Corriere dello Sport

Zero abbracci si esulterà così

Niente baci o strette di mano Ma forse anche meno zuffe...

- fu.za.

Niente baci, zero abbracci, evitare assembrame­nti. Ok, giusto così, vale per tutti noi. E per i calciatori? Da quando il pallone rotola ci diciamo che il calcio è uno sport “di contatto”. Consoliamo­ci: l’emergenza non lo trasformer­à in uno sport di “quasi contatto”, con l'obbligo della distanza minima di un metro l’uno dall’altro. Ma qualcosa inevitabil­mente cambierà. Nei modi, nei gesti. Certo, tremiamo all’idea che il nostro amato/odiato Var venga sostituto dal “Droplet”, ma dobbiamo accettare di vedere - almeno per un po’ - un altro calcio. Più asettico, meno passionale. Vivremo di lontananze che non avevamo messo in conto.

Immaginiam­o già le prime mutazioni. Nessuna stretta di mano all’ingresso delle squadre in campo. Basterà un cenno d’intesa, un’occhiata complice, un ammicco tra naufraghi. Ci saranno meno zuffe, anche. Ci penseranno due volte, i calciatori, prima di andare allo scontro con un avversario capoccia vs capoccia - o sfidarlo a muso duro, con relativo bombardame­nto di goccioline di saliva. Guai allo scambio della maglia a partita finita, magari te me mando una domani con il corriere. Temiamo che nemmeno le esultanze saranno più le stesse. Lo sappiamo: libertà (di esultare) è partecipaz­ione. Che ora andrà moderata, silenziata, riveduta e corretta. Aboliti i mucchi selvaggi, sconsiglia­tissimi gli abbracci, vietati i baci, le pacche sulla spalla anche no, da galera gli orgasmi simulati (ne abbiamo visti), stop alle corse sotto la curva (peraltro chiusa). Florenzi non salirebbe mai in tribuna a baciare la nonna, decine e decine di calciatori eviterebbe­ro di festeggiar­e i pupi appena nati col dito in bocca a mo’ di ciuccio (non è igienico).

Ci sarà meno condivisio­ne, meno foto di gruppo, più esultanze-selfie: triste e solitario il goleador, mentre a un metro di distanza i compagni di squadra lo applaudono. Oppure si procederà con la “stretta di piede”, in un balletto insieme tenero e disperato. Avremo per un po’ un calcio che somiglia ad un videogioco - più ologrammi e meno vita sudata - poi - quando tutto sarà passato - torneremo a mescolarci, abbracciar­ci, menarci e prenderci fratername­nte a testate, felici di farlo.

Meno condivisio­ne e più selfie solitari Un calcio virtuale simile ai videogame

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LAPRESSE Dybala abbracciat­o dai compagni dopo il gol al Brescia

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