Corriere dello Sport

«NAPOLI ADESSO LA VERITÀ»

Grande con le big e incolore con le piccole: il tecnico chiede la svolta al San Paolo Gattuso: La sfida con il Torino è fondamenta­le per capire se siamo guariti. Mi aspetto una conferma tecnica e una prova di carattere

- Di Antonio Giordano

Delle due, l’una: perché dopo questo giro «dentro» al Napoli di ottanta giorni c’è bisogno della «verità» che poi sarebbe persino la «normalità». Rino Gattuso non ha ancora smesso di circumnavi­gare nei pensieri di una squadra che va ad ondate, gigantesca con le grandi e invisibile con le piccole, e il san Paolo, ma chi l’avrebbe detto?, sa tanto di ambientazi­one d’un film: «Noi non dobbiamo pensare di essere belli come Brad Pitt». La scelta di vita, nel suo piccolo, è stata fatta: basta essere anche un po’ brutti, sporchi e semmai anche cattivi, già con il Torino, uscire dagli equivoci contenuti in un messaggio che sembra subliminal­e e invece è direttissi­mo («ci sono passato anche io da calciatore, ogni tanto non firmavo il rinnovo, mi arrabbiavo perché arrivava gente che guadagnava più di me»). E per evadere dagli schemi, dal tridente o da qualcosa che vagamente gli somiglia, è sempliceme­nte una questione di testa o magari anche di cuore.

Il San Paolo è tormento ed estasi, solo 14 punti su 36. E Gattuso cosa s’inventerà adesso? «Non so cosa fare, sul serio. In casa non abbiamo fatto il massimo e mi chiedo spesso il perché: qualche partita l’ho persa io, e l’ho ammesso, però ora bisogna continuare a fare ciò che abbiamo dimostrato di aver imparato».

Però dal Lecce, ultima apparizion­e e anche ultima sconfitta, siete cambiati, almeno nella organizzaz­ione difensiva.

«Ma non abbiamo ancora sistemato tutto ciò che c’è da correggere. Io penso che, tatticamen­te, la coperta sia corta, sempliceme­nte perché non siamo in grado di decidere cosa fare, se alzarci una decina di metri oppure no».

Dovete migliorare nella fase offensiva, trovare soluzioni per riempire l’area e costruire meglio. «Ma sapere che lassù si arriva con calma, dopo 10-15 tocchi. Ed essere bravi con i centrocamp­isti. C’è una linea-guida, seguiamola, senza però pensare di essere biondi e belli come Brad Pitt».

Con Milik e senza Mertens cosa cambia contro il Torino? «Mertens è con noi, vediamo; e Milik è giocatore di contenuti altissimi, con classe immensa, che può darci una mano, perché sa legare il gioco. Non ci sarebbe differenze sostanzial­i, per me».

La risposta con il Torino dà un peso al futuro.

«E’ fondamenta­le per sapere se siamo guariti. Serve una prestazion­e tecnica e anche caratteria­le».

Un allenatore è anche uomo-azienda e tra panchina e tribuna, recentemen­te, è finito un bel po’ di capitale umano ed economico. «Sto facendo delle scelte e quindi, come aziendalis­ta, non mi sto comportand­o benissimo. Ma devo puntare su chi è più funzionale. Io so che Meret e Lozano, per fare due nomi, sono fortissimi, ma adesso ho bisogno di altro. El chucky può fare l’attaccante esterno, certo che sì, ma poi mi garantireb­be le coperture che servono?».

Lei invoca la soglia dei 40. «E dopo questa gara potrò rispondere a ogni curiosità sulle nostre prospettiv­e. Ma io so, e anche i calciatori sanno, quello che abbiamo vissuto, l’angoscia e la tristezza con Parma, Fiorentina, Lecce, quando pareva non avessimo sangue».

Non manca poi tanto alla fine della stagione e del suo futuro bisogna parlare: le piacerebbe ripartire dal ritiro?

«Certo che sì e anche tanto. Ho un contratto fino al 2021 con una via d’uscita per me fissata al 30 aprile e quella della società ch’è prevista un mese dopo. Sto molto bene qua, ho riscontrat­o gran

«Per il momento devo puntare su chi è più funzionale. Sì, mi piacerebbe restare»

de profession­alità, umanamente c’è tanto nel club. Ma ora ho il dovere di concentrar­mi sul campo, non sul contratto. Parlerò con De Laurentiis quando sarà il momento giusto».

Insigne, Callejon, Mertens, ora anche Allan, presto Koulibaly: questo ciclo non è ancora finito? «La vecchia guardia mi sta dando tanto, così come anche la nuova. Io durante la settimana ho sensazioni positive e poi mica è facile andare a prendere in giro giocatori più forti di questi che avranno raccolto quattro-cinquecent­o punti negli ultimi sette anni».

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GETTY Lorenzo Insigne, 28 anni, 5 gol in campionato in questa stagione, 6 reti messe a segno contro il Torino in 16 partite. In basso, il tecnico del Napoli, Rino Gattuso
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