SALTA IL GIRO D’ITALIA RISCHIA ANCHE IL TOUR
Impossibile partire a maggio da Budapest, non c’è tempo per riprogrammare Nibali: Ragioneremo in futuro sui calendari, ora conta la salute
Prima gli italiani, quest’emergenza ha finito per accontentare chi lo chiedeva a gran voce. E’ il Giro d’Italia la prima grande corsa a tappe a saltare per pandemia. Tecnicamente, stando alla lettera del comunicato dell’organizzazione, si tratta di un posticipo. «La nuova data sarà annunciata non prima del 3 aprile», data di scadenza del decreto che ha chiuso un intero Paese. Ma nessuno di noi può sapere se il 3 aprile si potrà riaprire, e a quel punto mancherà poco più di un mese alla data inizialmente prevista per la prima tappa della corsa rosa, il 9 maggio. Il Giro è qualcosa di enorme, una città che si sposta, impensabile di attuare un piano-B al volo. E’ difficile ridisegnare una tappa se viene la neve, figuriamoci riscrivere una corsa di tre settimane. La decisione del governo ungherese, che ha chiuso i voli da e per l’Italia e ha dichiarato lo stato di emergenza aveva di fatto reso impossibile pensare che il Giro potesse partire da Budapest. Ma il buon senso era arrivato alla stessa conclusione prima della riunione fra il comitato organizzatore ungherese e i vertici di RCS. «Le parti hanno ribadito la loro determinazione a lavorare insieme per consentire al Giro d'Italia di partire dall'Ungheria in una data successiva». Non è facile trovare tre settimane plausibili in un calendario fitto come quello del ciclismo. Ma ormai non esiste più un calendario, dovrà essere ripensata tutta la stagione, o quel che ne rimane. Come aveva detto Mauro Vegni giovedì, «ci sarà una rivisitazione completa di tutto l'anno, quello delle date in tutti gli sport ora è un puzzle non facile da comporre». In teoria il Giro potrebbe ancora disputarsi prima del Tour (si calcola in venti giorni dal momento in cui il Paese si rimetterà in moto il tempo necessario a spostare tutto in avanti). E’ chiaro che se anche Tour e Giochi Olimpici dovessero essere posticipati, lo scenario si complicherebbe ulteriormente.
LA STORIA. Da quando esiste, dal 1909, il Giro non si era corso soltanto quando l’Europa era in guerra: dal 1915 al 1918, e dal 1941 al 1945. Nel 1919, quando è tornato dopo la guerra di trincea, l’Italia era più grande di prima, con l’annessione di Trento e Trieste. Il 15 giugno del ‘46, meno di due settimane dopo il referendum che aveva scelto la Repubblica, il Giro ha attraversato l’Italia devastata dai bombardamenti riportandole vita e fiducia. E se questa è un’altra guerra, ci sarà anche un dopoguerra. Vincenzo Nibali, che il Giro lo ha vinto due volte, non vedeva l’ora di correre nella sua Sicilia: la corsa rosa è - forse dovremmo dire era - uno dei grandi traguardi della sua stagione, come l’Olimpiade e il Mondiale di Svizzera. Dalla Francia, dove sta correndo quella che per chissà quanto tempo sarà l’ultima corsa, il campione della Trek-Segafredo trova parole di equilibrio. «Stiamo vivendo una situazione di emergenza in tutto il mondo, non solo a livello sportivo. Dobbiamo concentrarci su ciò che conta di più in questo momento, ovvero la salute e la serenità delle persone, con la speranza che si possa tornare presto alla normalità. Tutto andrà bene, crediamoci. Questo è il messaggio che mi preme lanciare. Ogni valutazione su corse, programmi e calendario si farà a tempo debito. Ora è assolutamente prematuro».
LE DOMENICHE. David Lappartient, presidente dell’UCI che anche in questo frangente non ha brillato per rapidità, pochi giorni fa aveva definito «un disastro» l’ipotesi che Giro e Tour potessero saltare. Il Tour al momento resta in piedi, un po’ perché ha un mese di vantaggio sul Giro (si parte il 27 giugno), molto perché in Francia cominciano a rendersi conto soltanto adesso della portata della pandemia. Come ha scritto Indro Montanelli una notte di giugno del 1947, «il Giro d’Italia ha uno strano potere, quello di trasformare in domenica ogni giorno della settimana». Però ci sono momenti in cui non sembra mai festa, e facciamo fatica anche a ricordarci che giorno è.
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