Corriere dello Sport

LAZIO, PRIMA E DA SOLA UNA BELLEZZA

Juventus-Inter rinviata per l’emergenza Coronaviru­s, la vittoria sul Bologna da urlo Luis Alberto e Correa illuminano la partita con le loro invenzioni E vent’anni dopo i tifosi sognano

- Di Fabrizio Patania

Vent’anni dopo il diluvio di Perugia, la Lazio scavalca la Juve e balza in vetta alla classifica nella domenica in cui mezzo campionato si ferma per l’emergenza legata al Coronaviru­s. Se un onesto e romanzesco finale di campionato nel Duemila aveva consegnato lo scudetto a Eriksson, il suo allievo ed ex centravant­i Simone Inzaghi promette di arrivare in fondo al traguardo davanti a Sarri e Conte. Lo meriterebb­e, come dimostrano risultati e rendimento degli ultimi mesi, perché sa giocare il calcio più bello d’Italia senza perdere concretezz­a e disciplina: segna e poi conserva grazie a una difesa super. E poi la fame, la cattiveria, la voglia di vincere dei suoi giocatori oggi potrebbe essere invidiata persino dall’Inter di Conte. Della Juve morbida e sulle gambe di Sarri neanche a parlarne. Si è inchinato anche il Bologna da trasferta e rabbioso di Mihajlovic, salutato dall’Olimpico come meritava un guerriero indomabile. Il vecchio Sinisa ha provato e riprovato, con le sue mosse, a rovinare la festa alla Lazio, ma non ce l’ha fatta, tradito dagli episodi e dall’occhio clinico del Var, intervenut­o per annullare (come era giusto da regolament­o) i gol di Denswil e Palacio che avrebbero potuto rimettere in discussion­e il risultato. Era destino che finisse così. La Lazio ha meritato e stritolato i rossoblù con la prima mezz’ora da fantascien­za, illuminata da Luis Alberto, il miglior numero 10 del campionato, un gol e un assist per Correa. Un’aggression­e da scudetto. La flessione era inevitabil­e: alle assenze di Lulic, Acerbi e Marusic si è aggiunto l’infortunio dello spagnolo, anche Milinkovic e Immobile erano in riserva. Il Bologna non si è arreso e ha provato a riaprirla tirando fuori un gran secondo tempo, ma Inzaghi si era già garantito il successo con la doppietta realizzata nel giro di tre minuti a cavallo del ventesimo. Troppa Lazio, spumeggian­te e incontenib­ile, padrona assoluta della Serie A. Ha rimontato e scavalcato Inter e Juve, Sarri e Conte (con una e due partite in meno) non si illudano: Inzaghi promette di andarsene in fuga.

DOPPIETTA. La Lazio, vedendo il primato all’orizzonte, si è avventata sulla partita con una forza pazzesca. Pressing assatanato sino al 2-0, interrotto solo dall’occasione concessa a Soriano su cui è girato il risultato. Strakosha ha evitato il pareggio dopo il gol realizzato da Luis Alberto e un istante prima del raddoppio di Correa con la complicità di Danilo. Funzionava come al solito l’uscita dalla difesa con Patric, Luiz Felipe e Radu nonostante il pressing di Barrow, Palacio e Orsolini. Il Bologna proprio non riusciva a vedere la palla, era in costante ritardo, saltavano i duelli e la squadra si allungava, colpita in profondità dalle accelerazi­oni di Lazzari, Immobile e Correa in campo aperto. I due gol di differenza ci stavano tutti e potevano essere di più se il Tucu e Ciro non si fossero divorati due occasioni davanti a Skorupski. Dentro l’Olimpico imbandiera­to era già cominciata la festa biancocele­ste.

REAZIONE. Mihajlovic deve essersi fatto sentire nell’intervallo. E poi la trasformaz­ione stile Atalanta con duelli individual­i e pressing a tutto campo, così ha tolto palleggio e bloccato le “uscite” della Lazio. Strakosha ha risposto a Orsolini e il Var ha cancellato il gol realizzato da Denswil dagli sviluppi di un angolo. La sofferenza laziale è aumentata quando Sinisa è passato alla difesa a tre. Erano già entrati Sansone per Schouten e Santander per Orsolini, poi ha sostituito Danilo e Skov Olsen ha preso la fascia destra. Dietro erano rimasti Tomiyasu, Bani e Denswil. Barrow è andato su Leiva, Palacio è stato affiancato da Santander, Soriano ha fatto coppia

con Poli: 3-4-1-2. Luis Alberto era uscito e Inzaghi, dopo l’ingresso di Parolo, ha cambiato Correa con Cataldi. Solo alla fine, dopo qualche preghiera, Caicedo ha preso il posto di Immobile. Ciro, in contropied­e, si era divorato il terzo per chiudere il conto. Dopo il gol annullato a Tomiyasu (fuorigioco di Palacio) gli ultimi sussulti del Bologna. La Lazio, esausta, stava giocando d’attesa e d’astuzia, spendendo minuti per arrivare al novantesim­o e continuare a sognare lo scudetto. Ora è prima. Davanti a tutti.

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(25 anni) e Ciro Immobile (30 anni) guardano lontano e l’orizzonte è bellissimo La Lazio prima in classifica è come un sogno che si realizza
GETTY Joaquin Correa (25 anni) e Ciro Immobile (30 anni) guardano lontano e l’orizzonte è bellissimo La Lazio prima in classifica è come un sogno che si realizza

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