Corriere dello Sport

MANCINI ESCLUSIVO «INTER, È DECISIVA LAZIO DA IMPRESA»

Dalla sfida scudetto al Var fino agli Europei con una Nazionale che fa sognare: parla il ct «La Juve è in testa, non è giusto contestare Sarri Per Conte è un bel vantaggio giocare senza pubblico, ma non può perdere: rincorrere è dura Bravo Inzaghi, può fa

- Di Alberto Dalla Palma e Andrea Santoni

Se l’Inter perde, si fa davvero dura nella corsa scudetto. «Soprattutt­o se la Lazio nel frattempo avesse battuto il Bologna. I giochi non sarebbero chiusi, ci mancherebb­e, è ancora lunga, ma per i nerazzurri diventereb­be tosta recuperare l’eventuale distacco nonostante abbiano la partita con la Samp. Rincorrere vuol dire stare sotto pressione, non puoi più sbagliare».

Ronaldo o Lukaku?

«Ronaldo segna in tutte le partite, fa ancora la differenza. E’ un bel vantaggio averlo, ma attenzione perché nella Juve ci sono venti fenomeni. Penso a Dybala, per esempio: che campione. L’Inter non è solo Lukaku. Ci sono anche Brozovic, Barella e Lautaro. Lui è un giocatore pazzesco, mi ricorda Tevez: ha qualità e forza fisica, non molla mai, è una punta che ci mette il cuore. Diventerà il numero uno».

Non ha nominato Eriksen, che potrebbe fare la differenza in questo finale. «Un centrocamp­ista completo, davvero bravo. Ma attenzione: non sono sorpreso che Conte lo stia utilizzand­o con cautela e non so se potrà subito fare la differenza perché viene da un altro mondo, che è la Premier. Al danese servirà del tempo per capire e capirci. L’anno prossimo sarà decisivo».

Tirando le somme: vince la Juve. «No, gioca in casa ed è favorita. Ma sarà una partita durissima, che può decidere tanto. Non ho certezze».

Sarri è in grossa difficoltà. «Non penso, è comunque in testa al campionato, può entrare nei quarti di Champions anche se è scivolato a Lione, e ha anche la Coppa Italia. Dopo tanti anni di successi, la Juve può anche avere qualche problema. Ma non dipende da Sarri, altrimenti vincerebbe ovunque sempre la stessa squadra».

La Lazio può mettere gran depression­e alle rivali.

«Occhio al Bologna e, soprattutt­o, a Mihajlovic. Sinisa è uno tosto in campo e, come avete visto, anche nella vita. Non mollerà facilmente davanti ai suoi vecchi amici. Ma certo che la Lazio è davvero tanta, vive un momento magico, è in piena corsa per lo scudetto perché gioca bene e sembra che tutto le giri bene. Ogni tassello al suo posto, i giocatori si conoscono da tre o quattro anni: e arrivano i punti».

Non ha le Coppe, potrebbe essePuò re un bel vantaggio rispetto a Juve e Inter.

«Questo non lo so. Ci sono squadre che giocano sempre e spesso vincono tutto, partita dopo partita, soprattutt­o all’estero. Ricordatev­i una cosa: ai calciatori piace giocare, non allenarsi. Quindi non me la sento di dire che non avere impegni durante la settimana può portare dei punti in più».

La Lazio come il Leicester? «Alt: Ranieri ha battuto tutti, ha vinto il campionato annullando la concorrenz­a. E, credetemi, in Premier non è facile vincere contro City, Chelsea, Liverpool e i due Manchester. La serie A è ancora aperta e ci sono tre squadre in corsa. Ci sarà una bella volata».

Di lei dicevano: è un allenatore nato. Di Inzaghi non lo dicevate affatto, voi che lo avevate come compagno.

«Ma conosceva i giocatori di tutte le categorie, un almanacco vivente. Tu citavi un attaccante e lui ti diceva dove e come giocava, con numeri e qualità. Questo significa che aveva qualcosa dentro di speciale: nella sua testa, evidenteme­nte, si sentiva un allenatore e ora lo sta dimostrand­o».

Dalle giovanili alla lotta per lo scudetto in meno di quattro anni. «Bravo Simone, la Lazio gioca bene, diverte, vince. Per lui il percorso è stato più facile: cominciare nella sua città, dove è sempre stato un simbolo biancocele­ste, rappresent­a un bel vantaggio che lui ha sfruttato benissimo. Occhio al futuro: lontano da Roma dovrà combattere con l’ambiente e non solo, che scelga l’Italia o l’estero. L’importante è che non si illuda, ci sono altre difficoltà che non ha ancora conosciuto nel suo nuovo ruolo. Ma è già comunque un grande allenatore».

Che mette Immobile nella condizione di battere i record di Angelillo e Higuain.

«Ciro ha trovato il suo contesto migliore, città, squadra, compagni, tecnico. Nella Lazio ha toccato il cielo con un dito e si vede: è felice, segna, corre e combatte. Il gioco biancocele­ste lo aiuta tanto: contropied­e e corsa faccia alla porta, è diventato micidiale, un trascinato­re».

Non dovrebbe aiutarlo anche lei in Nazionale?

«Io lo stimo, ma ho costruito l’Italia sul collettivo e non su un solo giocatore. Noi ci schieriamo con tre attaccanti: Ciro deve rincorrere meno la palla e gli avversari, è migliorato tanto dal gol contro la Finlandia in poi. Ha capito come muoversi: io gioco con il centravant­i vero, o lui o Belotti, sostenuto da due esterni».

Chiesa, innanzitut­to.

«Per me ha potenziali­tà enormi, è un esterno vero, che apre gli avversari sulla fascia: è velocissim­o. Iachini ora lo utilizza in un raggio più ristretto, quasi da punta: nel club ci sta, giusto che il tecnico costruisca la Fiorentina con le sue idee. Io continuerò a sfruttare la corsa e la vivacità di Federico, che deve segnare di più per i valori che ha».

Luis Alberto le ricorda qualcosa di Mancini?

«Ha classe, inventa calcio ma senza... colpi di tacco, è un top player e non è l’unico. Occhio a Correa».

Le piace l’attaccante argentino? «M’innamorai di Cavani a Palermo: ma non segna mai, mi dicevano. Io insistevo: se inizia a fare gol, diventerà devastante. Così dico oggi per Correa».

Il Var divide l’Italia: Sarri addirittur­a dice che in serie A gli avrebbero dato i rigori di Lione. «Devo autocitarm­i di nuovo. Quando Mosca e Biscardi, tanti anni fa, chiedevano la moviola io dissi: vedrete che un giorno litigherem­o anche davanti alla tv. Come quando vedevamo le immagini al bar: dieci tifosi, dieci versioni sullo stesso caso. Oggi c’è il Var e stiamo discutendo ancora».

Una bocciatura clamorosa del ct. «No, il Var ha risolto moltissimi casi, nessuna bocciatura. Ma non mette pace e non regala certezze. Non si capisce ancora con quale metodo venga usato: si va al video o non si va al video? Poi dico una cosa tecnica: ci sono falli di mano che vengono puniti ma che non andrebbero puniti. Quando un difensore salta o atterra, è inevitabil­e che tenga le braccia larghe. Chi dice il contrario non ha giocato. Pochi giorni fa ho visto a Londra una partita del Chelsea: il pubblico fischiava quando entrava in scena il Var. E il calcio inglese è il calcio guida, in campo e fuori».

A proposito: Ancelotti in Premier

è rinato.

«Un allenatore fuoriclass­e. Con il Napoli è solo stato sfortunato. I suoi valori non vanno messi in discussion­e».

Gli azzurri possono eliminare il Barcellona?

«Non siamo più di fronte a una squadra di extraterre­stri, ma ha sempre Messi. E Messi giocando male può fare due gol, giocando bene anche quattro. All’andata il Napoli avrebbe meritato qualche cosa in più. Può ancora giocarsela».

ll suo City fuori dalla Champions per due anni.

«Non mi riguarda: i problemi sono nati dopo il mio addio, la sentenza riguarda le spese delle ultime stagioni. Altri grandi club hanno pagato».

Mancini, l’Italia è pronta? «Quasi, ancora qualche incertezza, in base a condizione e infortuni. Ma l’Italia è fatta, siamo più che pronti».

Per vincere gli Europei.

«Ci voglio provare, ovvio. Concorrenz­a altissima: le Nazionali che hanno rinnovato le loro rose adesso sono le più forti. Germania, Olanda e Spagna. Poi ancora Francia e Inghilterr­a. Ci divertirem­o, siamo cresciuti tanto».

Zaniolo dentro o fuori?

«E’ un giovane di talento, bisogna prima pensare alla sua salute e alla sua carriera, poi all’Italia. Siamo alla finestra, nessuna forzatura. Se perde gli Europei, ci saranno i Mondiali. Lo stiamo seguendo».

Chiellini è del tutto recuperato . «Un leone, fa parte della storia della Nazionale. Una certezza. Da qui a giugno tornerà al massimo della condizione. Anche con lui non forzerò la mano nelle prossime amichevoli. Valuteremo insieme tutta la situazione».

De Rossi si è allontanat­o.

«Ha avuto la possibilit­à di entrare nel club Italia dopo il suo ritiro ma ha fatto una scelta diversa andando a giocare in Argentina. Una giusta ambizione che andava rispettata. Adesso credo che punti sul corso per allenatori, la sua strada è tracciata a prescinder­e dalla Nazionale. E’ una persona che stimo».

La panchina azzurra era il suo sogno.

«L’ho realizzato e sono un uomo felice. Ma il bello deve ancora venire».

«Stimo Immobile nella Lazio ha trovato il contesto migliore. Chiesa ha potenziali­tà enormi, ma può segnare di più»

«Il Var ha risolto moltissimi casi ma non dà certezze Ancelotti a Napoli è stato sfortunato Gattuso col Barça può giocarsela»

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 ??  ?? essere il week end dello scudetto, la Lazio contro il suo vecchio amico Sinisa, la Juve contro il suo vecchio amico Conte. Scenari diversi in contesti diversi: Stadium chiuso, alla fine. «Certo che potrebbe fare molta differenza in una sfida così decisiva, l’Inter avrà un grande vantaggio dall’assenza dei tifosi per motivi eccezional­i, che non possono essere contestati altrimenti non si rispettere­bbero le regole», spiega Roberto Mancini, che aspetta ancora il pass per entrare: senza via libera, la vedrà in tv. Era stato a Londra da Jorginho («giocatore unico nel suo ruolo per la mia Italia»), poi è andato a Parigi da Verratti («era tanto che non lo vedevo») e domani vorrebbe assistere a Juve-Inter («peccato non ci sia Sensi, davvero») e toccare con mano le condizioni dei suoi giocatori a un centinaio di giorni dagli Europei. «Partiamo per vincere, altrimenti non parteciper­ei nemmeno: sette partite, o la va o la spacca, la Nazionale è cresciuta tanto, non sono preoccupat­o dagli infortuni, siamo solo a febbraio e sono eventi naturali».
essere il week end dello scudetto, la Lazio contro il suo vecchio amico Sinisa, la Juve contro il suo vecchio amico Conte. Scenari diversi in contesti diversi: Stadium chiuso, alla fine. «Certo che potrebbe fare molta differenza in una sfida così decisiva, l’Inter avrà un grande vantaggio dall’assenza dei tifosi per motivi eccezional­i, che non possono essere contestati altrimenti non si rispettere­bbero le regole», spiega Roberto Mancini, che aspetta ancora il pass per entrare: senza via libera, la vedrà in tv. Era stato a Londra da Jorginho («giocatore unico nel suo ruolo per la mia Italia»), poi è andato a Parigi da Verratti («era tanto che non lo vedevo») e domani vorrebbe assistere a Juve-Inter («peccato non ci sia Sensi, davvero») e toccare con mano le condizioni dei suoi giocatori a un centinaio di giorni dagli Europei. «Partiamo per vincere, altrimenti non parteciper­ei nemmeno: sette partite, o la va o la spacca, la Nazionale è cresciuta tanto, non sono preoccupat­o dagli infortuni, siamo solo a febbraio e sono eventi naturali».
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Roberto Mancini, 55 anni, è ct della Nazionale dal 14 maggio 2018. Il suo bilancio è di 19 partite, 13 vittorie, 4 pareggi e 2 sconfitte. Ha qualificat­o l’Italia agli Europei: debutto il 12 giugno a Roma contro la Turchia
ANSA Il debutto il 12 giugno Roberto Mancini, 55 anni, è ct della Nazionale dal 14 maggio 2018. Il suo bilancio è di 19 partite, 13 vittorie, 4 pareggi e 2 sconfitte. Ha qualificat­o l’Italia agli Europei: debutto il 12 giugno a Roma contro la Turchia
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