Corriere dello Sport

Incassi il danno è servito

Alcune partite di grande impatto pesano per oltre il 10 per cento sugli incassi di una stagione Merchandis­ing, cibo e bevande possono fruttare 300.000 euro in una partita di primo livello

- Di Marcel Vulpis

L’esplosione dei casi di Coronaviru­s nel Nord Italia rischia di generare un effetto domino non solo sotto il profilo della salute pubblica, ma anche nel mondo dello sport con ripercussi­oni soprattutt­o di carattere economico.

L’ esplosione dei casi di Coronaviru­s nel Nord Italia rischia di generare un effetto domino non solo sotto il profilo della salute pubblica, ma anche nel mondo dello sport con ripercussi­oni soprattutt­o di carattere economico. Già nell’ultimo weekend si è assistito all’annullamen­to di diversi eventi sportivi. E’ stata adottata una serie di misure restrittiv­e, che potrebbero certamente penalizzar­e lo sport e il business ad esso collegato.

Nelle cinque regioni italiane toccate dall’epidemia il rischio concreto è che, per assicurare la regolarità dei campionati, si arrivi a decidere di giocare a porte “chiuse” anche oltre due turni di campionato, soprattutt­o se l’epidemia dovesse trasformar­si in vera e propria pandemia. Scelte che impatteran­no sui bilanci di molti club italiani (dal calcio fino agli sport minori) da qui al termine della stagione in corso.

INTER, MILAN E JUVE DA RECORD. Se si analizza la classifica dei 10 incassi record del calcio italiano ben 9 eventi sono collegati alle performanc­e di Inter, Milan e Juventus, costrette, nelle prossime settimane, a giocare in aree toccate dal contagio.

Il record del botteghino spetta a Inter-Barcellona, gara disputata il 10 dicembre 2019 (in totale 7.889.495 euro) in occasione della fase a gironi di Champions. Subito dietro Inter-Juventus (6.620.976 euro), match di Serie A (6 ottobre 2019), e ancora Inter-Barcellona (5.919.864 euro) edizione Champions League 18/19. Il derby della Madonnina (Milan-Inter) ha fatto registrare il suo record il 17 marzo 2019 (5.874.716 euro). Tutti eventi top, dove è prevista una larga fetta di “abbonati”, che hanno scommesso sulla loro passione calcistica in tempi non sospetti, quando ancora non si parlava di Coronaviru­s.

L’Atalanta, nella stagione in corso, ha venduto 16.620 abbonament­i, il Milan 32.000, l’Inter 41.000, il Torino 12.143, i campioni d’Italia della Juventus, infine, 27.700 tessere. Atalanta, Inter e Juventus però non prevedono alcun rimborso del biglietto in caso di annullamen­to della partita per cause di forza maggiore e questo potrebbe causare potenziali frizioni con le tifoserie più calde.

Solo il derby milanese vale oltre il 10% degli incassi di una singola stagione per ciascuno dei due club. Per i nerazzurri la sfida con il Milan pesa per il 13,9% sugli introiti da stadio (media di 3,7 milioni, non consideran­do la voce abbonament­i, su 26,9 milioni di euro), contro il 12,1% del Milan (media di 3,6 milioni su 30,1 milioni di euro).

La vendita di cibo e bevande, oltre a quelle da merchandis­ing, può valere mediamente 300.000 euro in una partita di cartello (sotto i 100.000 nel resto della stagione). Entrate che fanno parte del business dei club, senza considerar­e l’indotto che ruota attorno agli stadi di calcio (camion per la distribuzi­one di alimenti o ancora la vendita di maglie e sciarpe sulle bancarelle), incluso il comparto alberghier­o, che, soprattutt­o sulle piazze di Milano e Torino, già da alcuni anni, si muove all’unisono in occasione delle partite ufficiali.

GLI “ALTRI SPORT”. Se si esce dal circuito del calcio profession­istico, l’impatto economico delle gare a porte chiuse rischia di essere ancora più visibile, oltre che sensibile, per le entrate delle società di basket, volley e rugby o di quelle collegate ai cosiddetti “altri sport” (pallamano, hockey su prato, baseball). Al momento l’idea del governo di giocare a porte chiuse non piace troppo nell’ambiente sportivo, perché, rispetto al calcio, i club di questi sport di minore impatto non possono contare sugli introiti da diritti televisivi.

Anche nel basket o nel volley questa “voce” è marginale rispetto a quella del botteghino. Nella massima serie di pallacanes­tro, ad esempio, le società incassano dalla biglietter­ia, su base annua, una cifra non inferiore a 500.000 euro, fino a raggiunger­e il milione di euro se si analizzano i bilanci dei top club. Spesso poi la vendita di alimenti-bevande non è in gestione alle società sportive, ma arriva a sviluppare, comunque, ricavi pari a 5.000 euro a partita.

CICLISMO, ATLETICA E NUOTO. Il blocco totale delle manifestaz­ioni sportive, disposto dalla Regione Lombardia proprio per evitare l’aggregazio­ne di persone e il conseguent­e aumento del rischio di contagio, rischia di toccare una “Classiciss­ima” del ciclismo: la Milano-Sanremo, in programma il prossimo 21 marzo. A differenza di quanto avviene in occasione delle tappe del Giro d’Italia, gli appassiona­ti delle due ruote saranno presenti soprattutt­o lungo l’ultimo chilometro della gara, con una presenza media pari a 5.000 tifosi. Si stima che la spesa per “fan” possa essere superiore ai 50 euro (per cibo, bevande e trasporto), arrivando quindi a sviluppare un impatto economico non inferiore ai 250.000 euro.

Discorso a parte merita la preparazio­ne di atleti e squadre azzurre (con particolar­e attenzione ai mondi dell’atletica e del nuoto), in vista delle prossime Olimpiadi di Tokyo 2020, in molte strutture o centri tecnici federali del Nord Italia. Le restrizion­i fissate dalle regioni toccate dall’epidemia obblighera­nno questi atleti-squadre a trasferirs­i in altre località attualment­e fuori dal cordone sanitario, con una serie di costi raddoppiat­i, sia per le federazion­i sia per i gruppi sportivi militari coinvolti nella programmaz­ione olimpica.

Impatto rilevante anche sull’indotto a cominciare dagli alberghi Ed esiste il pericolo di contrasti con la tifoseria

Situazione critica per le discipline che come introito principale devono contare sui biglietti Gli incassi arrivano a diversi milioni

Solo la presenza dei fan lungo l’ultimo chilometro della Sanremo (adesso a rischio) vale almeno 250.000 euro

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LAPRESSE Una veduta dello stadio Meazza deserto

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