MAI PIÙ SENZA ERIKSEN
È stato il grande colpo del mercato di gennaio ma il tecnico lo gestisce come una riserva Appena 168 minuti giocati tra campionato e coppa Italia in sei partite: in campo quasi sempre per rimediare a un risultato negativo
Un mese e mezzo d’Italia e, in tutto, 168’ giocati, tra campionato e Coppa Italia, distribuiti su 6 apparizioni, per una media inferiore alla mezz’ora in campo. E’ vero che c’è pure l’Europa League, con le due gare giocate per intero contro il Ludogorets, ma non è sufficiente: ormai Eriksen è da considerare un caso. E’ stato il colpaccio del mercato di gennaio, probabilmente non solo in ambito italiano, ma anche europeo, alla riprova dei fatti, invece, è una riserva da schierare nella ripresa, magari anche solo nell’ultimo quarto d’ora, e quasi sempre per rimediare ad un risultato negativo. E’ accaduto con la Lazio, con la Juventus e in Coppa Italia, contro il Napoli. Qualcuno potrà obiettare che l’innesto del danese non ha cambiato nulla, nel senso che quelle partite l’Inter le stava perdendo prima e le ha perse anche dopo. Ma cosa sarebbe potuto accadere se l’ex-Tottenham quelle partite le avesse cominciate? Anche perché, mutando prospettiva, con Eriksen in campo, l’Inter ha incassato soltanto 2 gol: il raddoppio di Dybala, l’altra sera, e l’iniziale vantaggio del Ludogorets a San Siro, poi ribaltato.
VOLEVA VIDAL... Ma questi numeri Conte non li guarda. La sua base di partenza è che, dal mercato di gennaio, si aspettava un altro tipo di centrocampista. Il suo desiderio aveva anche un nome, vale a dire quel Vidal che è stato un cardine fondamentale nella sua Juve e che ai piedi buoni associa doti da incursore. Non sarebbe stato un problema inserire il cileno nel suo sistema. Ma il Barcellona ha fatto muro e il diretto interessato non si è messo a fare guerre. Nel frattempo, dopo aver cominciato a costruire l’affare già a novembre, Marotta e Ausilio hanno affondato il colpo per Eriksen, sfruttando il contratto in scadenza a fine stagione. Solo che, nonostante i 5 anni in meno rispetto a Vidal e una qualità pura superiore, il danese ha caratteristiche completamente diverse. Gli piace avere il pallone tra i piedi, costruire, o meglio rifinire, all’occorrenza tirare in porta, ma il dinamismo non è certo la sua migliore
Un gol
realizzato da Eriksen con la maglia dell’Inter: in Europa League contro il Ludogorets in una delle due partite in cui è sceso in campo per tutti i 90’ dote. Inoltre, viene da un calcio che, dal punto di vista tattico, è meno impegnativo rispetto al nostro, e quindi richiede un certo periodo di adattamento.
PERCHÉ CAMBIARE? Già, ma è lecito pretendere che sia solo Eriksen a doversi adeguare all’Inter o, magari, sarebbe il caso che pure Conte faccia un passo per provare a cucirgli addosso una squadra, che oggi denuncia una pericolosa mancanza di qualità e fantasia? La realtà racconta di un tecnico assolutamente deciso a non correggere la rotta: ha imboccato un percorso, che prevede un impianto di gioco di un certo tipo, e, dopo 6 mesi di lavoro, non ritiene di cambiare per inserire un tipo di centrocampista, che nemmeno aveva richiesto. Qualche tentativo lo ha fatto, con il Ludogorets e anche nel finale con la Juve, passando alla difesa a 4, per puntare ad un centrocampo dinamico con Eriksen largo a sinistra in fase di non possesso e trequartista centrale al momento di attaccare. Per la verità, nessuna scintilla si è accesa. Ma se il primo a non esserne convinto è proprio Conte, i giocatori finiscono per percepirlo. E anche l’ex-Tottenham, ha ormai compreso di non essere il “preferito” del suo allenatore. E, in queste condizioni, poi diventa ancora più complicato entrare in campo e fare la differenza. Tanto più che Eriksen, non essendo particolarmente estroverso, quando le cose non girano, è più portato a chiudersi in sé stesso. Il rischio, insomma, è quello di aver sprecato il colpaccio d’inverno. Se poi l’unico nuovo innesto titolare è Young (anche Moses è un ricalzo), allora sorge il dubbio che l’Inter non si sia così rafforzata a gennaio… E, intanto, ha perso anche il 20enne gioiellino Chong, che ha preferito rinnovare con il Manchester United, invece di accettare l’offerta nerazzurra.
La sua qualità e fantasia possono aiutare l’Inter a cambiare passo
Conte però dopo sei mesi di lavoro non intende cambiare modulo