Corriere dello Sport

Se i leader fanno i leader

- di Giancarlo Dotto

Squadra convinta e padrona. La Roma che non si era quasi mai vista nel 2020. I novanta minuti del derby e poco altro, qualche barlume giovedì con il Gent prima del grande, fischiatis­simo strizzone finale. L’ultimo Lecce di Liverani suonava minaccioso. Ebbene, sopraffatt­o fisicament­e e tecnicamen­te, nel pressing e nel tocco, nelle idee e nelle intenzioni. Seconda vittoria consecutiv­a all’Olimpico e bella sorsata di gas euforico. Da non buttare quando le vacche sono magre. E ora? Ci risiamo? Riparte la ruota delle illusioni? Il ritorno con i belgi tra quattro giorni e il Cagliari domenica in trasferta diranno se il destino della Roma è quello assurdo della pietra di Sisifo, rotolare a valle ogni volta che vede la cima.

Nel caos e nel dubbio, Fonseca sceglie di affidarsi e fidarsi dei soliti noti, aggiungend­o Under a destra e un Mkhitaryan tra le linee. Fa bene. Quando i leader fanno i leader, il resto obbedisce volentieri. Su tutti un monumental­e Smalling, tornato ai suoi non replicabil­i livelli. L’indispensa­bile Dzeko che sappiamo, sempre più ispirato a un finale di carriera da regista avanzato, ma senza dimenticar­e il vecchio mestiere e più che mai felice di farlo. Quando marca il 3 a 0 (raggiunto Montella nello score romanista di tutti i tempi) i suoi compagni sono più felici di lui, segno di quanto il bosniaco sia anche il padrone emotivo di questa squadra (lo fa capire agli stessi tifosi quando, uscendo, impone la fascia al braccio di Kolarov). A proposito, notevoli tracce di vita sul pianeta Aleksandar, assist a ripetizion­e, la corsa tornata fluida e il gol del 4 a 0, fortissima­mente voluto e meritato.

Buone notizie arrivano anche dal turco e dall’armeno. Cengiz fa fatica a farsi amare da Fonseca, ma sta mettendo mattone su mattone. Talento vero in una squadra svuotata di talento. Il miglior Michi gialloross­o di sempre fa capire e finalmente mostra, tra assist e gol, quanto potrebbe essere decisivo, in asse con Dzeko, per un finale di stagione in cui almeno due obiettivi primari sono ancora tutti da scrivere. I progressi di Mancini, di Veretout, dello stesso Bruno Peres, la conferma del giovane Perez, da seguire con attenzione, dimostrano quanto sia la squadra a trascinare i singoli. Più che mai vero, il concetto, per Pellegrini. Il tempo giocato non resta memorabile ma aveva importanti segnali di rabbia e di reazione. C’è da essere ottimisti. Lorenzo sta tornando, Diawara e Zaniolo torneranno.

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