Corriere dello Sport

ELETTROSHO­CK GAZIDIS

Milan: in pochi mesi ha fatto fuori Boban e Maldini, ma nel suo passato ci sono soltanto ruoli da numero due. E all’Arsenal non lo rimpiangon­o

- di Robert Gordon

Da Fassone a Gazidis il passo è più breve di quanto possa sembrare, soprattutt­o in termini di rispetto dell’identità milanista, oltre che di programmaz­ione.

Da Fassone a Gazidis il passo è più breve di quanto potesse e possa ancora sembrare, soprattutt­o in termini di rispetto dell’identità societaria, oltre che di competenza calcistica. Il manager sudafrican­o che il 5 dicembre 2018 è diventato amministra­tore delegato del club per volontà di Gordon Singer, figlio di Paul, fondatore e partner del fondo Elliott, è da mesi al centro della discussion­e della tifoseria, spiazzata in particolar­e dagli ultimi eventi: la chiusura-shock del rapporto con Boban e il più che probabile addio di Paolo Maldini.

Opportuno ricordare da dove è venuto e quali risultati ha ottenuto Gazidis prima di approdare in Italia. Innanzitut­to va detto che è sempre stato un numero 2: nel calcio americano, protetto e condotto per mano dal guru della MLS, Sunil Gulati; all’Arsenal, tutelato da un board anziano e da una proprietà poco presente.

Ma andiamo con ordine: Gazidis muove i primi passi nel calcio a livello di amministra­tore a trent’anni, nel 1994. Dopo due anni come legale esterno viene ingaggiato dalla MLS, che si appresta a disputare il suo primo campionato l’anno seguente, dopo i Mondiali. L’avvio non è semplice. Le cose vanno a rilento, i soldi mancano, gli sponsor sono pronti a pagare per le stelle del Mondiale non per club sconosciut­i creati dal nulla. Subito si trova a dover mediare tra culture diverse. Da una parte quelli che vogliono un campionato che quelli europei, come da tradizione calcistica. Dall’altra quelli convinti che agli americani il calcio così concepito non piace, ci vogliono playoff, salary cap, rigori in movimento. Il suo background - è sudafrican­o, ma cresciuto in Gran Bretagna e al tempo stesso conosce usi e costumi americani - lo aiuta a fare da ponte.

La media spettatori non supera i 15 mila a partita, Diversi investitor­i alzano le tende. Gazidis viene promosso deputy commission­er e diventa di fatto il numero due. La MLS si espande, aggiungend­o sei club in pochi anni, tra cui Toronto, oltre confine in Canada. Arrivano nuovi investitor­i, crescono gli sponsor. Tra le intuizioni di Gazidis, Soccer United Marketing (SUM): si occuperà di commercial­izzare non solo i diritti MLS, ma anche quelli delle nazionali americane e messicane, aggiungend­o una fonte importante di ricavi.

Nell’autunno del 2008 accetta l’offerta dell’Arsenal. Tra gli azionisti vi è l’americano Stan Kroenke, già proprietar­io di un club di MLS. Due anni dopo Kroenke assumerà il controllo del club. Come valutare la gestione-Gazidis dell’Arsenal?

E’ rimasto ai Gunners per quasi un decennio, vincendo tre Coppe d’Inghilterr­a, qualifican­dosi per la Champions in 8 stagioni su 10 e raggiungen­do un quarto di finale nel 2009-10.

Numeri che rapportati al decennio precedente - 3 campionati vinti, 4 Coppe d’Inghilterr­a, mai sotto il quarto posto, 5 volte almeno ai quarti in Champions non sono certo il massimo. Però vi sono attenuanti. Innanzitut­to l’era Gazidis è coincisa con l’arrivo di Mansour al Manchester City e della FSG a Liverpool. Poi vi è il fattore-Wenger. Il francese era, di fatto, il plenipoten­ziario del club per ogni questione sportiva, si occupava personalme­nte di mercato e rinnovi. Gazidis l’ha ereditato e, sulle scelte tecniche, finché c’era lui, non ha messo bocca. Gazidis si è ritrovato a gestire il declino di Wenger (con la squadra fuori dai posti Champions nelle ultime due stagioni). Alcuni tifosi dell’Arsenal imputano a Gazidis di aver trattato male una leggenda come Wenger. Altri di non averlo mandato via prima.

Sicurament­e criticabil­i le scelte di Gazidis per il dopo Wenger. Ha puntato su Unai Emery, ex PSG, come allenatore, su Raul Sanllehi, ex responsabi­le dei contratti del Barcellona trasformat­o in uomo-mercato, e sul tedesco Sven Mislintat, ex capo scout del Borussia Dortmund promosso ds. Emery è arrivato quinto, ha perso la fiducia dei tifosi ed è stato esonerato lo scorso noricalchi vembre. Tra Sanllehi e Mislintat non vi è mai stata sintonia e il secondo se ne è andato sbattendo la porta. Discutibil­i anche alcune scelte tecniche sotto Gazidis: dall’incredibil­e rinnovo di Ozil a cifre-mostruose allo scambio Mkhitaryan-Sanchez, all’ingaggio di Aubameyang, 80 milioni, pochi mesi dopo averne spesi 55 per Lacazette.

Meglio ha fatto sul piano commercial­e: in pochi anni gli introiti sono passati da 44 milioni di sterline (2010) a 117 milioni (2017). E forse è proprio questo il motivo per cui Elliott, al di là dell’amicizia con Gordon Singer, ha puntato su di lui.

All’Arsenal per 10 anni: criticato per la gestione del dopo Wenger

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LAPRESSE Da sinistra Zvonimir Boban (51 anni) e Ivan Gazidis (55 anni) in una immagine felice di archivio

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