IL BOLOGNA DI MIHA DEVE OSARE SEMPRE
Il coraggio e lo spirito combattivo del tecnico hanno dato alla squadra forza e voglia di non mollare mai
Dire che il Bologna è Sinisa con il tempo è diventato quasi riduttivo, meglio sottolineare come il Bologna sia sempre più come Sinisa. «Da quando nel gennaio del 2019 è arrivato Mihajlovic non conosciamo il significato delle parole difficoltà e ostacolo, con il passare delle settimane ci ha inculcato nella testa di dover essere coraggiosi e di non aver mai paura di niente e di nessuno», più di un’assicurazione quella di Andrea Poli è la chiave di lettura di una squadra che non molla mai e che gioca a immagine e somiglianza del suo condottiero. E non è un caso che il Bologna sia dietro solo alla Lazio per quanto riguarda i gol segnati nei minuti di recupero, cinque per i giocatori di Miha e 6 per quelli di Simone Inzaghi. E qui arriva un pensiero di Rodrigo Palacio per evidenziare quanto questa squadra creda nelle proprie possibilità. «Non abbiamo mai perso la fiducia, mancava sempre meno alla fine della partita, ma abbiamo continuato a crederci, e alla fine il gol del pareggio è arrivato». Nonostante in campo ci fossero un ragazzo del 2002 e un altro nato il 26 dicembre del 2001, e cioè Baldursson e Juwara, e nonostante anche che l’area dell’Udinese fosse presidiata da autentici corazzieri, con tanti chilogrammi e centimetri in più dei giocatori del Bologna.
MAI ARRENDERSI. E il bello deve ancora venire, perché nelle parole di Emilio De Leo c’è un altro concetto che da un anno a questa parte è salito sul trono a Casteldebole. «Per certi versi Sinisa era contento del pareggio, ma per altri sperava che arrivasse prima, perché questa partita avrebbe voluta vincerla». Come d’altra parte avrebbero voluta vincerla anche Poli e Palacio, perché non è solo incontentabile Miha, sono diventati incontentabili anche i suoi giocatori. E sapete il motivo per il quale i giocatori rossoblù sarebbero pronti a seguire Sinisa anche in capo al mondo? Perché è il primo a dare l’esempio. In tutto. A cominciare dall’infinito coraggio che ha, e ci limitiamo a quello relativo al pallone. Prendete sabato contro l’Udinese: a un certo punto ha mandato in campo Baldursson e più avanti ha tolto Poli (che fino a quel momento aveva fatto molto bene) per far entrare Juwara, straconvinto che avrebbero cambiato la partita, al di là dei numeri bassi della loro carta di identità. E così è stato.
IL CORAGGIO AL POTERE. A esempio, volete sapere perché Baldursson è stato preferito agli altri giovani centrocampisti presenti in panchina? Perché come ha rimarcato De Leo alla fine dei giochi è quello che più era entrato nel corso della settimana dentro la squadra sotto il profilo dell’intensità, dell’aggressività e delle responsabilità che ciascuno deve prendersi. Per un motivo su tutti: Sinisa non vuole giocatori che si limitino a fare il compitino, anche nelle giocate uno deve per forza avere coraggio, altrimenti finisce per stare a guardare. E tutti i rossoblù sanno bene che Miha non scherza, lui non è uno che parla in un modo e poi razzola in un altro. Come ha detto chiaramente ieri mattina prima dell’allenamento di scarico. In pratica, il suo pensiero è stato questo: il pareggio contro l’Udinese è da accogliere con soddisfazione alla luce della grande emergenza con la quale il Bologna ha dovuto convivere, ma la squadra non deve mai accontentarsi, perché l’obiettivo deve essere quello di giocare sempre per vincere. Contro tutti, in casa e in trasferta. Certo, lo stesso Sinisa sa che è una missione impossibile, ma l’importante è che dentro la prestazione questi connotati trovino sempre un posto privilegiato.
Baldursson scelto per la personalità dimostrata già durante la settimana
Gol nel recupero: solo la Lazio finora ne ha realizzati più dei rossoblù