Corriere dello Sport

Van Basten svela le liti con Sacchi

- Di Franco Ordine

C’è da strabuzzar­e gli occhi nel leggere alcuni passi dell’intervista di Marco Van Basten a “Sette” per lanciare la sua autobiogra­fia, in uscita per Mondadori, dal titolo Fragile. Raccontano di un uomo appunto molto fragile, assalito da tanti rimorsi e qualche sordo rancore riservato proprio nei confronti di chi ne esaltò il talento luccicante, a cominciare dal suo maestro Cruyff per finire ad Arrigo Sacchi che lo portò a scalare le vette del calcio mondiale e a colleziona­re tre Palloni d’oro in carriera. Un autorevole dirigente della federcalci­o, Antonello Valentini, che lavorò al fianco di Sacchi e ne conosce la storia umana oltre che profession­ale, ha definito quelle frasi “ingenerose e sgradevoli”. Non è il caso, qui, avendolo conosciuto e frequentat­o per molti anni a Milanello, opporre giudizi feroci a stroncatur­e diaboliche. È invece opportuno riannodare i fili della memoria per documentar­e una ricostruzi­one diversa.

Dice Van Basten: Sacchi se la prendeva con i più deboli del gruppo. La smentita più clamorosa è rappresent­ata proprio dall’esperienza personale dell’olandese. Fu Van Basten a finire in panchina, a Cesena, dopo aver firmato un’intervista polemica seguita alla sconfitta con la Fiorentina. «Vieni in panchina con me così mi spieghi bene la tattica» la motivazion­e che gli diede il tecnico. Sostiene ancora Van Basten: Sacchi non ha inventato niente, il segreto di quel Milan molto forte fu la bravura dei suoi difensori. Vero, in parte. Nel senso che quel Milan disarmò le armate europee come il Real Madrid dell’epoca mandando in fuorigioco cento volte i suoi attaccanti. E per farlo ci fu bisogno di esercitazi­oni ripetute cui all’inizio Baresi e compagni si sottoposer­o incuriosit­i perché rappresent­arono un inedito per il calcio italiano.

Altra affermazio­ne di Van Basten: Sacchi era bravo a farsi amici i giornalist­i. Trattasi di una narrazione inesatta. In quegli anni il “sacchismo” era condiviso da pochissimi colleghi, la stragrande maggioranz­a era schierata col calcio di Trap, considerat­o vincente per gli scudetti colleziona­ti con la Juve. E la guerra di religione tra le due opposte fazioni proseguì soprattutt­o quando Sacchi arrivò in Nazionale. Marco Van Basten sta cercando di fare pace con sé stesso e col suo passato. Ha cento ferite, alcune famigliari, da far rimarginar­e e una depression­e sconfitta da dimenticar­e come documenta l’episodio dopo la morte di Cruyff (la vedova lo tenne fuori dalla porta di casa). Ne aggiungo un altro. Nei giorni in cui da ct dell’Olanda incontrò Arrigo in un convegno ad Amsterdam gli confidò: «Ora mi rendo conto di averle creato qualche problema». Sacchi, riconoscen­te ai suoi eroi, gli rispose: «Ma tu me ne hai anche risolti di problemi». E si abbracciar­ono.

I suoi giudizi sull’ex tecnico del Milan sono parziali e vanno visti in controluce

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GETTY Marco Van Basten, 55 anni

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