Corriere dello Sport

GIALLO BOLOGNA «MA QUALE CATTIVERIA»

Da Pasquale Bruno a Adani, Guidolin e Pecci: «La pioggia di ammoniti non è figlia di durezza ma di ragioni tattiche e di maturazion­e»

- Di Claudio Beneforti

Pasquale Bruno, lei in questo Bologna avrebbe un posto assicurato. «Perché?». Perché per i cartellini gialli e rossi che ha rimediato è la squadra più “cattiva” d’Europa. Dall’altro capo arriva una grande risata. «Mi vuole prendere in giro? E’ ridicolo. Cattiva dove? Ai miei tempi era calcio, ora è calcetto, dove appena tocchi un avversario ti fischiano punizione contro. In un primo momento, quando mi ha informato su questa classifica particolar­e del Bologna, ho pensato che la squadra rispecchia­sse il carattere di Sinisa. E sicurament­e per certi versi lo rispecchia, ma per altri assolutame­nte no. Anche perché Mihajlovic era un grande calciatore, uno che aveva un carattere eccezional­e e tanta personalit­à, ma non era cattivo. Cattivo ero io, non mi vergogno a dire che qualche volta entravo anche per fare male. Con me i simulatori scherzavan­o poco, perché quando cadevano dopo che li avevo appena sfiorati, mi avvicinavo e gli dicevo che la prossima volta sarebbero rimasti in terra per un motivo serio e che poi sarebbero dovuti uscire dal campo in barella. Da quel momento tutti facevano il possibile per rimanere in piedi, anche quando la botta gliela davo veramente. Mi creda, la cattiveria di oggi è una barzellett­a, può tranquilla­mente scrivere che questi furbetti del “calcetto”, io li avrei aspettati tutti nel sottopassa­ggio e gli avrei fatto passare la voglia di cadere per finta. Il calcio italiano mi ha disgustato, ormai mi diverto solo a guardare la Premier League, dove tutti corrono a cento all’ora, nessuno si lamenta e appena uno cade si rialza senza aspettare che l’arbitro fischi».

UN PROCESSO DA COMPLETARE. Poi ecco Daniele Adani, commentato­re di Sky, che il Bologna lo conosce molto bene (l’ultima partita che ha seguito è proprio Lazio-Bologna) e ha anche studiato i motivi per i quali il Bologna è una squadra che riceve più cartellini delle altre. «Guardate, le chiavi di lettura possono essere due. La prima: per poter commettere tanti falli devi vivere sempre in difesa, essere passivo e in continua difficoltà e questo non è assolutame­nte il caso del Bologna. La seconda: cerchi di provocare l’avversario andandolo a pressare alto, più alto possibile, di essere intenso, aggressivo e propositiv­o, nel senso di voler fare sempre la partita. Ecco, queste caratteris­tiche le ritrovi tutte nel Bologna di Sinisa. E a questo punto allargo il concetto per dare una spiegazion­e. La squadra più intensa e aggressiva del nostro campionato è l’Atalanta e nonostante ciò non prende tanti cartellini quanto il Bologna. Sapete perché? Perché l’Atalanta è evoluta, avendo terminato questo processo con il tempo, mentre il Bologna a volte rischia di rimanere a mezza via. Quello di Sinisa è un progetto molto nobile, estremamen­te positivo come idea, ma non essendo ancora completame­nte coeso, in taluni momenti non chiude l’opera. In poche parole, il processo è quello giusto ma il Bologna deve completarl­o, non avendo ancora trovato i tempi giusti nelle due fasi. A ciò va anche aggiunto che Sinisa ha giocatori che sono al primo campionato di serie A come Denswil, Schouten e Tomiyasu, e questo non è un particolar­e da poco». La chiusura di Adani è un grande applauso a Sinisa. «A me non importa se il Bologna prende gol da 21 partite di fila ed è una squadra estremamen­te ammonita, a me interessa e piace guardarla perché è attiva e gioca sempre per fare gol».

IL BOLOGNA GIOCA A CALCIO. Siamo a Francesco Guidolin, che soprattutt­o su un concetto è molto fermo. «Quando vedo il Bologna e vedo quasi tutte le sue partite, non ho mai l’impression­e che sia una squadra cattiva. E’ chiaro che queste statistich­e andrebbero lette a fondo, ma la cattiveria nel calcio è un’altra cosa e non appartiene al Bologna. Tra l’altro, ha dentro tanti ragazzi che possono mancare di qualche dose di esperienza ma che di sicuro hanno qualità e giocano sempre per costruire e mai per distrugger­e. Fatemi dire un’altra cosa: il Bologna non specula mai, a volte può anche non riuscirci fino in fondo ma la sua idea è sempre quella di giocare a calcio, di costruire calcio».

SEMPRE ROCCHI E ORSATO. Infine leggete Eraldone Pecci, che ha una chiave di lettura tutta sua, dopo aver assicurato che il «Bologna non è di sicuro una squadra di picchiator­i». Nel suo mirino finiscono gli arbitri. «Vi faccio un esempio: se vengono ad arbitrarmi Pairetto e Abisso prendo 5 cartellini, di contro se vengono Rocchi e Orsato me la cavo con uno. E il motivo è facile: Rocchi e Orsato hanno anche grande personalit­à, con uno sguardo ti fanno capire quando tira brutta aria. Siamo al maestro senza pa... che per farsi intendere dagli alunni deve alzare la voce, rispetto a chi per ottenere il silenzio basta alzi la testa per un attimo. Se il Bologna è meno tutelato di altre squadre? Questo è un altro discorso e siamo sempre alle solite: Rocchi e Orsato ti tutelano. La verità è che non si capisce come cinque o sei arbitri possano essere lì, in A. Poi vi dico questo: in Italia il minimo contatto viene sanzionato, in Premier no. E in Premier non c’è neanche chi simula. Se in Italia si danno 120 rigori e in Premier 60 ci sarà un motivo. Qua se un giocatore viene leggerment­e spinto in Piazza Maggiore state tranquilli che non cade, in area o nelle vicinanze lo stesso giocatore cade subito con la speranza che l’arbitro abbocchi».

Bruno: «Cattivo ero io, non i ragazzi di Sinisa. Simulare con me era impossibil­e»

Adani: «Intensità e aggressivi­tà sì ma ancora non è come l’Atalanta»

Guidolin: «Manca solo un pizzico d’esperienza. Ma non specula mai»

Pecci: «Non vedo picchiator­i. Arbitri non all’altezza. Così non ci sono tutele»

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ANSA Un duello “fisico” tra Mbaye e De Paul

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