Corriere dello Sport

SANTA LAZIO!RINO

È la grande novità della lotta scudetto: ribalta con Immobile e Sergej il gol di Young, batte i nerazzurri nello spareggio dell’Olimpico e assedia a un punto la Signora che supera il Brescia con Dybala e Cuadrado

- Di Fabrizio Patania

Balice, Bonsignore Ercole, Patania Pinna, Polverosi Ramazzotti e Rindone

Sventolano le bandiere, suonano i clacson, è una notte di festa e di gloria per i sessantami­la dell’Olimpico, mai così pieno di amore. Il sogno, inatteso e non calcolato, si chiama scudetto. Inzaghi e la Lazio hanno piazzato il sorpasso, schienando anche Conte e balzando al secondo posto con un solo punto di ritardo dalla Juve. Un’altra rimonta, dopo il guizzo di Young a un sospiro dall’intervallo, ribaltando l’Inter con i due gol firmati nella ripresa da Immobile su rigore e da Milinkovic. Un successo limpido, figlio del gioco ma anche del cuore e della capacità di battersi su ogni pallone. E’ stato un combattime­nto lungo cento minuti e Inzaghi l’ha vinto sul terreno preferito da Conte, quello delle motivazion­i feroci, senza dimenticar­e il gioco e le proprie qualità. Se la Lazio si è imposta sfruttando due fuoriclass­e come Milinkovic e Luis Alberto, l’ex ct azzurro dovrebbe spiegare perché continua a rinunciare a un asso come Eriksen, sganciato solo nel finale, quando doveva rimontare. Anche Lautaro è rimasto sacrificat­o a lungo in marcatura su Leiva. A Conte bastava il pareggio e voleva colpire di rimessa, come è successo con Young ma non nel secondo tempo, quando è stato schiacciat­o dalla reazione prepotente della Lazio, senza mai ripartire. La svolta con l’ingresso di Lazzari e il trasloco di Marusic a sinistra, dove Jony aveva sofferto troppo la spinta di Candreva. La Lazio ha allungato l’imbattibil­ità a 19 giornate consecutiv­e, un girone intero da prima della classe. Conte sinora aveva perso solo con la Juve: per lo scudetto ora dovrà rimontarne due con il rischio, tra due settimane all’Allianz, di ritrovarsi già fuori.

MOSSE. La partita a scacchi tra Inzaghi e Conte è iniziata con le manovre di disturbo. Caicedo in prima battuta e Immobile si dedicavano alla marcatura di Brozovic e lasciavano il giro palla, lento e incerto, a Godin, Skriniar e De Vrij, fischiatis­simo dall’Olimpico. Oscurato il play croato, l’Inter faticava a salire. La Lazio, invece, usciva benissimo a sinistra. Lukaku guardava Acerbi, ma Radu era libero e Luis

Alberto si faceva trovare più arretrato del solito. Proprio in quel modo, cambiando gioco, è stato liberato Milinkovic al tiro. Il serbo ha preso la mira e ha sganciato un destro potentissi­mo dai 25 metri, respinto dalla traversa.

PESO. La Lazio aveva più palleggio e precisione nei passaggi (258 all’intervallo di cui l’88% riusciti), ma dopo una ventina di minuti si è cominciata a vedere la differenza di peso e di fisicità. Conte ha spostato il gioco su tutti i suoi pesi massimi, sistemati sul centro-destra. Mancava Lulic. Assenza pesantissi­ma. Jony ha un buon piede sinistro, ma non la corsa per tenere tutta la fascia ed è entrato in difficoltà quando Candreva ha cominciato a martellarl­o. Radu restava stoicament­e aggrappato alle spalle di Lukaku. Vecino contrastav­a Luis Alberto, Barella incrociava Milinkovic. Tutto il primo tempo si è giocato su quella fascia. Sul versante opposto Marusic e Young non si sono mai visti sino all’azione del primo gol. Troppo forte il cross di Jony, Caicedo non lo ha intercetta­to e l’Inter è ripartita. Lo spagnolo, stanco e annebbiato, si è fermato senza rientrare. La Lazio era scoperta, spaccata in due. Young ha pescato Candreva e sulla sassata respinta di pugno da Strakosha è andato a segnare, anticipand­o Marusic.

DOPPIETTA. La Lazio ha avuto la forza di reagire e trovare il pari subito dopo l’intervallo grazie alla classe dei suoi tenori. Milinkovic si è inserito un’altra volta, Luis Alberto lo ha visto e scodellato un pallone su cui Padelli è uscito male, De

LAZIO

Vrij è franato addosso a Immobile. Inevitabil­e il rigore trasformat­o da Ciro. Quel gol ha trasformat­o e “liberato” i biancocele­sti. Simone ha tenuto in campo Leiva e Luiz Felipe (ammoniti) e ha optato per il doppio cambio: fuori Jony per Lazzari e Caicedo per Correa, spostando Marusic. Ora la Lazio, trascinata dall’Olimpico, era dentro la partita con le idee, con la forza, il contrasto, il talento di cui dispone. Lazzari

ha conquistat­o l’angolo da cui è nato il raddoppio firmato da Milinkovic. Un pallone difeso di prepotenza nel mischione e infilato in rete dal serbo.

ASSEDIO. Gli ultimi venti minuti più recupero sono stati da cuore in gola. Conte ha tolto Candreva e Borozovic e ha inserito Moses ed Eriksen (3-4-1-2), poi anche Sanchez passando alla difesa a quattro. Il danese è entrato con una botta respinta da Strakosha e creando un paio di occasioni. Inzaghi si è giocato l’ultima carta con Cataldi per Leiva. La Lazio avrebbe potuto segnare il terzo, Correa ha sprecato, miracolo di Padelli su Immobile. Acerbi, nel lunghissim­o recupero, si è immolato su Lukaku prima che esplodesse il delirio scudetto dell’Olimpico.

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ANSA Il sinistro vincente di Milinkovic. Sotto la Sud aveva punito anche la Juventus
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