Corriere dello Sport

Manolas all’assalto di Van Dijk tra i difensori goledor in Europa

L’azzurro ha pagato un inizio di stagione difficile per tutto il Napoli, poi le sue qualità sono emerse

- Di Antonio Giordano

Niente male: Van Dijk (quattro gol), poi Manolas (tre). E ora che il Napoli ha cominciato a muovere una delle sue torri difensive, qualcosa torna, anche in chiave offensiva. Non è stato facile, anzi è parso complicato, emergere dalla diffidenza, superare quella crisi d‘identità che si è avvertita a lungo, pure recentemen­te, in questo campionato nel quale solo a Cagliari - con Gattuso - il Napoli è uscito dal campo senza subire gol: sono state settimane di «analisi», di riflession­i, di sofferenza, a inseguire la linea retta di una difesa sistematic­amente in affanno. Poi è arrivato il Lecce, quel tracollo ch’è stato utile per guardarsi dentro, e infine è rientrato Maksimovic, che a Manolas è servito: Di Lorenzo di nuovo a destra, Mario Rui (o Hysaj) a sinistra, e in mezzo, a far scudo ad Ospina, due colossi, come da previsioni, per non rimpianger­e Koulibaly.

LA SPESA. Manolas è il difensore più costoso della storia del Napoli, ci sono voluti trentasei milioni di euro per strapparlo (attraverso la clausola) alla Roma; e poi è un profilo internazio­nale altissimo, rimasto però soffocato nelle difficoltà struttural­i di una squadra che ha avuto bisogno di mesi e di cambiament­i prima di ritrovarsi. Zero gol a san Siro, in coppa Italia, contro l’Inter e Lukaku, e la svolta si può dire che sia cominciata proprio lì, e a seguire, dopo un po’, la conferma contro il Barcellona, affrontato subendolo soltanto in una circostanz­a - quella del tap in di Griezmann - e sfruttando­lo per accrescere l’autostima.

IL BOMBER. Manolas è anche altro ancora, è l’attaccante in più che il Napoli sta sfruttando sulle palle inattive, è la scheggia impazzita che se ne va in area avversaria e «strappa», come con il Torino, la percussion­e giusta a Milik, è il «vice-capocannon­iere» dei centrali difensivi dei cinque migliori campionati europei, alle spalle di Van Dijk del Liverpool, è il valore aggiunto in questo finale di stagione che avrà a Barcellona il suo epicentro.

LUI E IL BARCELLONA. Ma quando dici Barcellona, è inevitabil­e pensare a Manolas, che il suo capolavoro l’ha fatto due anni fa, con la Roma, partendo dal 4-1 dell’andata, in Catalogna, e chiudendol­a con il 3-0 all’Olimpico, gol di testa di un dio greco a meno di dieci minuti dalla fine e gloria per sempre. «Il mio lavoro e quello di evitare di subire gol, ma se poi ci riesco...». Gli è andata bene a in casa della Juventus, alla seconda giornata, in una partita poi rovinatasi nel finale; gli è andata meglio con il Brescia, al San Paolo; gli è andata di lusso con il Torino, quando aveva ancora dentro il clima di una partita, quella con il Barcellona, che tornerà tra un po’, ormai mancano due settimane, e che gli viene riproposta sistematic­amente, da giorno in giorno, di gol in gol, in quella frase che da Mompiano (22 febbraio scorso) sino al Camp Nou, diventerà un mantra da sussurrare ad alta voce, affinché anche il Napoli se ne convinca.

Contro i blaugrana servirà la sua grinta E il precedente fa ben sperare

IL MANTRA. «Siamo tutti essere umani e dunque nessuno è imbattibil­e. Ce l'andremo a giocare». Con un attaccante che si travestirà da difensore.

 ?? LAPRESSE ?? L’esultanza di Kostas Manolas, 28 anni, dopo il gol dell’1-0 messo a segno contro il Torino
LAPRESSE L’esultanza di Kostas Manolas, 28 anni, dopo il gol dell’1-0 messo a segno contro il Torino

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