MAGNIFICA DOROTHEA ORMAI È UNA LEGGENDA
Per il bis alla Wierer è bastato l’undicesimo posto a Kontiolahti
D’ oro e di cristallo per il secondo inverno consecutivo. In un momento in cui l’Italia è rintanata in casa e sogna un futuro azzurro, la mente degli appassionati di sport è volata per una mezz’ora a Kontiolahti, dove Dorothea Wierer si giocava la Coppa del Mondo di biathlon. La passata stagione era diventata la prima biatleta della nostra storia a ghermire la Sfera di cristallo più prestigiosa, dopo aver centrato il titolo iridato nella mass start a Oestersund. Quest’inverno, invece, l’attenzione era tutta per i Mondiali di Anterselva, la valle in cui è nata, che il mese scorso l’hanno fatta diventare un monumento dello sport italiano grazie al poker di medaglie da capogiro calato sulle nevi di casa. Nonostante la valanga di emozioni però, Doro non si è accontentata e sapeva di poter ripetere l’accoppiata titolo iridato-Coppa del Mondo e non ha mollato il colpo nemmeno quando tutto sembrava perduto.
Nel biathlon, l’aspetto mentale è fondamentale e in questi giorni, l’unico pensiero della regina azzurra era quello di tornare a casa e di essere più vicina, almeno col cuore non potendolo fare fisicamente, a tutti i suoi cari. Non aveva nessuna voglia di infilare gli sci e di imbracciare la carabina, ma l’ha fatto lo stesso perché sapeva che così avrebbe potuto accendere un barlume di speranza nel buio attuale. Sulla sua arma ha scritto «Andrà tutto bene, vinceremo insieme», un messaggio che non ha smesso di echeggiare nemmeno quando la sua rivale diretta, Tiril Eckhoff, sembrava involata verso il successo. Dopo il terzo dei quattro poligoni previsti nell’inseguimento, infatti, la norvegese usciva in testa forte dei cinque bersagli su cinque colpiti, mentre Doro scivolava indietro a causa degli errori commessi e affaticata dallo sforzo di dover rimontare dalla 19ª posizione dopo l’opaca sprint di venerdì.
Nella sua valle, intanto, incollati alla tv come tutti gli italiani disseminati nelle rispettive abitazioni ci sono i due fratelli Robert e Richard, le due sorelle Caroline e Magdalena, i genitori e la nonna Burgl, la tifosa più scatenata del nucleo famigliare a dispetto degli 86 anni. «Ho seguito la gara con mamma e papà, ma sinceramente ero l’unica che ci credeva in questa Coppa, perché loro due erano convinti che l’avesse già persa con la sprint - commenta la 18enne Magdalena, anch’essa biatleta - Nemmeno Doro penso che ci credesse più. Poi, al 3° poligono, anch’io mio sono convinta che fosse svanito il sogno e, invece, al 4° è cambiato tutto».
Già, perché le gambe della Eckhoff tremano al momento di mirare gli ultimi cinque bersagli. Molto nervoso è anche Stefano Corradini, marito di Dorothea, che ha macinato chilometri nella loro abitazione in Val di Fiemme: «Mi spostavo col computer a ogni poligono per scaramanzia e l’ultimo l’ho seguito dal corridoio». E ha portato bene, perché mentre la norvegese commette 3 errori, Doro ne fa solo uno e la scavalca. Le due battagliano fino all’ultimo rettilineo e in quel momento, l’azzurra capisce di aver la situazione sotto controllo perché le basta arrivare subito dopo la rivale. «Ho pianto come una matta quando ha tagliato il traguardo e le abbiamo telefonato subito dopo la gara - aggiunge Magdalena - Peccato che ora, a causa di questo virus, non ci possiamo vedere, ho tanta voglia di abbracciarla». Anche Stefano ha potuto scaricare la tensione: «Era molto nervosa per la situazione in Italia e, pur sapendo che noi familiari stiamo tutti bene, era preoccupatissima perché è molto emotiva, al punto da non voler gareggiare in Finlandia. Però, al tempo stesso non poteva mollare tutto e ha vinto sul campo per l’Italia». Grazie Doro, abbiamo vinto insieme.
Dopo le quattro medaglie mondiali di Anterselva non ha mai mollato
Ripetuta un anno dopo la doppietta titolo iridato e Coppa del Mondo