Marusic sblocca dopo 2’ Criscito prova a riaprirla
Non è più un sogno. Un’altra conferma dopo il sorpasso sull’Inter. Inzaghi e la Lazio corrono per lo scudetto e promettono di continuare sino all’ultima giornata, come hanno dimostrato ieri in Liguria. Tre gol per schienare il Genoa di Nicola, uscito tra gli applausi di Marassi, e restare incollati alla Juve. La risposta a Ronaldo è arrivata da Marusic, da Cataldi e ovviamente da Immobile, bomber e leader infinito per la capacità di abbinare corsa e generosità a una pericolosità sotto porta che regge il confronto con i più grandi d’Europa, compreso il fuoriclasse portoghese. Ventesimo risultato utile consecutivo (16 vittorie e 4 pareggi), quattromila laziali in festa nella domenica in cui il campionato è stato stravolto dal coronavirus. Successo pesantissimo. Come si sapeva, non è stata una passeggiata. Il Genoa, dentro il suo stadio pieno di passione, è rimasto aggrappato alla partita con la forza, il carattere e l’organizzazione trovata da Nicola. Era imbattuto da quattro giornate e per tre volte non aveva preso gol. Prima Cassata e poi il rigore provocato da Pandev e trasformato da Criscito hanno tenuto in bilico il risultato sino ai cinque, lunghissimi, minuti di recupero. Salvezza possibile continuando con la stessa intensità. Una palla sporca o un errore avrebbero consentito, con un colpo di fortuna, la rimonta, ma sarebbe stata una beffa per la Lazio, che per due o tre volte ha mancato l’occasione per chiudere il conto con il quarto gol.
FORZA. E’ l’anno buono se vinci nel giorno in cui ti manca Luiz Felipe e Acerbi si ferma nel riscaldamento. Lo ha sostituito Vavro e la difesa non ne ha risentito, presa per mano da Radu, protetta da Leiva e con Patric sempre più sicuro. Inzaghi non ha sbagliato una mos
sa e neppure l’impostazione, favorito dal gol più veloce del suo campionato (un minuto e quaranta secondi) realizzato di prepotenza da Marusic. Uscita e lancio di Radu, il montenegrino ha sorpreso Masiello e Soumaoro, sfruttando l’assist di Caicedo. La Lazio, in vantaggio, ha provato a gestire e a chiudersi dietro la linea della palla, limitando i rischi. Milinkovic soffriva Cassata, ma Luis Alberto riusciva a sfuggire ai tacchetti ruvidi di Behrami. Schone distribuiva il gioco, assistito in costruzione da Biraschi e Masiello. Il Genoa faceva spiovere palloni in area. Così Favilli ha colpito il palo di testa nell’unica occasione creata da palla inattiva, ma Perin ha evitato il raddoppio di Caicedo.
EMOZIONI. La Lazio voleva chiuderla e l’avvio dopo l’intervallo è stato accecante. Immobile volante, destro a giro di Luis Alberto e al terzo tentativo è arrivato il raddoppio, firmato dal centravanti azzurro. Scaltro e opportunista, Ciro ha ripreso palla dopo il contrasto Caicedo-Soumaoro e l’ha piazzata nell’angolo. Simone ha tolto Leiva (ammonito) e Caicedo (stanco) e solo un calo di tensione ha permesso al Genoa di riaprire la partita. Bellissimo il destro all’incrocio di Cassata. Cataldi era in ritardo, ma non si è accartacciato sul proprio errore, reagendo alla grande, non solo per il modo in cui ha disegnato il gioiello su punizione del 3-1. Milinkovic stava crescendo, ma Luis Alberto si è rivelato ancora decisivo per scuotere la Lazio e rispondere agli assalti del Grifone. Correa si è divorato il quarto. Nicola non si era arreso. Aveva già messo dentro Iago Falque e Pandev scalando Cassata sulla fascia destra (3-4-3) per l’assalto. A un sospiro dal novantesimo, Lazzari ha stoppato con il braccio il cross dell’ex laziale. Controllo Var e rigore del 2-3, ma niente rimonta nonostante gli ultimi brividi. La Lazio aveva alzato il suo muro da scudetto.