Corriere dello Sport

Virus, Giro a rischio e niente finali di sci

Fermate le gare di ciclismo Salta la settimana di Cortina

- Di Alessandra Giardini

Il ciclismo paga quella che è la sua bellezza: non sei tu che devi andarlo a cercare, ma è lui che si muove, che passa veloce da una città all’altra, da una regione all’altra, da un Paese all’altro. In questo momento il suo segreto è anche la sua debolezza: uno sport che si sposta, che va in mezzo alla gente, che per tradizione è inclusivo, promiscuo, dove si viaggia insieme, si mangia insieme, si parla con tutti i corridori del gruppo fino a un minuto della partenza, ci si mescola, ci si tocca, si sta fianco a fianco, in questo momento è troppo rischioso. A rate, ci hanno detto che le corse italiane del prossimo mese sono annullate. Rinviate, dicono i più ottimisti. Dopo il no ufficiale a Strade Bianche, la classica più giovane ma non per questo meno affascinan­te, ieri abbiamo dovuto dire addio anche a tre corse a tappe, la Tirreno-Adriatico (11-17 marzo), la Coppi&Bartali (25-29 marzo) e il Giro di Sicilia (1-4 aprile), e alla prima classica monumento della stagione, la Milano-Sanremo (21 marzo), la corsa che ogni anno ci porta nella primavera.

Era già tutto scritto nel decreto governativ­o, ma RCS Sport e GsEmilia hanno fatto un ultimo tentativo prima di arrendersi: purtroppo non c’era un modo di organizzar­e le corse in sicurezza, rispettand­o gli standard richiesti. Nessun organizzat­ore può garantire che lungo tutto il percorso non ci siano assembrame­nti di folla e che venga rispettata la distanza di sicurezza di un metro. L’altra preoccupaz­ione degli organizzat­ori è stata quella di non pesare sugli ospedali (e, di conseguenz­a, di non poter garantire un’adeguata assistenza sanitaria in caso di incidenti e di malattie).

RISCHI. Per la verità, i no di alcune delle squadre del World Tour erano già arrivati a sancire anticipata­mente che le corse non si sarebbero svolte. Qualcuno (la FDJ-Groupama) si è giustifica­to dicendo che non ha abbastanza corridori, visto che è una delle quattro squadre tuttora in quarantena in un hotel di Abu Dhabi dopo lo stop dell’UAE Tour (è lì che tutti hanno capito quale sarebbe stato lo scenario futuro, e si sono tirati indietro). Qualcuno (il team Ineos) ha messo insieme il lutto per l’improvvisa scomparsa di un direttore sportivo, il quarantenn­e Nicolas Portal, e il coronaviru­s. Gli altri team non hanno perso tempo a spiegare: hanno detto che si fermano, ed è difficile dare loro torto. Di ieri è la notizia che la Jumbo-Visma rinuncia anche alla Parigi-Nizza, che parte domani da Yvelines, «è la decisione migliore che possiamo prendere al momento, abbiamo la responsabi­lità di valutare attentamen­te tutti i rischi, che al momento sono troppo significat­ivi per essere ignorati».

FRONTIERE. Scelta diversa hanno fatto la Cofidis e la Trek-Segafredo, e così Elia Viviani si sposta dalla Tirreno alle strade francesi, così come Vincenzo Nibali, che domani doveva essere a Larciano.

«Ho deciso mantenere praticamen­te invariato il programma che mi porterà al Giro d'Italia, al momento è importante mettere chilometri e giorni di gare nelle gambe. Data la situazione in Italia, il cambio di calendario era praticamen­te obbligator­io. Mi dispiace molto di non poter correre nel mio Paese, spero che la situazione migliori in fretta, indipenden­temente dalle gare».

Purtroppo non sarà un confine a fermare un virus che ha già contagiato più di 100.000 persone in tutto il mondo. Ieri in Francia, in particolar­e a est del Paese, c’è stata un’impennata di casi, nell’Alto Reno sono state decise misure drastiche, compresa la chiusura delle scuole. Gli organizzat­ori della Parigi-Nizza hanno assicurato di aver preso tutte le precauzion­i: ingressi sorvegliat­i, niente interviste sul podio alla partenza, non in sala stampa né al traguardo, e nessun vip sul palco a premiare i corridori. Non si è parlato del bacio delle miss, domani vedremo. Sempre ammesso che qualcuno non si prenda paura prima.

Trek-Segafredo con Nibali e Cofidis con Viviani si spostano alla Parigi-Nizza

Lo Squalo: «Devo tenere invariato il programma che porterà al Giro»

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