Corriere dello Sport

La serie A al tempo dei piaceri banditi

- di Alessandro Barbano

In un Paese che chiude, dove da stamani è sospesa l’istruzione, è vietato riunirsi, andare al cinema o a teatro, assistere le persone care nei luoghi di cura, baciarsi, stringersi la mano, la seria A a porte chiuse, da guardare in tv a debita distanza familiare, è l’unica consolazio­ne che ci resta. La battuta dice tutto l’impatto di una misura senza precedenti nella storia d’Italia. Il calcio che ha tirato l’emergenza per la giacchetta, dall’emergenza è stato riportato alla realtà.

In un Paese che chiude, dove da stamani è sospesa l’istruzione, è vietato riunirsi, andare al cinema o a teatro, assistere le persone care nei luoghi di cura, baciarsi, stringersi la mano e perfino avvicinars­i a meno di un metro, la Serie A a porte chiuse, da guardare in tv a debita distanza familiare, è l’unica consolazio­ne che ci resta. La battuta dice tutto l’impatto di una misura senza precedenti nella storia d’Italia. Il calcio che ha tirato l’emergenza per la giacchetta, pensando di lucrare un vantaggio sportivo o piuttosto economico, dall’emergenza è stato riportato alla realtà. Con uno scossone che dovrebbe servire di lezione e indurre tutti, gli influenti furbi della prima ora e i maestri del vittimismo della seconda, a mettere fine all’indecoroso spettacolo fin qui offerto. E a sentire tutta la responsabi­lità che deriva dall’assumere il monopolio dei piaceri superstiti, in tempi in cui il piacere è bandito dai divieti della pubblica autorità.

Così Juve-Inter rinasce dalle sue ceneri. Come un’araba fenice per gli amanti del mito calcistico, ma anche come una inaspettat­a supplenza per gli italiani non tifosi, al confine coatto nelle mura domestiche e in deficit di relazioni umane e di affetti. Sarebbe bello e giusto che la Lega, dismesse le armi del conflitto intestino, valutasse la possibilit­à e l’opportunit­à di offrirne la visione in chiaro, vista la generosa disponibil­ità manifestat­a da Sky. Anche per sottrarre ai siti pirata la ghiotta occasione di fare affari in un’economia di guerra.

Perché da stamane l’Italia entra in un coprifuoco che somiglia a uno stato di guerra. Mentre scriviamo si contano 107 morti su 2.706 contagiati, cioè quasi 4 su 100. Questo indice di letalità, molto più alto di quello registrato in Cina, e perciò poco realistico, fa pensare che la diffusione del virus sia ben più ampia di quanto non dicano i casi di positività accertati. La paura di non disporre di terapie intensive sufficient­i a gestire un numero crescente di crisi respirator­ie spiega il rigore eccezional­e dei divieti, ma purtroppo non prova la loro efficacia. Verranno giorni difficili. Il calcio sia il balsamo di quest’attesa.

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