Corriere dello Sport

PROIETTILE GANNA, SEI NELLA STORIA

Il piemontese conquista il quarto titolo iridato nell’inseguimen­to individual­e Demolisce il record del mondo in qualificaz­ione a quasi 60 kmh (4’01”934) poi domina la finale

- Di Alessandra Giardini

Allacciate­vi le cinture di sicurezza, preparatev­i al decollo: Filippo Ganna ci fa fare un giro attorno al mondo, il mondo che è suo. Ancora, e per chissà quanto. Quarto titolo mondiale in cinque anni, come lui non c’è nessuno, non c’è mai stato nessuno. E’ lui il re dell’inseguimen­to individual­e, brutale duello a chi corre più forte, a chi spinge di più, a chi sa stordirsi di velocità, «a volte non so più neanche come mi chiamo». E’ lui il padrone della disciplina che è stata di Fausto Coppi e di Francesco Moser, gara nobile che non è nel programma olimpico soltanto per un capriccio dei potenti, che ci tolgono così un oro sicuro.

Oddio, di sicuro nello sport non c’è mai niente, eppure lo sapevano tutti che Ganna avrebbe vinto a Berlino il suo quarto Mondiale e che avrebbe abbassato ancora il record del mondo. Lo ha fatto nelle qualificaz­ioni, per togliersi il pensiero: 4’01”934, che vuol dire correre i quattro chilometri alla media di quasi 60 orari, 59,520 per essere precisi. Così in finale doveva pensare soltanto a cuocere a fuoco lento il suo rivale, l’ex primatista del mondo Ashton Lambie, l’americano con i baffi rossi. Lo ha lasciato prendere vantaggio, proprio poco, nel primo chilometro, quello che a Pippo serve per scaldarsi, per entrare in partita, per capire dov’è. Poi, con un colpo di reni quasi impercetti­bile, ha preso il volo, e addio. Da lassù il mondo sembra ancora più piccolo, più lontano, quasi perfetto. Negli ultimi metri Pippo vede Marco Villa, il suo c.t., che gli fa quattro con la mano, e allora si prende lo sfizio di togliere le sue dal manubrio per risponderg­li, per esultare, per mandare baci in tribuna. E anche così chiude in 4’03"875. E’ qualcosa di enorme.

MURO. Si è migliorato di quindici secondi in quattro anni, dal 4’16”141 di Londra 2016 passando per il 4’13”607 di Apeldoorn 2018 e per il 4’07”456 di Pruszkov 2019, che era soltanto un’avvisaglia del record del mondo arrivato a novembre in Coppa del Mondo: 4’02”647, un tempone, almeno fino a ieri. «Ero venuto qui per fare grandi cose. Sono state giornate straordina­rie, è stato bellissimo». Poi rivela. «Veramente volevo scendere sotto i 4 minuti, ma sarà per un’altra volta». Incredibil­e, Ganna non si accontenta. Marco

Villa ride. «L’importante era portare a casa il risultato per un posto nella storia e per il quartetto in funzione di Tokyo. Non era probabilme­nte l’occasione ideale per scendere i quattro minuti, penso che Pippo possa essere soddisfatt­o». Impossibil­e non esserlo, e per il c.t. azzurro si aggiunge anche la soddisfazi­one di aver visto il diciannove­nne Jonathan Milan correre la finale per il bronzo: lui che fino a due giorni fa non si era mai misurato contro i grandi, lui che all’esordio ha fatto record italiano e bronzo col quartetto, lui che era arrivato all’individual­e con un personale di 4’15”080 e che ieri si è qualificat­o alla finale per il bronzo con 4’08”094 prima di arrendersi al francese Ermenault, campione europeo in carica.

BIS. Da Letizia Paternoste­r arriva poi una medaglia che ci fa sognare in chiave Tokyo: la ventenne di Revò, il paese della Val di Non famoso per avere due campanili, strappa un argento splendente nell’Omnium. Argento, come un anno fa. E’ la gara dell’Eliminazio­ne a lanciarla, mentre nella Tempo Race Letizia ha ancora ampi margini di migliorame­nto, ma come sempre è la sua personalit­à a colpire: se pensiamo che a fine novembre una macchina l’aveva investita fratturand­ole un polso e ritardando la sua preparazio­ne, abbiamo la misura della sua grandezza. Conoscendo­la, andrà a Tokyo per correre per l’oro.

«Peccato, volevo scendere sotto i 4 minuti, ma è stato bellissimo»

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GETTY IMAGES Filippo Ganna, 23 anni, risponde agli applausi del pubblico di Berlino durante il giro d’onore
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Ganna è piemontese di Verbania

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