Le incognite: nuovo stadio e qualificazione Champions
Nelle ore che precedono la sottoscrizione dei preliminari da parte del magnate texano Dan Friedkin per l’acquisizione del pacchetto di maggioranza del club giallorosso (una “galassia” composta da 12 diverse società), dopo sette anni di gestione Pallotta, sono molti i nodi da sciogliere. Per il futuro presidente sarà una corsa contro il tempo. Una volta raccolte le firme infatti partirà la procedura del passaggio azionario, con il “closing” previsto non oltre la prima settimana di aprile. Successivamente l’attenzione si sposterà sull’offerta pubblica di acquisto (sulla “forchetta” di prezzo stanno già lavorando gli advisor del gruppo Friedkin). Il tutto finalizzato all’identificazione del numero di azioni che passeranno sotto il controllo del nuovo proprietario americano. Complessivamente il valore dell’operazione è vicino ai 700 milioni di euro, al lordo dei 272 milioni di euro di debiti rinegoziati attraverso un bond a sette anni emesso, nei mesi scorsi, da Goldman Sachs, e dell’aumento del capitale da 150 milioni (da sottoscrivere entro il 2021, con la previsione di più tranche).
Tornando al titolo AS Roma, nella giornata di ieri ha chiuso a 0,60 centesimi (+1,00%), con una performance a sei mesi pari a +20,32% (il massimo dell’anno è stato registrato lo scorso 2 gennaio: 0,689). La nuova proprietà dovrà lanciare l’Opa sul 17,9% del flottante presente in Borsa. La Roma attualmente capitalizza, in Piazza Affari, 377.958.274 euro contro i 413 milioni di fine 2019, quando il titolo aveva raccolto, per diverse giornate, il favore degli investitori sul rumour del miliardario texano.
STADIO. Ma il vero nodo da sciogliere è la pratica dell’area di Tor di Valle, dove è in previsione la costruzione del futuro stadio della Roma. A cinque anni dall’avvio della procedura amministrativa non c’è ancora chiarezza, soprattutto da parte dell’amministrazione capitolina (nonostante le dichiarazioni di rito tutte improntate all’avanzamento del progetto), che inizia a sentire la pressione per la prossima scadenza elettorale. Nell’estate del 2021 infatti si voterà per designare il nuovo sindaco di Roma Capitale.
La “partita” dello stadio può diventare una carta importante da giocare sul tavolo della campagna in vista della consultazione, ma l’incertezza politica, a livello nazionale, non consente agli attuali amministratori di accelerare sull’affaire. Nella migliore delle ipotesi, tra iter amministrativo da completare e lavori/opere da realizzare, lo stadio verrà aperto non prima di quattro anni. Un gap temporale che rischia di frenare l’esplosione dei ricavi collegati al piano industriale studiato da Friedkin.
PASS CHAMPIONS. Nel frattempo c’è da salvare la stagione sportiva. La Roma è impegnata negli ottavi di finale della Europa League (nel prossimo turno affronterà il Siviglia), ma il quinto posto in campionato non consente di sognare in grande. Il fatturato giallorosso infatti deve tornare a crescere. Per raggiungere questo obiettivo c’è soltanto un’opzione: la presenza fissa in Europa all’interno del format della Champions (puntando costantemente a superare la fase a gironi). Mancano infatti all’appello, su base annua, non meno di 50 milioni di euro, senza considerare il business collaterale (ricavi da biglietteria, merchandising, attività di ospitalità, nuove sponsorizzazioni, ecc.). Riuscire a conquistare il quarto posto in classifica (attualmente difeso dall’Atalanta con tre punti di vantaggio e con una gara da recuperare) sarebbe il più bel regalo di benvenuto della squadra capitolina al nuovo proprietario statunitense.
Il piano industriale non può fare a meno di un forte aumento del fatturato