Un weekend bello ma dimezzato
Un campionato bello e fragile affronta il suo weekend cruciale - marzo, il mese della storia - con una sensazione di leggera follia, avrebbe cantato Lucio Battisti. Partite a porte chiuse, partite a porte aperte, squadre chiuse e squadre aperte, nel senso di appesantite di interrogativi e/o libere di testa e di gamba.
Un campionato bello e fragile affronta il suo weekend cruciale - marzo, il mese della storia - con una sensazione di leggera follia, avrebbe cantato Lucio Battisti. Partite a porte chiuse, partite a porte aperte, squadre chiuse e squadre aperte, nel senso di appesantite di interrogativi e/o libere di testa e di gamba. La Lazio domenica notte potrebbe trovarsi in testa al campionato. Di sicuro potrebbe raggiungere la vetta in solitaria già nel tardo pomeriggio di oggi, se batterà il Bologna dell’ex Sinisa Mihajlovic, godendosi così lo spettacolo surreale del cozzo di Juventus-Inter domani sera. Sarebbe una sensazione ritrovata, esaltante, per la Lazio, qualcosa di nuovo eppure d’antico che riporta all’alba del millennio, allo scudetto del 2000. Essere competitivi per il titolo a marzo è inebriante. Un sabato sera a respirare in solitudine l’aria pura della vetta, aspettando la sfida di Torino, sperando di rimanere senza coinquilini anche domani sera.
Juventus-Inter a porte chiuse è un oltraggio al calcio, allo sport e alla ragionevolezza, ma di quest’ultima, recentemente, abbiamo perso le tracce. Un’influenza ci ha regalato prima un weekend dimezzato di partite e ora uno dimezzato di spettatori. Come ha detto Malagò, si naviga a vista e privare Juventus-Inter del pubblico è come servire la carbonara senza le uova. Il ritorno di Antonio Conte a Torino, alla guida dell’esercito nemico, perlomeno il più nemico di tutti, lui che Agnelli ha definito “è Juventus”, l’accoglienza del pubblico per “Antonio Conte capitano” con la divisa sociale nerazzurra: uno spettacolo nello spettacolo di cui ci hanno privati. Resta lo snodo cruciale, sia per la Juventus, che potrebbe perdere la vetta e, in caso di sconfitta, in accoppiata con quella di Lione, avviare la crisi del governo Sarri, ma ancor di più, dal punto di vista numerico, per l’Inter. Uscendo battuta dallo Stadium deserto, la squadra di Conte precipiterebbe (dando per scontato che batta la Samp nel recupero) a meno sei dalla Juve e a meno cinque dalla Lazio (sempre se vincente). A questo punto potrebbe essere un distacco decisivo. Un weekend bello e dimezzato, ricco di emozioni per interposta tv, live solo per pochi intimi. Peccato, sarebbe stato più intrigante assistere a un campionato non attorniato da silenzio, soprattutto nella sua gara più importante. Resta la sua importanza, anche se metà dei tifosi la dovrà vedere in pantofole.