Corriere dello Sport

IL BOLOGNA DI MIHA DEVE OSARE SEMPRE

Il coraggio e lo spirito combattivo del tecnico hanno dato alla squadra forza e voglia di non mollare mai

- Di Claudio Beneforti

Dire che il Bologna è Sinisa con il tempo è diventato quasi riduttivo, meglio sottolinea­re come il Bologna sia sempre più come Sinisa. «Da quando nel gennaio del 2019 è arrivato Mihajlovic non conosciamo il significat­o delle parole difficoltà e ostacolo, con il passare delle settimane ci ha inculcato nella testa di dover essere coraggiosi e di non aver mai paura di niente e di nessuno», più di un’assicurazi­one quella di Andrea Poli è la chiave di lettura di una squadra che non molla mai e che gioca a immagine e somiglianz­a del suo condottier­o. E non è un caso che il Bologna sia dietro solo alla Lazio per quanto riguarda i gol segnati nei minuti di recupero, cinque per i giocatori di Miha e 6 per quelli di Simone Inzaghi. E qui arriva un pensiero di Rodrigo Palacio per evidenziar­e quanto questa squadra creda nelle proprie possibilit­à. «Non abbiamo mai perso la fiducia, mancava sempre meno alla fine della partita, ma abbiamo continuato a crederci, e alla fine il gol del pareggio è arrivato». Nonostante in campo ci fossero un ragazzo del 2002 e un altro nato il 26 dicembre del 2001, e cioè Baldursson e Juwara, e nonostante anche che l’area dell’Udinese fosse presidiata da autentici corazzieri, con tanti chilogramm­i e centimetri in più dei giocatori del Bologna.

MAI ARRENDERSI. E il bello deve ancora venire, perché nelle parole di Emilio De Leo c’è un altro concetto che da un anno a questa parte è salito sul trono a Casteldebo­le. «Per certi versi Sinisa era contento del pareggio, ma per altri sperava che arrivasse prima, perché questa partita avrebbe voluta vincerla». Come d’altra parte avrebbero voluta vincerla anche Poli e Palacio, perché non è solo incontenta­bile Miha, sono diventati incontenta­bili anche i suoi giocatori. E sapete il motivo per il quale i giocatori rossoblù sarebbero pronti a seguire Sinisa anche in capo al mondo? Perché è il primo a dare l’esempio. In tutto. A cominciare dall’infinito coraggio che ha, e ci limitiamo a quello relativo al pallone. Prendete sabato contro l’Udinese: a un certo punto ha mandato in campo Baldursson e più avanti ha tolto Poli (che fino a quel momento aveva fatto molto bene) per far entrare Juwara, straconvin­to che avrebbero cambiato la partita, al di là dei numeri bassi della loro carta di identità. E così è stato.

IL CORAGGIO AL POTERE. A esempio, volete sapere perché Baldursson è stato preferito agli altri giovani centrocamp­isti presenti in panchina? Perché come ha rimarcato De Leo alla fine dei giochi è quello che più era entrato nel corso della settimana dentro la squadra sotto il profilo dell’intensità, dell’aggressivi­tà e delle responsabi­lità che ciascuno deve prendersi. Per un motivo su tutti: Sinisa non vuole giocatori che si limitino a fare il compitino, anche nelle giocate uno deve per forza avere coraggio, altrimenti finisce per stare a guardare. E tutti i rossoblù sanno bene che Miha non scherza, lui non è uno che parla in un modo e poi razzola in un altro. Come ha detto chiarament­e ieri mattina prima dell’allenament­o di scarico. In pratica, il suo pensiero è stato questo: il pareggio contro l’Udinese è da accogliere con soddisfazi­one alla luce della grande emergenza con la quale il Bologna ha dovuto convivere, ma la squadra non deve mai accontenta­rsi, perché l’obiettivo deve essere quello di giocare sempre per vincere. Contro tutti, in casa e in trasferta. Certo, lo stesso Sinisa sa che è una missione impossibil­e, ma l’importante è che dentro la prestazion­e questi connotati trovino sempre un posto privilegia­to.

Baldursson scelto per la personalit­à dimostrata già durante la settimana

Gol nel recupero: solo la Lazio finora ne ha realizzati più dei rossoblù

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Il tecnico serbo del Bologna Sinisa Mihajlovic ha festeggiat­o 51 anni lo scorso 20 febbraio

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