IL RIVER DICE BASTA BUFERA IN ARGENTINA
Dal Boca al Lanus, accuse da tutti ma arriva l’inatteso appoggio di Maradona: «Io sto con loro»
Le porte del River Plate sono chiuse, a tempo indeterminato. Il centro sportivo del club, che può essere paragonato a una piccola città dello sport che si trova nel cuore di Buenos Aires, ha fermato tutta la propria attività a causa del coronavirus.
Stop per la prima squadra, che ieri avrebbe dovuto incontrare l'Atletico Tucuman al Monumental, per la prima giornata della Zona 2 della Copa de la Superliga. E in Argentina è scoppiato il caos, per una decisione unilaterale, non avallata dalla Superliga che attraverso il vice presidente Marcelo Tinelli ha risposto duramente: «In un momento di incertezza mondiale a causa di una situazione totalmente atipica - la nota da parte del vertice temporaneo visto la crisi provocata dalle dimissioni di Horacio Elizondo e Jorge Brito, tra l'altro anche vice presidente dello stesso River - nel nostro calcio non dovrebbe esserci posto per posizioni individualiste o unilaterali. L'atteggiamento dimostrato da un club facente parte della Superliga può essere passibile di sanzioni e tutti gli atti sono stati trasmessi alle autorità competenti».
Cosa aveva detto il River? «Con questa decisione - era stato comunicato, citando anche le raccomandazione della Organizzazione Mondiale della Sanità - si cerca di salvaguardare la salute dei soci, impiegati e le migliaia di persone che frequentano quotidianamente le diverse attività in seguito alla situazione che il Paese sta vivendo a causa della pandemia».
DIEGO D'ACCORDO. Così non si sono presentate in campo nemmeno le giovanili del Millonarios oltre alla prima squadra, mentre all'Atletico Tucuman (club di San Miguel de Tucuman, a oltre mille chilometri da Buenos Aires) come all'arbitro German Delfino, ieri non è stato concesso l'ingresso nello stadio. Il provvedimento preso dalla società di Nuñez, ha avuto un alleato in altri momenti impensabili, Diego Armando Maradona che ha chiesto la sospensione del calcio locale. «Sto con loro - le parole del Diez che ha sfoggiato un new look, subito dopo la fine dell'incontro, disputato a porte chiuse, del suo Gimnasia contro il Banfield, 0-0 - guardate che a me le Gallinas (così sono soprannominati quelli del River ndc) non mi vanno, però sto con loro fino alla morte. Se i giocatori hanno preso questa decisione sono dalla loro parte, a morire».
Al River si era temuto il contagio di un giocatore delle giovanili, Thomas Gutierrez, poi risultato negativo al test, così Leonardo Ponzio, capitano della squadra, assieme al tecnico Marcelo Gallardo e al presidente Rodolfo D'Onofrio, si sono trovati d'accordo nel non giocare.
MA NON IL BOCA. Chi invece è passato all'attacco è stato il rivale di sempre, il Boca Juniors. ovviamente. “Olé” ha raccontato che in casa xeneizes sono convinti che si tratta di una mossa politica, mascherata dal coronavirus, nella lotta di potere per la ristrutturazione della nuova AFA, la federazione argentina. «Non puoi nasconderti dietro a qualcosa di così delicato come una malattia - avrebbe detto un dirigente rimasto anonimo - per ottenere un ritorno personale». La squadra ieri era attesa regolarmente in campo contro il Godoy Cruz. E dire, è stato ricordato, che solo due mesi fa i due presidenti, Jorge Ameal (Boca) e Rodolfo D'Onofrio (River) si erano riuniti a sorpresa per "lavorare uniti per il bene del calcio argentino».
Ma anche Nicolas Russo, numero 1 del Lanus, si è messo contro il River: «Atteggiamenti come questi - ha dichiarato - non portano a nulla». Intanto però è probabile che la seconda giornata della Copa non venga disputata per il coronavirus, dopo che a livello internazionale la Conmebol aveva già sospeso la Coppa Libertadores.
Il Boca al veleno: «È solo una mossa politica per ottenere qualche vantaggio»