SU AUTOSPRINT GOLD PROST,65 ANNI NEL MITO
La storia del campione francese tra ricordi dell’amico-rivale Senna e una grande raccolta di alcune delle interviste concesse ad As
Lo scorso 24 febbraio Alain Prost ha compiuto 65 anni. Non c’era miglior innesco per far deflagrare una nuova stagione di Autosprint Gold Collection che apre altri immensi scenari nella storia delle corse. Con la nuova collezione si parte subito forte, fin dalla copertina che è il manifesto di un’epoca dentro un dualismo rovente e pensata da noi come una vera e propria reunion tra icone. Sì perché l’abbiamo immaginata così la nostra cover con anche Ayrton Senna a brindare con l’amico-rivalissimo dopo stagioni che hanno segnato la storia della Formula Uno.
AMICI-RIVALI. Spiega Prost raccontando di Senna: «Se ripenso alla figura di Ayrton, devo fare numerose riflessioni e ritornare a una fase cruciale della mia carriera. C’è anche un lato simpatico da fare rivivere. Da 10 anni in F.1 non sono successe molte cose dopo la sua morte, per ricordarlo a dovere. Forse è successo in Brasile ma non in Europa. In un certo senso, è un peccato avere visto il ricordo di Senna avvolto in un semi-oblio. Adesso però bisogna farlo rivivere, celebrare questo anniversario senza enfasi, che è un rischio sempre presente in commemorazioni di questo tipo. Non è il mio caso. Ayrton è sempre presente nei miei pensieri. La sua carriera e la mia si sono sviluppate e incrociate in maniera indissolubile, e sono rimaste a dispetto del tempo.
Non è il caso di essere lacrimevoli o di ricordarsi continuamente del passato. Ma si possono ricordare gli eventi passati senza diventare troppo ripetitivi. La mia carriera è stata strettamente legata alla sua. Quando si parla di Senna, si parla di Prost e viceversa. I nostri nomi sono ineluttabilmente associati. Se si parla di F.1, ci nominano. Per i fans, simboleggiamo i Gp di ieri. Quella che le persone amavano. Questo è molto importante. Capisco bene quello che gli appassionati hanno nei loro occhi». Per andare a comporre il puzzle del primo numero di Autosprint Gold Collection 2020 lungo un arco temporale di quasi 40 anni, abbiamo selezionato le numerose interviste che il 4 volte iridato francese e uomo dalle mille vite in Formula Uno ha concesso ad Autosprint. È venuto fuori un quadro di grande effetto che racconta uno dei personaggi top che hanno contrassegnato la storia delle corse. Un gran bel viaggio a ritroso negli Anni Ruggenti, dentro a sfide incredibili tra superassi. Già, perché Alain Prost di questi soggetti nella sua carriera da pilota ne ha incontrati parecchi e spesso li ha pure battuti.
ALAIN E AS. È del 1982 la sua prima intervista a cuore aperto ad Autosprint. Ne seguiranno poi molte altre. In quel suo debutto sul settimanale da corsa Alain spiegava: «Il mio obbiettivo è diventare campione del mondo quest’anno. Per ora non penso ad altro. Non so se sarò lo Stewart degli Anni ’80 ma è un onore essere paragonato a un simile personaggio, che oltretutto è stato il mio pilota preferito. È però difficile, se non impossibile fare paragoni fra piloti di epoche diverse. Corro per me stesso e per la Renault non per la Francia, perché la Francia non ha mai corso per me. L’ingaggio di un corridore incide modestamente sul budget di una Casa costruttrice: se vinco il mondiale, senz’altro la Renault non mi avrà pagato abbastanza».
Un anno dopo la fine della sua ultima stagione in F.1, colto il quarto titolo iridato della carriera, Alain sottolineava: «Sembra strano ma proprio io, pur non avendo rimpianti, non sono mai contento di me stesso. Sono un perfezionista nato, cerco sempre il meglio, qualsiasi cosa faccia. Secondo me, esiste una differenza fondamentale tra il perfezionista e il perenne insoddisfatto. Il primo si rende sempre conto, a un certo punto, dei propri limiti. Da parte mia, con tutto quello che ho raggiunto non ho alcun diritto di sentirmi insoddisfatto. Non passa giorno che ringrazi il cielo di essere chi sono. Ho davvero voltato pagina. Ringrazio il cielo di averla scampata!».
E poi ancora. «Guardando oggi, a mente fredda, a quello che ero, ritrovo una persona totalmente diversa da ciò che sono diventato oggi. Alcuni vedono le corse sotto un angolo macabro, cercano la collisione l’incidente. Altri, invece, danno al pilota la dimensione del mito, del personaggio soprannaturale. Anch’io ero obbligato a tenere conto di tutto ciò. Quando ho smesso sono ridiventato normale. Oggi ho i piedi per terra, ho riassorbito nuovi valori. Altrimenti sarei rimasto nelle nuvole della gioventù». Quella gioventù che, adesso, rivive in ognuno di noi a risentire le parole e a riguardare le immagini di un’epoca forse irripetibile. Buon compleanno, Alain.