Corriere dello Sport

IGOR: FIORENTINA SALVIAMOCI E POI L’EUROPA

«Con l’Udinese sarà scontro diretto Sono ambizioso come questo club»

- Di Francesca Bandinelli

È brasiliano sì, ma la “saudade” l’ha messa in un cassetto. La tirerà fuori, ci fa capire, solo a fine carriera, perché sarà quello il momento giusto per tornare a casa, «nel Cruzeiro o nel Sao Paulo». Igor, adesso, è programmat­o per restare concentrat­o sulla sua più grande passione, che è riuscito a trasformar­e in lavoro, il calcio. Ha scelto di vivere vicino al centro sportivo, insieme alla moglie, e ad una “super car”, per arrivare al centro sportivo, continua a preferire la bicicletta. «Lo facevo anche a Ferrara, e poi la distanza è davvero relativa». Ride, perché sotto l’armatura da corazziere, c’è l’ironia di un ragazzo di 22 anni a cui piace scherzare, divertirsi, fare battute, ma solo quando è lontano dal rettangolo verde. Messi gli scarpini, in automatico scatta la modalità “concentraz­ione” e non lo schiodi. Perché, dentro quel pallone, lui, ci ha racchiuso tutti i suoi sogni. Qualcuno ce lo svela, attentissi­mo a misurare le parole - perché l’italiano lo ha imparato correttame­nte, anche se viaggia alla ricerca della perfezione lessicale -, qualche altro lo lascia solo intuire. «Dobbiamo salvarci e la gara contro l’Udinese è rischiosis­sima, anche perché si tratta di un confronto diretto. Poi, spero di lottare per l’Europa League, sono ambizioso come questo mio club. Ma facciamo un passo alla volta». Granitico e pragmatico, insomma.

Igor, cominciamo dal ruolo. Lei dove si vede meglio in campo? «Nel mezzo, come difensore centrale. E’ una posizione che mi piace molto. Ma io sono pronto a qualsiasi cosa».

Iachini, oggi, pare volerla schierare a… sinistra.

«Ed io darò il 100% sempre. Perché è la mia missione. Sì, forse sono un po’ più… difensore di Roberto Carlos (inserito da Pelé nel 2004 nella lista dei 125 migliori calciatori viventi, ndr), ma cerco la profondità anche io, seppur in maniera diversa».

Chi è il “leader” di questa squadra?

«Senza dubbio Ribery. E non ditemi che ora è fuori, perché sì, è vero, ma non significa nulla: resta leader comunque».

Chiesa è davvero un campione? «E’ un grandissim­o giocatore ed è giovane. Può diventare un top, non gli manca niente. E non è il solo».

Per esempio, chi l’ha stupita? «Dragowski. Per come si muove tra i pali, per quello che fa… pensavo che fosse più… “vecchio”. Ha un bagaglio d’esperienza importante ed è nato solo…. nel 1997».

Kouame sta recuperand­o e a giugno arriverà anche Amrabat: il segno particolar­e di questa squadra è la gioventù. Commisso sta costruendo una squadra per sferrare l’assalto al futuro e tingerlo di viola, è così? «Ho un contratto fino al 2024 (con una opzione per l’anno successivo, di fatto il massimo possibile che potesse essere previsto nella finestra di gennaio, ndr). Vincere qui sarebbe bellissimo. E’ l’obiettivo di tutti».

È pronto a stare almeno una decina d’anni lontano dalla sua terra per diventare protagonis­ta del calcio europeo?

«Sì, è per questo che ho lasciato il Brasile. Io sono pronto. Mi piacerebbe tornarci nella parte finale della mia carriera, magari per chiudere lì la mia avventura nel profession­ismo. Dove? Detto che il Flamengo è la squadra che vince tutto, spero di riuscire a convincere Cruzeiro o Sao Paulo».

Con chi ha legato di più, dal suo arrivo? «Con Dalbert, perché siamo entrambi brasiliani, ma con grande onestà devo dire che tutti i nuovi compagni mi hanno accolto con grande calore».

Qual è il suo feeling col gol? «Ne ho segnati uno (il secondo in carriera, ndr) in Coppa Italia, col Lecce, al quarto turno. Il mio piede preferito è il sinistro, ma… non mi formalizzo (il primo lo ha messo a segno in Youth League, contro l’Atletico Madrid, di testa, con la maglia del Red Bull Salisburgo, ndr)».

Il giorno della sua presentazi­one disse di voler «dare la vita per questa maglia». Quindi, non ha cambiato idea.

«Sia mai. Io, ogni volta che scendo in campo con questa maglia, rappresent­o la città, rappresent­o Firenze. Devo lottare per l’onore e l’orgoglio di questa gente. Sempre».

Quale il difensore più forte al mondo, oggi?

«Io dico Virgil van Dijks, oggi al Liverpool, non sbaglia niente. Vedo molte partite di calcio internazio­nale, specie con la ripresa della Champions League. Le sedici squadre rimaste sono fortissime, è evidente, ma io credo che per quello che ho visto sia proprio il Liverpool ad avere quel qualcosa in più (nonostante lo svantaggio da recuperare contro l’Atletico Madrid, ndr). Credo che i Reds possano essere un passo avanti a tutti, ma niente è mai scontato».

Tra i brasiliani, invece, chi farebbe salire al primo gradino del podio?

«Neymar è un fuoriclass­e, ma a

me è sempre piaciuto tantissimo Ronaldinho. Il Gaucho».

Che poi è tra quelli che ha vinto l’ultimo Mondiale festeggiat­o dal Brasile. Lei, invece, quanto sogna una chiamata da Tite? «Quello è davvero un sogno, perché so già che non sarà facile. Per meritarmi attenzione devo giocare a livelli altissimi, perché la concorrenz­a è davvero serrata».

Firenze, nella sua storia calcistica, ha conosciuto tanti suoi connaziona­li, da Socrates a Dunga senza dimenticar­e Edmundo. A proposito, a lei piace il carnevale? «(ride, sapendo benissimo che fu proprio Edmundo, nonostante l’infortunio di Batistuta, a volare a Rio per il Carnevale, nonostante la Fiorentina, in corsa per lo scudetto, fosse senza attaccante, ndr) Il mio più grande desiderio, fin qui realizzato, è quello di giocare a calcio. E questo è molto più vivido del carnevale».

Ha pensato a questo anche quando, appena maggiorenn­e, ha lasciato la sua famiglia per andare a giocare in Austria? «Sì, ho sempre pensato unicamente allo scopo che mi ero prefisso. E poi così posso aiutare la mia famiglia che vive sempre in Brasile. Vorrei regalare loro un futuro migliore, non lo dimentico mai».

Venendo al calcio italiano, invece, per lo scudetto, secondo lei sarà sempre e solo Juventus? «La Juventus è sicurament­e la squadra favorita, ma la Lazio può davvero essere protagonis­ta fino all’ultimo».

Torniamo all’attualità: ha mai giocato una gara a porte chiuse? «No, sarà la prima volta, e so già che non sarà affatto semplice. La Fiorentina ha, però, un piccolo vantaggio: giochiamo in trasferta, sarebbe stato peggio il contrario. E, anche solo per questo, servirà ulteriore concentraz­ione, perché i rischi sono dietro l’angolo».

In che senso?

«Intanto sarà per tutte e due le squadre coinvolte, tanto noi quanto l’Udinese, uno scontro diretto per la salvezza. Dobbiamo posizionar­ci quanto prima, in classifica, al di sopra della linea di sicurezza. Poi pensare al resto».

E Igor che cosa intende per “resto”? «Prima salviamoci, poi lottiamo per qualcosa di più, che potrebbe essere anche lottare per le zone più prestigios­e della classifica, fino alle soglie dell’Europa League. Sono ambizioso quanto questo club».

Fin qui, qual è stato l’attaccante più complicato da marcare? «Lukaku è fortissimo. E poi è una montagna».

Per gli avversari, però, trovarsi di fronte un gigante come lei (185 centimetri), non deve essere una passeggiat­a. «È che resto sempre concentrat­o. Sul campo è difficile vedermi ridere, lo faccio fuori, certo, ma non durante i 90 minuti di gara».

E Firenze, le è piaciuta subito?

«È una città molto bella, tranquilla. E qui c’è una grande squadra, di alto livello. Di questo ne sono convinto. Sì, è vero giro in bicicletta, perché ho scelto di vivere in zona ed è bello muoversi così. In fondo, mi tengo sempre in allenament­o (ride, ndr)».

Lei arriva dallo stato di Minas Gerais, ma se dovesse consigliar­e ad un fiorentino quale angolo di Brasile andare a visitare, cosa direbbe? «Rio de Janeiro sarebbe scontato. Per questo dico anche Fortaleza».

«Ogni volta che scendo in campo con questa maglia rappresent­o la città Devo lottare per l’onore e l’orgoglio di questa gente Vincere qui sarebbe bellissimo»

«Mi piace giocare difensore centrale ma se Iachini vuole spostarmi laterale darò il 100% sempre. Perché è la mia missione Ribery un leader Chiesa un grande»

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CAMBI/SESTINI Igor sorride durante la nostra intevista
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GETTY IMAGES Igor, 22 anni difensore brasiliano In serie A 20 presenze con la maglia della Spal e della Fiorentina

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