ROMA, LA CHAMPIONS PER EVITARE CESSIONI
Il passaggio da Pallotta a Friedkin in stand by, ma i bilanci vanno fatti Senza l’accesso alla maggiore competizione europea, anche alcuni big saranno ceduti
Niente è finito finché non è finito. E’ un principio buono per le sensazioni positive, in una trattativa che è stata considerata da qualcuno chiusa troppo presto, e altrettanto per i momenti negativi, ora che le prospettive all’orizzonte sono contenute in una passeggiata dal salotto alla camera da letto. Ma aspettando Friedkin, Pallotta sa che la legge lo obbliga ad andare avanti e a onorare il ruolo di proprietario di un’azienda. Tutto sembra girargli contro, dalla congiuntura finanziaria più negativa di sempre alla quarantena da virus, eppure in qualche modo Pallotta riuscirà a darle respiro.
CESSIONI. Come? Alla solita maniera. Soffiando sulle perdite di bilancio con il fuoco delle plusvalenze. I numeri della relazione semestrale (-87 milioni) non lasciano alternative, anche se le agevolazioni economiche garantite dal governo faciliteranno anche le società sportive. E la stessa Uefa morderà con meno vigore perché il fair play finanziario venga rispettato, in un mondo del calcio che rischia il collasso dopo la dovuta paralisi. Ad ogni modo, quando la stagione riprenderà, la Roma ripartirà dal quinto posto che non basta a riconquistare l’aria salubre della Champions. Se non riuscirà a superare l’Atalanta in classifica (oggi -3 con una partita in più) e non vincerà l’Europa League, il club andrà incontro a un inevitabile ridimensionamento. Qualche partenza ci sarebbe in ogni caso, per compensare il rosso dell’esercizio 2019/20. L’idea di Guido Fienga era cavarsela con la vendita di Patrick Schick, ora in prestito al Lipsia, per 29 milioni, più l’addio a qualche giocatore non stategico: Ünder, Spinazzola, magari Florenzi che tornerà dal breve periodo al Valencia. Ma senza la Champions andrebbe rivista proprio la politica aziendale, con un taglio degli ingaggi che imporrà altri sacrifici.
IL BOMBER. Il più importante potrebbe riguardare Edin Dzeko, che già in due occasioni è stato molto vicino a lasciare la Roma: nel gennaio 2018, sotto la gestione Monchi, era stato praticamente ceduto al Chelsea; l’estate scorsa aveva raggiunto invece l’accordo con l’Inter, ma la linea dura di Petrachi lo ha fatto desistere in cambio di un rinnovo contrattuale da capogiro (7,5 milioni all’anno più bonus fino al 2022). Dzeko, che questa settimana compirà 34 anni e ieri ha sensibilizzato i tifosi sull’opportunità di effettuare donazioni all’ospedale Spallanzani di Roma, potrebbe essere il pezzo grosso a cui la Roma proverà a rinunciare in caso di ristrutturazione finanziaria. Sarebbe anche lui una plusvalenza interessante, dal momento che il suo acquisto dal Manchester City risalente al 2015 è stato ammortizzato: fosse venduto a 10-15 milioni, la cifra sarebbe comunque ossigeno netto per il bilancio.
DIFESA. Da questo discorso invece, già sposato in toto da Friedkin, la Roma vuole tenere fuori i calciatori del futuro: oltre a Zaniolo, che viene da un infortunio e non verrà messo sul mercato per nessun motivo, resterà anche Lorenzo Pellegrini, sempre che la clausola da 30 milioni non lo spinga a valutare un addio. Ma è improbabile: presto anzi Fienga gli sottoporrà il rinnovo del contratto. Non sono sicuri di restare invece Kluivert, che in questa stagione ha dimostrato buoni miglioramenti tanto da meritare la nazionale olandese, e Cristante, che ha raggiunto la piena maturazione calcistica e a 25 anni può costituire un investimento interessante per tante società.
LIQUIDAZIONE. Il resto dipende anche dai calciatori: Juan Jesus ha scelto di restare a Roma nonostante un paio di offerte interessanti arrivate a gennaio; Perotti potrebbe anticipare a giugno il ritorno
- La riscoperta di Bruno Peres non cambia le idee della Roma: Davide Zappacosta potrebbe essere il terzino destro titolare della prossima stagione. Petrachi ha già avviato indirettamente la trattativa con il Chelsea, affidandosi al manager Alessandro Lucci, per il rinnovo del prestito. Dopo una stagione disgraziata, in cui Zappacosta ha potuto giocare appena 12 minuti, è interesse anche della signora Marina Granovskaia rilanciare il giocatore, che in questi giorni sta completando il percorso di guarigione e si sta impegnando per sostenere finanziariamente l’ospedale di Sora, la cittadina del frusinate dove è nato.
BENTORNATO. Non dovrebbero esserci grandi difficoltà, anche perché il Chelsea ha apprezzato la linearità dei comportamenal Boca che comunque avverrà nel 2021; la situazione di Pastore è invece complessa, perché il legame fino al 2023 è un fardello (4,5 milioni a stagione) a cui si aggiungono le precarie condizioni fisiche dell’atleta, ormai svuotato psicologicamente dal dolore cronico a un’anca. La Roma può solo sperare di recuperarlo, a meno di non discutere una risoluzione consensuale contrattuale piuttosto onerosa. rivisto completamente il prezzo dell’affare: i 780 milioni, poi ridotti a poco più di 700, di cui si parlava fino alla fine di febbraio sono una cifra ormai fuori mercato, anche se comprensiva di debiti e quota di aumento di capitale. Sull’ultimo punto, tra l’altro, è ormai cronologicamente improbabile che Friedkin possa partecipare. La scadenza della copertura dell’aumento di capitale di As Roma, fino a un massimo di 150 milioni, è fissata per il 31 dicembre. Ma per entrare nell’operazione occorre aderire con largo anticipo. Prende dunque corpo l’ipotesi che Friedkin si prenda la Roma un passo alla volta: prima azionista di minoranza, poi padrone. Era l’idea iniziale, in fondo.
Il ridimensionamento potrà essere limitato ma occorrerà vincere l’Europa League