BARFORD: FELICE A ROMA CI SALVEREMO INSIEME
Oggi contro Sassari, nel PalaEur a porte chiuse l’americano arrivato da Pesaro debutta con la Virtus «La squadra mi piace. Bello giocare assieme a White, anche in allenamento»
Si torna in campo, a porte chiuse e con un po’ d'angoscia nel cuore. Ma lo spettacolo, del basket nel caso specifico, va avanti e allora questa sera, alle 20,30 la Virtus Roma ospita al Palaeur la Dinamo Sassari. Lo farà vestendo un nuovo abito visto che prima dello stop per la Coppa Italia, prorogato poi per lo scatenarsi del coronavirus, a vestire i gradi di capitano, oggi passati a Giovanni Pini, era Jerome Dyson. Oggi il reprobo ha fatto i bagagli, e nessuno s'è strappato i capelli, direzione Bologna sponda Fortitudo, e la squadra di Bucchi la ha sostituito chiamando al suo posto Corey Webster e aggiungendo anche Jaylen Barford in arrivo da Pesaro.
Barford, come è nata l’opportunità di passare alla Virtus Roma? «Mi ha chiamato a febbraio il mio agente per dirmi di questa possibilità e ho pensato fosse la scelta migliore per il prosieguo della mia carriera»
Che impressione ha avuto nella gara giocata da avversario al PalaEur?
«È stata una partita molto intensa. Noi giocammo bene fino a cinque minuti dalla fine poi la Virtus riuscì ad allungare. Dall’esterno ho visto una squadra con giocatori di qualità, con dei buoni tiratori».
Puoi descriversi come giocatore?
«Sono un duro che difende intensamente e che segna tanti punti». Perché ha deciso di giocare a basket?
«Ho iniziato a cinque anni perché amo competere. Ho giocato anche come ricevitore a football fino al liceo ma poi ho scelto la pallacanestro».
Lei è stato nominato, al termine del ciclo universitario, MVP al Portsmouth Invitational Tournament. Cosa ha significato per lei questo riconoscimento?
«È stato tanti anni fa, grazie a questo mi sono guadagnato una chiamata all’Nba Combine. E' una cosa che ha significato molto per me. Mi ha permesso di competere ad alti livelli con i migliori giocatori del Paese»
Sogna la Nba nel futuro?
«A volte ci penso, altre no. Forse accadrà, ma vivo un giorno alla volta».
Nel college ha avuto dei percorsi diversi: Motlow State e poi Arkansas. Cosa le hanno lasciato? «A Motlow State sono state due stagioni molto dure, quasi come fossi in galera. La considero comunque una esperienza da cui ho imparato molto quindi voglio vederla ugualmente come qualcosa di positivo. Quelli in Arkansas, invece, sono stati gli anni più belli della mia vita, è stato divertente e ho imparato molto da coach Mike Anderson».
Se non fosse stato un giocatore professionista cosa avrebbe fatto?
«Onestamente non lo so, è una bella domanda. Probabilmente sarei un allenatore tranquillo che si rilassa guardando i propri giocatori crescere»
Cosa non ha funzionato a Pesaro?
«Fuori dal campo andava tutto bene, ma avevamo un roster molto giovane e all’inizio avevamo un allenatore esordiente. Quindi ci è mancata l’esperienza necessaria per competere in un campionato di questo livello».
Quali sono le sue passioni?
«Mi piace giocare ai videogiochi, meditare e se capita, quando torno a casa, giocare a golf».
Cosa pensa alla Virtus Roma e dei suoi nuovi compagni? Cosa può darle nella lotta per la salvezza? «La squadra mi piace molto, i miei compagni sono fantastici soprattutto James White con cui mi diverto tanto e in allenamento sprona tutti anche vocalmente. Sono felice di essere a Roma e per quanto riguarda la lotta salvezza penso che abbiamo buone possibilità. Dobbiamo giocare al massimo le partite che rimangono da qui alla fine, con intensità per provare magari anche ad andare oltre questo obiettivo» Perché hai scelto il numero 0? «Ho scelto lo 0 al College Motlow State, ho pensato fosse un bel numero per me perché rappresentava un nuovo inizio e successivamente ho deciso di indossarlo per tutta la carriera».
«A Pesaro ci è mancata solo l’esperienza per giocare in serie A»
«Ho il numero 0 dai tempi del college: per me era un nuovo inizio»