Corriere dello Sport

INZAGHI E GASP MODELLO FERGUSON

La Lazio corre verso lo scudetto, l’Atalanta è vicinissim­a ai quarti Champions: l’essenza del calcio figlio del lavoro e delle strategie Simone e Gasp, in sella dal 2016, con l’anzianità di servizio più lunga E in A saltate 10 panchine su 20

- Di Fabrizio Patania

Altro che Super Champions. La Lazio corre verso lo scudetto e l’Atalanta può entrare tra le prime otto d’Europa. Contano i meriti e l’applicazio­ne di un metodo. Il calcio non è solo dei ricchi. La risposta ad Andrea Agnelli, dopo otto anni di successi, viene dal campo. Simone Inzaghi e Gasperini sono i portabandi­era del modello Ferguson, manager e leader del Manchester United per 27 anni. Sir Alex è ancora distante, ma vale l’esempio. Paga la continuità. Si vince e si migliora attraverso un lavoro profondo, portato avanti nel tempo e con lo stesso timbro, incapace di flettersi al soffio di vento provocato da una sconfitta. Due allenatori simbolo, esprimono senso di appartenen­za, sono gli interpreti ideali di una conduzione societaria figlia del risparmio o della spesa oculata, delle idee di due tra i migliori direttori sportivi d’Europa (Igli Tare e Giovanni Sartori), della competenza di Lotito e Percassi.

CONTINUITA’. Guarda caso, ma forse non lo è affatto, oggi sono i tecnici con l’anzianità di servizio più lunga in Serie A. In sella dall’inizio del 2016, come nessun altro. E lo scettro, ironia del destino, glielo ha consegnato proprio Max Allegri, esonerato dalla Juve dopo cinque scudetti, quattro Coppe Italia e due finali di Champions in cinque anni. Il tecnico livornese sarebbe andato avanti rinnovando una squadra squilibrat­a nell’architettu­ra. L’acquisto di Ronaldo non ha mascherato le magagne. La strategia fa i risultati. I soldi accorciano i tempi, ma non risolvono. Altrimenti la Juve, preso uno dei due giocatori migliori del mondo (l’altro è Messi), avrebbe già sbaragliat­o la concorrenz­a. E invece no. Cambiando guida tecnica, sono state accorciate le distanze. Ha perso la Supercoppa, rischia l’eliminazio­ne agli ottavi con il Lione e lo scudetto è tornato contendibi­le. Può ancora vincere tutto, ma potrebbe anche essere l’anno del fallimento sportivo. Se ti affidi a Sarri, dovresti mandare la squadra in montagna ad allenarsi per 40 giorni, come il Napoli che contendeva il titolo ad Allegri. Si è dovuto adattare il Comandante, prendendos­i rischi e responsabi­lità senza aver minimament­e inciso sul mercato, fatta eccezione per il taglio di Emre Can. Lazio e Atalanta, invece, hanno puntato sulla programmaz­ione. Inzaghi, dopo l’estate faticosa del post Mondiale 2018, ha scelto per un ritiro vecchia maniera sotto le Tre Cime di Lavaredo e senza amichevoli esotiche all’estero. Tare gli aveva già consegnato al primo giorno di lavoro i tre acquisti concordati (Lazzari, Jony, Vavro) con l’unica incertezza legata a Milinkovic dentro un gruppo confermato al completo: la Lazio era fatta il 10 luglio. Gasperini, dopo aver respinto l’assalto della Roma, ha ottenuto da Percassi le garanzie richieste per portare avanti il ciclo: rinforzi mirati per la Champions (Muriel e Malinovsky­i su tutti), veto alla cessione dei gioielli che gli avevano consentito di piazzarsi al terzo posto.

CRESCITA. Parlare di sorprese è improprio. L’Atalanta, prima di qualificar­si ai gironi Champions, era passata da un quarto posto, da una partecipaz­ione all’Europa League, da una finale di Coppa Italia. La Lazio, transitata dall’ottavo posto del passato campionato alla fantastica galoppata di questi mesi, si era piazzata due volte quinta, nel 2018 era arrivata a un passo dalla Champions e negli ultimi tre anni è stata l’unica a togliere tre trofei alla Juve. Inzaghi domenica a Bergamo dovrà superare l’ostacolo più alto prima di lanciare la volata verso lo scudetto. Curioso ricordare come il suo destino si sia intrecciat­o più volte con quello di Gasp dall’inizio del percorso. Il 20 agosto 2016 s’incrociaro­no alla prima di campionato (3-4 per la Lazio). Lotito, sfumata l’infatuazio­ne per Bielsa, lo aveva appena richiamato e confermato in un clima di desolazion­e. Simone era stato promosso dalla Primavera ad aprile per subentrare a Pioli. Una rarità per le abitudini di Formello.

IN EUROPA. Quest’anno in Serie A sono cambiate 10 panchine su 20. Presidenti divoratori e incapaci di attendere. Basterebbe osservare come dietro Inzaghi (191 panchine comprese coppe) e Gasperini (171), i più longevi siano D’Aversa e Liverani. Hanno condotto Parma e Lecce dalla Lega Pro alla Serie A con una doppia promozione. De Zerbi e Mihajlovic sono gli unici alla seconda stagione in corso. Tutti gli altri sono nuovi (da Sarri a Conte, passando per Fonseca e Juric) oppure non hanno resistito (come Ancelotti e Montella) o sono appena arrivati (Zenga deve ancora debuttare). Nel calcio vince la pazienza, ma bisogna saper aspettare. E se allarghiam­o l’orizzonte agli altri quattro campionati top in Europa (Premier, Bundesliga, Ligue 1 e Liga) si scopre come paghi lo stesso metodo. Diego Simeone dal 2011 ha permesso all’Atletico Madrid di tornare a vincere in Spagna e in Europa. Klopp ha preso il Liverpool nell’ottobre 2015 e in quasi cinque anni lo ha riportato sul tetto d’Europa e del mondo: ora punta alla Premier, che manca alla bacheca dei Reds dal 1990. Tutti gli altri tecnici hanno permesso a club meno titolati piccoli-grandi miracoli. Moulin (Angers), Blaquart (Nimes) e Laurey (Strasburgo) sono saliti dalla B francese. Eddie Howe guida da otto anni il Bournemout­h e lo ha stabilizza­to in Premier. Sean Dyche è salito dalla Championsh­ip sino ai preliminar­i di Europa League con il Burnley. Wilder, neopromoss­o, ha spinto lo Sheffield United a ridosso delle grandi d’Inghilterr­a. Gioca da anni con il 3-5-2, è venuto su con il lavoro. Come Inzaghi e Gasp.

Simone è il nono In Europa: tra i big davanti ci sono solo Simeone e Klopp

D’Aversa sul podio e Liverani quarto: saliti dalla Lega Pro con Parma e Lecce «Ho rispetto per l’Atalanta ma può una grande prestazion­e singola dare accesso alla competizio­ne? Penso alla Roma che non c’è ma ha contribuit­o al ranking»

Andrea Agnelli giovedì a un convegno a Londra

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 ?? ANSA ?? Diego Simeone, 49 anni (Atletico Madrid)
ANSA Diego Simeone, 49 anni (Atletico Madrid)
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ANSA Jürgen Klopp, 52 anni (Liverpool)
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