l’angolo da cui è nato il raddoppio firmato da Milinkovic. Un pallone difeso di prepotenza nel mischione e infilato in rete dal serbo.
ASSEDIO. Gli ultimi venti minuti più recupero sono stati da cuore in gola. Conte ha tolto Candreva e Borozovic e ha inserito Moses ed Eriksen (3-4-1-2), poi anche Sanchez passando alla difesa a quattro. Il danese è entrato con una botta respinta da Strakosha e creando un paio di occasioni. Inzaghi si è giocato l’ultima carta con Cataldi per Leiva. La Lazio avrebbe potuto segnare il terzo, Correa ha sprecato, miracolo di Padelli su Immobile. Acerbi, nel lunghissimo recupero, si è immolato su Lukaku prima che esplodesse il delirio scudetto dell’Olimpico.