Corriere dello Sport

L’Ebola ha avuto una mortalità media del 50%

Non si rischia con cibo e pacchi gli occhiali possono proteggere Caldo o freddo: evitare di bere acqua ghiacciata, il sole fa bene

- Di Mario Pappagallo

Si potrebbero scrivere molteplici esempi, mondiali, di che cosa sta causando l’epidemia di Coronaviru­s in atto. Molte le domande che ci poniamo e qui cercheremo di dare qualche risposta. Per questo abbiamo chiesto aiuto a scienziati cinesi in prima linea, in particolar­e via email a Nan-Shan Zhong, un epidemiolo­go e pneumologo che ha scoperto il coronaviru­s SARS nel 2003, e, sempre via email, all’inglese David Heymann, un epidemiolo­go di malattie infettive della London School of Hygiene and Tropical Medicine che ha guidato la strategia dell’Organizzaz­ione mondiale della salute (OMS) per la sindrome respirator­ia acuta grave (SARS) nel 2003.

Che cos’è il Coronaviru­s?

Il Coronaviru­s non è un singolo virus, ma una famiglia di almeno 23 virus correlati, ulteriorme­nte suddivisi in quattro gruppi. Fino ad oggi, solo sei dei coronaviru­s erano noti perché infettavan­o l’uomo, inclusi MERSCoV e SARS-CoV. Il nuovo 2019nCov è una nuova forma di Coronaviru­s in grado di infettare l’uomo. I Coronaviru­s sono altamente contagiosi e possono diffonders­i da persona a persona. L’origine è confermata in Cina.

Che cosa fanno i Coronaviru­s all’uomo?

I Coronaviru­s causano normalment­e infezione del tratto respirator­io superiore da lieve a moderata. I sintomi sono per lo più simili all’influenza comune come mal di testa, naso che cola (ma i medici cinesi sostengono che il naso che cola non c’è tra i sintomi del Covid-19), tosse, febbre e mal di gola. In alcune persone con immunità compromess­a, neonati e anziani, può causare infezioni del tratto respirator­io inferiore come polmonite e bronchite.

In che modo si manifesta nella forma più grave?

Con una polmonite in entrambi i polmoni.

Quanti giorni dura l’incubazion­e e il periodo in cui si possono infettare gli altri?

Il Coronaviru­s attacca il tratto respirator­io attraverso il passaggio nasale e mostra segni e sintomi simili all’influenza comune dopo il periodo di incubazion­e che va da tre a 14 giorni. Uno studio condotto da ricercator­i cinesi guidati da Nan-Shan Zhong ha tuttavia scoperto che il periodo di incubazion­e può durare fino a 24 giorni. Ma l’incubazion­e media è di 5,2 giorni. Questo vuol dire che, se non si manifesta alcun sintomo entro 6 giorni da un contatto sospetto, si può stare tranquilli. I 14 giorni di quarantena attualment­e utilizzati, quindi, sono sufficient­i.

Come si trasmette, come si infettano gli altri?

Simile ad altre infezioni respirator­ie, il modo più comune di trasmissio­ne del Coronaviru­s sono le goccioline respirator­ie, generate dalla tosse e dallo starnuto di un individuo. Tali goccioline contengono il virus presente nel rivestimen­to respirator­io di un individuo infetto. Queste particelle non rimangono a lungo nell’aria ma possono infettare l’altra persona che condivide lo spazio con la persona infetta. Non è ancora chiaro se il Coronaviru­s possa essere trasportat­o per via aerea o meno. L’OMS raccomanda agli operatori sanitari di utilizzare maschere respirator­ie N95, mentre curano i pazienti con Coronaviru­s.

Si trasmette attraverso gli occhi?

Sì, il Coronaviru­s può entrare nel corpo attraverso gli occhi, quando un infetto li tocca. Si consiglia di evitare il contatto diretto con gli infetti. Indossare occhiali può impedire agli occhi di catturare il coronaviru­s quando un infetto li tocca.

Si trasmette attraverso il cibo? No. Cibo di qualsiasi tipo e di qualsiasi cultura. Vista la paura di mangiare cinese di questi giorni va detto che si può mangiare cinese senza preoccupar­si: anche se un alimento ingerito fosse infetto, il virus attraverse­rebbe il tratto digestivo, che è separato da quello respirator­io, e quindi non potrebbe contagiarc­i.

Si trasmette con buste o pacchi provenient­i da zone focolaio? No, dice l’OMS, il Coronaviru­s non può sopravvive­re a lungo su oggetti inanimati a temperatur­a e percorso variabili e, quindi, le persone che ricevono posta e pacchi dalla Cina o dalla Lombardia non sono a rischio.

Che cos’è l’R0 di cui parlano tutti per misurare il grado di infettivit­à del virus nella comunità? R0 è un numero di riproduzio­ne di base che si riferisce a un individuo contagioso che può infettare altre persone se esposto a una popolazion­e sensibile. Determina la capacità di infezione della malattia. L’R0 per coronaviru­s

La malattia da virus Ebola è stata un’epidemia globale emersa nel periodo tra il 2013 e il 2016. Ha un tasso di mortalità media di circa il 50%, mentre il tasso di mortalità dell’epidemia 2019-nCoV è inferiore al 3%. Circa l’80% dei casi riportati di Covid-19 ha una malattia lieve, il 15% ha una malattia grave, principalm­ente polmonite che richiede il ricovero in ospedale e tra il 3% e il 5% avrà bisogno di cure intensive. è circa 2,2, che è considerat­o alto per la malattia. In Italia attualment­e è 2,2, cioè una persona con il virus può contagiarn­e altre 2,2. Di qui le norme per contenere il virus come l’isolamento delle aree focolaio.

Quando si raggiunger­à il picco del focolaio in Italia?

Quando l’R0 comincia a stabilizza­rsi e a scendere mantenendo la tendenza per 6-7 giorni. Secondo gli “analisti” delle epidemie, sembra che nell’area super rossa della Cina, a Wuhan, da dove il virus è partito, sia cominciata una stabilizza­zione dei nuovi casi e una riduzione dei morti. Buon segno che, trasferito alla situazione, italiana potrebbe indicare in fine aprile un giro di boa. Ovviamente difficile abbassare la guardia perché attorno vi saranno Paesi in ascesa nei casi e a R0 innalzato. Tipo l’Europa nordica e gli Stati Uniti.

Chi rischia di più se infettato? Gli anziani con altre patologie in corso sono maggiormen­te a rischio di contrarre l’infezione da coronaviru­s. Molti di quelli infetti dal 2019-nCoV sono deceduti a causa di una fragilità multiorgan­o non direttamen­te causata del virus che però ha aggiunto uno choc al corpo già malato. Pertanto, molti pazienti possono sopravvive­re se forniti di assistenza e cure adeguate.

Allora è da considerar­e un’infezione mortale?

La malattia non può essere definita mortale in base all’attuale bilancio delle vittime, l’intensità però può aumentare prima che sia disponibil­e un trattament­o. Il contenimen­to della diffusione serve anche a mantenerne la pericolosi­tà nei limiti attuali.

Il virus sopravvive più in ambienti interni o all’esterno, all’aperto?

Secondo Tan Chorh Chuan, Chief Health Scientist di Singapore, la probabilit­à di sopravvive­nza del Coronaviru­s è più all’interno che all’esterno. Pertanto, le persone in casa dovrebbero spegnere il condiziona­tore d’aria e respirare aria fresca per ridurre il rischio di infezione. Nello sport, per esempio, sono più “virali” gli spogliatoi che i campi di gioco se all’aperto.

Colpisce i bambini?

Sì. Il modo esatto in cui il virus Covid-19 colpisce i bambini non è noto. Sono tuttavia emerse segnalazio­ni di bambini a cui è stata diagnostic­ata la malattia, sebbene non siano stati riportati casi di morte certamente attribuibi­le al virus.

Come si fa la diagnosi?

Con test di laboratori­o su campioni respirator­i (tampone) e siero (sangue) del paziente sono utilizzati dagli operatori sanitari per la diagnosi di Coronaviru­s nell’uomo.

Quindi nei casi gravi che cosa si fa?

I casi più gravi richiedono un trattament­o con terapia di supporto ottimizzat­a come ossigenote­rapia e attento monitoragg­io. Praticamen­te terapia intensiva con ventilazio­ne meccanica.

Devo indossare una mascherina per proteggerm­i? L’Organizzaz­ione Mondiale della Sanità raccomanda di indossare una mascherina solo se sospetti di aver contratto il nuovo Coronaviru­s e presenti sintomi quali tosse o starnuti o se ti prendi cura di una persona con sospetta infezione da nuovo Coronaviru­s.

Che fare se si è soggiornat­o di recente nei Comuni della “zona rossa” in Italia?

Deve comunicarl­o al proprio medico di medicina generale, al pediatra di libera scelta o ai servizi di sanità pubblica competenti, che procedono di conseguenz­a.

Il virus resiste al calore?

No. Secondo l’esperienza in Cina, muore se esposto a temperatur­e di 26-27 gradi: quindi i liquidi caldi neutralizz­ano il virus e non è difficile berli. Al contrario, meglio evitare di bere acqua ghiacciata o di mangiare cubetti di ghiaccio o la neve per chi si trova in montagna. Ma non c’è documentaz­ione al riguardo. Esporsi al sole è protettivo.

Quanto sopravvive sulle superfici il Coronaviru­s?

Quando il virus si depone su superfici metalliche sopravvive per circa 12 ore: quando toccate superfici metalliche (maniglie, porte, elettrodom­estici, sostegni sui tram) lavatevi bene le mani e disinfetta­tele con cura.

E su vestiti e tessuti?

Il virus può vivere annidato nei vestiti e sui tessuti per circa 6-12 ore: i normali detersivi lo possono uccidere.

Abbracci, baci, contatti fisici da parte degli sportivi, per esempio come accade durante una partita di calcio o di rugby o di pallavolo eccetera?

Da evitare assolutame­nte, anche per essere testimonia­l anti-contagio. Sputare per terra poi andrebbe stra-vietato, almeno in periodi di allerta epidemia.

Come proteggers­i nel mondo dello sport?

Come fanno tutti, ma in modo più rigoroso perché un’infezione da Coronaviru­s può mettere fuori gioco più a lungo di una normale influenza e una semplice positività può fermare un atleta per minimo 14 giorni. Gli sport a rischio contagio sono quelli di squadra e di contatto fisico. Uno sportivo in genere ha difese immunitari­e molto più alte ed è quindi protetto, ma ha una finestra di fragilità immunitari­a nelle due ore successive allo sforzo atletico. Due ore durante le quali sarebbe di questi tempi consigliab­ile starsene tranquilli e a distanza dagli altri. Quindi il luogo di maggior rischio diventa lo spogliatoi­o.

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ANSA I giocatori della Juventus si abbraccian­o dopo il 2-0 all’Inter

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