LAZIO, PRIMA E DA SOLA UNA BELLEZZA
Juventus-Inter rinviata per l’emergenza Coronavirus, la vittoria sul Bologna da urlo Luis Alberto e Correa illuminano la partita con le loro invenzioni E vent’anni dopo i tifosi sognano
Vent’anni dopo il diluvio di Perugia, la Lazio scavalca la Juve e balza in vetta alla classifica nella domenica in cui mezzo campionato si ferma per l’emergenza legata al Coronavirus. Se un onesto e romanzesco finale di campionato nel Duemila aveva consegnato lo scudetto a Eriksson, il suo allievo ed ex centravanti Simone Inzaghi promette di arrivare in fondo al traguardo davanti a Sarri e Conte. Lo meriterebbe, come dimostrano risultati e rendimento degli ultimi mesi, perché sa giocare il calcio più bello d’Italia senza perdere concretezza e disciplina: segna e poi conserva grazie a una difesa super. E poi la fame, la cattiveria, la voglia di vincere dei suoi giocatori oggi potrebbe essere invidiata persino dall’Inter di Conte. Della Juve morbida e sulle gambe di Sarri neanche a parlarne. Si è inchinato anche il Bologna da trasferta e rabbioso di Mihajlovic, salutato dall’Olimpico come meritava un guerriero indomabile. Il vecchio Sinisa ha provato e riprovato, con le sue mosse, a rovinare la festa alla Lazio, ma non ce l’ha fatta, tradito dagli episodi e dall’occhio clinico del Var, intervenuto per annullare (come era giusto da regolamento) i gol di Denswil e Palacio che avrebbero potuto rimettere in discussione il risultato. Era destino che finisse così. La Lazio ha meritato e stritolato i rossoblù con la prima mezz’ora da fantascienza, illuminata da Luis Alberto, il miglior numero 10 del campionato, un gol e un assist per Correa. Un’aggressione da scudetto. La flessione era inevitabile: alle assenze di Lulic, Acerbi e Marusic si è aggiunto l’infortunio dello spagnolo, anche Milinkovic e Immobile erano in riserva. Il Bologna non si è arreso e ha provato a riaprirla tirando fuori un gran secondo tempo, ma Inzaghi si era già garantito il successo con la doppietta realizzata nel giro di tre minuti a cavallo del ventesimo. Troppa Lazio, spumeggiante e incontenibile, padrona assoluta della Serie A. Ha rimontato e scavalcato Inter e Juve, Sarri e Conte (con una e due partite in meno) non si illudano: Inzaghi promette di andarsene in fuga.
DOPPIETTA. La Lazio, vedendo il primato all’orizzonte, si è avventata sulla partita con una forza pazzesca. Pressing assatanato sino al 2-0, interrotto solo dall’occasione concessa a Soriano su cui è girato il risultato. Strakosha ha evitato il pareggio dopo il gol realizzato da Luis Alberto e un istante prima del raddoppio di Correa con la complicità di Danilo. Funzionava come al solito l’uscita dalla difesa con Patric, Luiz Felipe e Radu nonostante il pressing di Barrow, Palacio e Orsolini. Il Bologna proprio non riusciva a vedere la palla, era in costante ritardo, saltavano i duelli e la squadra si allungava, colpita in profondità dalle accelerazioni di Lazzari, Immobile e Correa in campo aperto. I due gol di differenza ci stavano tutti e potevano essere di più se il Tucu e Ciro non si fossero divorati due occasioni davanti a Skorupski. Dentro l’Olimpico imbandierato era già cominciata la festa biancoceleste.
REAZIONE. Mihajlovic deve essersi fatto sentire nell’intervallo. E poi la trasformazione stile Atalanta con duelli individuali e pressing a tutto campo, così ha tolto palleggio e bloccato le “uscite” della Lazio. Strakosha ha risposto a Orsolini e il Var ha cancellato il gol realizzato da Denswil dagli sviluppi di un angolo. La sofferenza laziale è aumentata quando Sinisa è passato alla difesa a tre. Erano già entrati Sansone per Schouten e Santander per Orsolini, poi ha sostituito Danilo e Skov Olsen ha preso la fascia destra. Dietro erano rimasti Tomiyasu, Bani e Denswil. Barrow è andato su Leiva, Palacio è stato affiancato da Santander, Soriano ha fatto coppia
con Poli: 3-4-1-2. Luis Alberto era uscito e Inzaghi, dopo l’ingresso di Parolo, ha cambiato Correa con Cataldi. Solo alla fine, dopo qualche preghiera, Caicedo ha preso il posto di Immobile. Ciro, in contropiede, si era divorato il terzo per chiudere il conto. Dopo il gol annullato a Tomiyasu (fuorigioco di Palacio) gli ultimi sussulti del Bologna. La Lazio, esausta, stava giocando d’attesa e d’astuzia, spendendo minuti per arrivare al novantesimo e continuare a sognare lo scudetto. Ora è prima. Davanti a tutti.