VIRUS VERSO UN NUOVO STOP
In Lombardia, Veneto ed Emilia possibile prolungamento di sette giorni delle misure sugli stadi
Nel Consiglio dei Ministri di ieri, che si è protratto fino a notte, è passata la linea di Lombardia, Emilia Romagna e Veneto: misure di contenimento e stadi “a porte chiuse” nelle regioni toccate dal Coronavirus per altri sette giorni. La voglia di uscire dall’emergenza non può ignorare i numeri di una crisi che da ieri coinvolge anche il Lazio, con un primo caso registrato in tarda serata all’ospedale Spallanzani. Questo il bollettino aggiornato: 13 regioni colpite, 888 contagi, 21 morti. Il mondo dello sport segue gli ultimi sviluppi con apprensione. Il calcio ha un calendario internazionale fittissimo e non può permettersi di rallentare ulteriormente, anche perché a giugno ci sono gli Europei. Poche settimane dopo toccherà alle Olimpiadi di Tokyo che tra luglio e agosto raduneranno in Giappone atleti da tutto il pianeta. Ieri sera il Governo ha parlato di questi argomenti e ha annunciato misure ad hoc per il settore del turismo, norme per tutelare i lavoratori, sospensione dei contributi e altre proroghe fiscali. Fa tutto parte di un decreto urgente - che dovrebbe essere diramato oggi - a sostegno dell'economia nelle zone colpite dal COVID-19.
GLI INCONTRI. La giornata di ieri è stata caratterizzata da una serie di altri incontri che hanno coinvolto il mondo del calcio. In mattinata, nella sede della Federazione, si sono riunite le leghe di Serie A, Serie B, Serie C e Dilettanti, insieme all’Assocalciatori e ai rappresentanti di allenatori e arbitri. Le componenti sono uscite dalla riunione – durata circa un’ora – con una posizione univoca: far capire al Governo la necessità di andare avanti e, dove possibile, riaprire gli impianti, senza però dimenticare il leit motiv di questi giorni: priorità alla salute. Alle ore 15 la “task force” ha incontrato a Palazzo Chigi il ministro per le politiche giovanili e lo sport, Vincenzo Spadafora; una tavola rotonda andata avanti per 90 minuti, come una partita di pallone. Non è stato un muro contro muro, anzi. Il ministro ha parlato in una nota di «responsabilità e ampia disponibilità alla collaborazione», ricordando la necessità di «far ripartire lo sport garantendo la salute».
TEMI. Tra i temi affrontati, anche quello relativo a Juventus-Inter: la delegazione guidata dal presidente Figc Gabriele Gravina ha fatto presente che giocare il derby d’Italia a porte chiuse causerebbe un problema economico per i tifosi (qualora non vi sia il rimborso del biglietto), ma anche e soprattutto un danno d’immagine per l’intero Paese. Un’Italia che dalle televisioni di tutto il mondo apparirebbe ancora più isolata, impaurita e sotto assedio. Si è parlato anche di uno spostamento a lunedì (prima del Cdm l’ordinanza della Regione Piemonte era valida fino a domenica) o di rinvio. Poi, alle ore 18.00, ci sono stati “i tempi supplementari” tra Spadafora e Giovanni Malagò. «Tutto quello che si è fatto, lo si è fatto per avere una scadenza temporale certa» ha detto il presidente del Coni uscendo da
Palazzo Chigi. Pochi minuti dopo ai microfoni di La7 ha aggiunto: «Se tra cinque, sette, dieci giorni la cosa si andrà risolvendo allora si potrà cominciare a programmare un nuovo inizio. Se poi le cose dovessero prolungarsi, il problema si farebbe serio. Juve-Inter? Difficile dire che non ci sono problemi quando non si riesce a mandare la gente allo stadio». Possibile il blocco alle trasferte dei tifosi in tutta Italia.
LA SITUAZIONE. Questa la situazione aggiornata a mezzanotte, in attesa delle novità odierne: in Serie A si giocheranno senza pubblico Udinese-Fiorentina, Milan-Genoa, Parma-Spal, Sassuolo-Brescia e Juventus-Inter; in Serie B a porte chiuse Cittadella-Cremonese, Chievo-Livorno, Venezia-Cosenza e Virtus Entella-Crotone; in Serie C stop ai gironi A e B. La pallavolo a tutti i livelli è ferma da lunedì e tornerà a riempire i palazzetti dopodomani. Anche basket e rugby vivono la stessa situazione di impasse. Si vive alla giornata.
Il presidente del Coni: «Speriamo a breve in un nuovo inizio altrimenti si fa seria»